La terribile vicenda di San Donato Milanese spinge ad alcune amare considerazioni, ma a una consolante certezza. Dobbiamo saltare questa generazione e passare alla prossima: alla generazione di Samir, di Rami e di Riccardo, del marocchino, dell’egiziano e dell’italiano che insieme hanno dato una lezione a tutti noi: siamo tutti ragazzini che abbiamo diritto a un mondo migliore di quello che ci state dando voi, adulti, e la generazione attuale.
Ci hanno detto di non speculare sulle vicende di questo mondo terribile, in cui la violenza, la follia omicida, il terrorismo e il fanatismo politico e religioso possono distruggere la civile convivenza di persone di origine, di etnia, di lingua, di religione, di razze diverse. Ci hanno detto di non semplificare, che i buoni e i cattivi si distribuiscono dappertutto, che l’odio crea altro odio. Ci hanno detto che insieme possiamo combattere il male. Ci hanno detto che, insieme, con coraggio, con sagacia, hanno affrontato il pericolo, e che, con il pronto intervento delle forze dell’ordine, dei carabinieri, e in collaborazione con loro , hanno evitato una strage folle e inaudita. Sta a noi tutti non rovinare il loro presente, già messo a dura prova, e il loro futuro.
Oltre a un linguaggio più misurato e più serio, occorre anche ricreare quel tessuto di relazioni e rapporti, fatto da quel corpo intermedio di cui parlava il Presidente della Repubblica. In questo senso, ho proposto che dovunque si creino dei “comitati civici per l’integrazione, contro il fanatismo”. Integrare non significa ospitare al meglio, significa rendere partecipi della nostra comunità a tutti gli effetti, renderli orgogliosi di stare tutti insieme in questo Paese. Fanatismo significa intolleranza, odio, menzogna, mistificazione, non riconoscere l’altro come una persona con i tuoi stessi diritti e doveri, non rispettare le idee diverse dalle tue,
Non si tratta di mettere la sordina alla lotta politica e al confronto delle idee, ma si deve stare attenti che non tracimi nella violenza verbale, che porta fanatismo e odio, e che non vada oltre i confini della nostra carta costituzionale. Né si tratta di fare nuove leggi, “Corruptissima re publica plurimae leges” scriveva Tacito. Vuol dire avere delle regole, prima che delle leggi, a cui tutti ci rifacciamo: in primo luogo, anche in politica, il rispetto degli altri, avversari politici ma non nemici. Vuol dire accettare che viviamo in un mondo in cui le persone si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita e della felicità.
““Voglio essere felice, signor Khaled” mi dice chi aspetta di imbarcarsi, quelli in fila per un posto sul gommone. Vengono da me, come gli insetti vanno verso la luce. Chi vuole essere felice è disposto a qualsiasi cosa, anche a morire” (1
Mi ha colpito il dato demografico di Maccastorna, un comune di quasi 6 chilometri quadrati con pochissimi abitanti (68) in provincia di Lodi. L’ho sempre seguito per due motivi: quando si raccoglievano i risultati elettorali, nella federazione del PCI, era uno dei primi dati comunali ad arrivare; ha un bellissimo castello con annessi settanta fantasmi. Oggi Maccastorna ha il primato del comune con più stranieri residenti: il 26,5% ovvero 10 rumeni, 4 cinesi e 4 nepalesi: 9 uomini e 9 donne; 3 sotto i 13 anni, 5 ventenni, 3 trentenni, 6 quarantenni, 1 oltre i sessant’anni. Ho l’impressione che l’agricoltura e l’allevamento dei bovini in quel territorio stiano in piedi per questi immigrati e che nel futuro prossimo questi saranno tutti italiani, invece che di origine pugliese, di origine nepalese. Quante Maccastorna ci sono in Italia?
Il flusso migratorio verso l’Italia, dall’Africa, come dall’Asia, come dal Sudamerica, continuerà. Noi non possiamo accogliere tutti, ma noi, anche nell’interesse dell’Italia, dobbiamo fare una politica di flussi regolari e legali di migranti. Il governo italiano non è responsabile di chi annega nel Mediterraneo, ma il governo italiano e l’Europa non possono lasciare i migranti africani in mano alle tribù libiche, alla guardia costiera libica corrotta e ai trafficanti, e lavarsene le mani. Il governo italiano deve affrontare con l’Europa, finalmente, una politica per il Mediterraneo e per l’Africa, senza la quale i problemi di coloro che tentano di arrivare o sbarcare in Europa continueranno ad esserci.
Non ci sono i migranti perché ci sono i trafficanti, ma ci sono i trafficanti di esseri umani perché ci sono coloro che a tutti i costi, anche a costo della vita, vogliono raggiungere l’Europa, e il suo principale avamposto nel Mediterraneo, l’Italia.
E ricordiamoci sempre che il Mediterraneo per millenni è stata la nostra fortuna e che attorno ai suoi 46.000 km di coste vivono 450 milioni di persone.
Luigi Corbani
- Francesca Mannocchi Io Khaled, vendo uomini e sono innocente, Einaudi, pag. 194
Vedi anche
https://www.ilmigliorista.eu/europa/comitati-civici-per-lintegrazione-contro-il-fanatismo/
https://www.ilmigliorista.eu/europa/per-una-politica-europea-dellimmigrazione/