Crediamo fermamente che dalla Lombardia debba partire un movimento riformista, autonomista ed europeista. Noi abbiamo bisogno di più Europa, di maggiore integrazione, di più riforme e di valorizzare le autonomie regionali e locali.
Intanto, bisogna riportare al centro una serie di valori, basati sul merito, l’impegno, la fatica del lavoro e dello studio, la professionalità, la selezione insieme con le pari opportunità, sui necessari doveri e sui giusti diritti. Riteniamo che non sia obsoleto, nelle condizioni attuali della globalizzazione e delle crisi cicliche del capitalismo, ritornare al principio dello “Stato quanto è necessario, e del mercato quanto possibile”. E occorre rinnovare l’attenzione al lavoro, al giusto ed equilibrato compenso salariale e alla produttività nelle aziende manifatturiere, nei campi, nei servizi, negli uffici pubblici e privati. Occorre realizzare davvero giustizia ed equità, fuori e dentro i luoghi di lavoro.
In questa visione, assume un particolare e decisivo aspetto quello della autonomia politica e amministrativa della Regione. In sostanza, si tratta di portare in capo alla Regione il 90 % delle imposte e tasse pagate dai contribuenti lombardi e affidare ad essa tutte le funzioni legislative e ammnistrative, prendendo atto che la bandiera, la moneta, la spada, la bilancia diventano sempre più competenze sovranazionali ed europee.
Una scelta decisamente autonomista della Lombardia può essere uno strumento per distruggere il sistema di governo romano e stimolare lo sviluppo delle regioni meridionali, fuori dalla logica e dalla pigrizia dell’assistenzialismo.
La Lombardia deve essere in prima fila per una Europa federata, che può realizzarsi solo su base regionale e autonomista e spogliando gli Stati nazionali delle loro funzioni in politica estera (la bandiera), nella difesa (la spada), nella giustizia (la bilancia), in tema di credito (questo è avvenuto con l’euro e la BCE) e di fiscalità (la moneta). In questo senso, è necessario ripensare al ruolo del Parlamento europeo: la Lombardia deve rivendicare una politica di unificazione del sistema fiscale sia per le persone fisiche sia per le imprese, e quindi muoversi con una propria legislazione regionale in questa direzione. Per il mercato comune delle merci e delle persone, è necessario un sistema fiscale unico. Per i lavoratori europei si deve andare ad un sistema pensionistico unico che faccia capo alle Regioni, distinto nettamente dalle funzioni assistenziali, e ad un salario minimo europeo.
La Lombardia è più interessata di tutti (per la sua collocazione geografica e socioeconomica) ad una Europa unita federata, superando le nefandezze dei Paesi dell’Est (in termini di diritti umani e di salari dei lavoratori) e quelle dei Paesi paradisi fiscali (come il Lussemburgo, l’Austria, l’Olanda, l’Irlanda). La Lombardia è interessata ad una politica estera dell’Europa che svolga la sua funzione di pace e di cooperazione nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e adotti le politiche di sostegno allo sviluppo dell’Africa. Nello scenario multilaterale del mondo contemporaneo, l’Europa unita ha una funzione rilevante, che non possono avere i singoli Paesi nazionali del vecchio continente. Così come una politica di sicurezza interna ed esterna contro i pericoli del terrorismo, richiede una forza europea di difesa.
Ecco dunque che per una fase di transizione, la Lombardia deve promuovere una riforma costituzionale che elimini il Senato, riduca i deputati a 400, eletti a base esclusivamente regionale, e una Corte Costituzionale in cui un terzo dei componenti sia designato dalla Regioni.
Al Parlamento europeo spetta oggi un compito fondamentale, certo difficile ma importante per il futuro dell’Europa: in un momento cruciale dell’esistenza dell’Europa, si ha il dovere di andare avanti sulla strada dell’unità, superando gli egoismi nazionali, le barriere nazionalistiche, lo sciovinismo e le visioni puramente utilitaristiche dell’unione europea, In questo senso, occorre un rapporto con altre regioni d’Europa e con i Parlamentari europei eletti in Lombardia per promuovere davvero una fase costituente avanzata, gli Stati generali d’Europa.