“Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono.”: varie vicende politiche e istituzionali, non ultima la lettera della Buscemi al Prefetto, mi hanno fatto venire in mente questa affermazione di Giacomo Leopardi, Il ridicolo è davvero imbarazzante oltre ogni limite, ed è probabile che la prossima seduta del Consiglio Comunale sarà a dir poco effervescente. Il fatto grave, triste e deprimente è che la Buscemi e il suo staff sono convinti di aver fatto una cosa giusta.
Grave perché una assemblea elettiva non si rivolge a un funzionario del Ministero degli Interni, chiedendo un intervento perché le opposizioni sono vivaci. E il Prefetto che intervento può fare? Sciogliere il Consiglio Comunale perché le opposizioni fanno il loro compito? Roba mai vista dal 1946, e la Buscemi dimostra di non conoscere la storia del Consiglio Comunale di Milano, e forse non sa neanche perché in quell’aula la destra è a sinistra e la sinistra a destra, e che in quell’aula volavano calamai, e posaceneri, ma nessuno chiedeva l’intervento del Prefetto o della polizia. Anzi tutti consideravano la eventuale presenza della polizia un attentato alle prerogative di sovranità del Consiglio Comunale.
Triste, perché dimostra che la presidente non è in grado di gestire una assemblea elettiva, abdicando al ruolo di garante di maggioranza e di opposizione, e non è capace di rappresentare la sovranità di una assemblea elettiva e nel contempo perché pensa di farsi un nome, e propaganda con una uscita fuori luogo.
Deprimente perché il Corriere di Palazzo Marino dedica spazio a una cosa priva di senso politico e istituzionale. Ma del resto ormai siamo abituati ad avere dei quotidiani, che non sono di informazione, ma megafoni del marchese Sala del Grillo, del suo valletto Giancarlo Tancredi ( anche se viene il dubbio, che i ruoli siano invertiti, data la situazione di “degenerazione urbana” ) o di Scaroni o di Manfredi Catella. Nel film “The Post” si ricorda la sentenza della Corte Suprema americana per cui la stampa libera è fatta per i governati, non per i governanti. Qui siamo ai cani di compagnia del potere, non ai guardiani della democrazia contro gli abusi del potere.
Lunedì scorso ho assistito on line alla seduta del Consiglio Comunale: è vero, voglio farmi male da solo, ma sono abituato dalla mia formazione politica a parlare di vicende e fatti, dopo averli verificati di persona.
Il Consiglio viene sospeso perché non c’è nessuno della Giunta presente in Aula. E già questo la dice lunga su quanto gli assessori considerano il Consiglio Comunale. Il presidente del Consiglio, conoscendo i suoi polli, avrebbe dovuto mandare una mail a Sindaco e ad assessori ordinandogli di essere presenti: anche uno che mena il gesso poteva immaginare che ci sarebbe stata la vicenda San Siro all’attenzione del Consiglio: ma di questo al Sindaco e agli assessori importava un bel nulla. Tanto il Consiglio per il marchese non conta nulla. Dopo che finalmente una assessora si è degnata di presentarsi in aula, un presidente del Consiglio Comunale che tutela il ruolo della assemblea avrebbe dovuto fare una lavata di capo all’assessora, secondo il noto principio, per cui si parla a nuora, perché suocera intenda, per il presente e per il futuro.
La Buscemi è presidente del Consiglio Comunale, ovvero rappresenta (formalmente) o dovrebbe rappresentare istituzionalmente tutti i consiglieri comunali, di maggioranza e di minoranza, dovrebbe difendere, proteggere, valorizzare il ruolo del Consiglio Comunale. E magari richiamare all’ordine coloro che non frequentano il Consiglio. La cosa di cui la Buscemi dovrebbe pubblicamente lamentarsi ( con il Prefetto, visto che lo ama, con i giornali, con l’opinione pubblica) sono le assenze del “primo cittadino” (si fa per dire) : il marchese Sala del Grillo ha partecipato a 3 sedute ogni 10 (dati da ottobre 2021 a luglio 2024) e ha votato 6 volte ogni 100 votazioni del Consiglio Comunale. È evidente che al marchese del Consiglio Comunale non importi nulla, anzi lo considera un peso, una perdita di tempo, e infatti tratta i consiglieri di maggioranza e di minoranza a pesci in faccia.
La Buscemi non ha ripreso il marchese Sala del Grillo, quando ha spiegato (ottobre 2023) al Consiglio Comunale che “io so’ io, e voi non siete un cazzo!”. Non ha tutelato la dignità del Consiglio di fronte ad uno che prendeva a male parole i consiglieri comunali. E lo ripeto per l’ennesima volta, che mai nessun Sindaco, a mia memoria, a Milano, a Sesto, a Cinisello, a Rho, a San Donato o a Maccastorna, in nessun Comune, si è mai permesso di dire ai consiglieri comunali (ripeto, di maggioranza e di minoranza) che lui “sa come va il mondo ed è una realtà che voi consiglieri comunali non arrivate a capire” ( presuntuoso e offensivo, NdR) e che “da quando ha fatto politica, si è sentito profondamente ed esclusivamente politico” (esilarante! Lui si sente “profondamente ed esclusivamente politico”, sic! NdR) , lui “sa che la politica non può dettare sempre le regole” ( una scemenza totale, se non fa le regole, cosa fa la politica? NdR) e “se una azienda non vuole un prodotto, non se lo piglia”(quindi il Comune deve offrire il prodotto che vogliono le aziende private, perché il Comune non agisce per i cittadini, per il bene comune, ma per le aziende o per i singoli privati. NdR). Un Sindaco nel passato non avrebbe mai osato dire quelle cose e comunque sapeva bene che se lo avesse fatto, non sarebbe uscito da Palazzo Marino per giorni e giorni, se non dopo aver chiesto scusa ai consiglieri e agli elettori.
Nella seduta di lunedì, è apparso chiaro, alla luce del sole, che la Buscemi è il cagnolino del Sindaco, o se va bene, della maggioranza che obbedisce al Sindaco pro tempore (ancora tre anni e poi cosa rimarrà della sindacatura del marchese?). E questo è un serio problema, perché il presidente non deve essere di parte, anzi deve tutelare la minoranza contro i soprusi della maggioranza. La nostra democrazia rappresentativa è basata infatti sul principio di una “democrazia pluralista”, in cui alla maggioranza spetta il potere di indirizzo e di governo , ma alla minoranza spetta il compito di controllo e di contrappeso agli eccessi della “democrazia di maggioranza”: per questo si parla nella nostra Repubblica di “democrazia costituzionale”.
L’opposizione rivendicava come centrodestra la presenza del Sindaco. E di fronte a questo la maggioranza ha fatto muro e il Presidente del Consiglio ha snobbato la richiesta che era presentata come “di parte”. Il fatto è che era impossibile la presenza del marchese, impegnato com’era da una altra parte: cosa volete che conti per lui il Consiglio Comunale, per lui il Consiglio è fatto di anime morte, che forse non sanno neanche di esserlo.
La presenza del Sindaco lunedì in consiglio comunale, a relazionare sulla intera vicenda Meazza, era un atto dovuto, per rispetto delle istituzioni. E i consiglieri di opposizione avrebbero fatto meglio a rimarcare che la presenza del marchese non era un favore al centrodestra, era un atto di rispetto istituzionale al Consiglio Comunale, a tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza, ai cittadini milanesi, elettori o non elettori.
La maggioranza avrebbe fatto bene a chiedere una riunione dei capigruppo, per fissare, insieme con la Presidente e con la minoranza, una data del Consiglio Comunale, in cui il Sindaco protempore deve fare una relazione sullo stato di questa farsaccia di San Siro. Non facendo così, si sono incistati e ingigantiti i problemi, e quando il marchese sarà obbligato a portare in Consiglio comunale le delibere sul Meazza ( prima o poi, per forza di cose e di regole amministrative), lo scontro sarà più duro. Con una inziativa politica che era anche una opportuna difesa del ruolo del Consiglio comunale, si sarebbe potuta concludere la seduta con l’approvazione delle delibere “urgenti” di cui parlava la capogruppo del PD. Ma siccome prevale la prova muscolare dei numeri, invece che la politica e il senso delle istituzioni, la seduta è andata “in vacca”, come si dice con espressione piuttosto forte, ma esplicativa.
Certo la legge elettorale è un disastro, di fatto abolisce persino il controllo delle assemblee elettive e concentra il potere nella mani di una sola persona, consente un regime cesarista. Tuttavia anche con questa legge ingiusta e sbagliata esistono i margini perché una assemblea di rappresentanti degli elettori, tutti, di maggioranza e di minoranza, si faccia rispettare: ci vuole un po’ di responsabilità, di orgoglio, di senso civico e di senso delle istituzioni.
Se si vuole il consenso degli elettori, bisogna anche conquistarsi il loro rispetto. Ma se i consiglieri comunali non hanno la volontà e la forza di ottenere rispetto dall’uomo solo al comando, come possono pretenderlo dagli elettori? Ed è bene ricordarsi che le chiese senza fedeli non possono funzionare, come la democrazia non funziona se non ci sono gli elettori. Già nel 2021 siamo arrivati al punto più basso della partecipazione politica dei cittadini: solo un milanese su quattro ha votato. E qualcuno puo’ continuare a pensare di sfangarla anche se diminuiscono gli elettori? L’assenteismo è una brutta malattia, che bisogna curare anche con il prestigio delle istituzioni. Perché il ridicolo distrugge le istituzioni: fa più danni una sciocca lettera di una persona, che pensa di essere importante per il ruolo che ricopre, e non per le cose che fa, che ha fatto o per le capacità che dimostra.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(mercoledì 18 settembre 2024)
Giustissimo!