Il Paese non sta attraversando un buon periodo. La crisi economica e finanziaria mette ogni giorno in forse conquiste faticose di un moderno stato sociale. L’Europa viene attaccata, molto spesso a torto, come se fosse una entità astratta e lontana, inutile e dannosa. Passa in secondo piano che quel sogno di Europa, pur con limiti e difficoltà, contraddizioni e contrasti nazionalistici, ha garantito al continente 75 anni di pace a fronte dei precedenti 25 in cui vi sono stati i massacri di due guerre mondiali. Dal 1945 al 1994 l’Italia ha avuto uno sviluppo economico e sociale fra i più rapidi e imponenti del mondo. E non è certo colpa dell’Europa se il Nord è l’area geografica della penisola che supera la media dell’Unione europea di PIL pro-capite. Non è colpa dell’Europa se il Mezzogiorno ha poco più della metà del PIL pro-capite del Nord. Non sono colpe dell’Europa, anzi forse è proprio la distanza politica e sociale dall’Europa la fonte dei problemi del Mezzogiorno.
E i problemi di libertà e sicurezza non si risolvono negando un fatto che ha sempre accompagnato la storia del mondo: il nostro Paese per primo è stato protagonista di gigantesche migrazioni interne ed esterne. E se l’Europa non è in grado di affrontare e includere tali movimenti umani è un continente destinato inesorabilmente alla decadenza e ad essere preda di altre potenze economiche.
Si tratta di elaborare valori, idee, programmi, progetti che nascano dalla esperienza delle aree più sviluppate del Paese. Di parlare di politica, di cultura, di economia, di costume, di smascherare fandonie, grossolanità e luoghi comuni, che portano anche alla degenerazione i rapporti civili.
Si tratta dunque di costruire, nel confronto e nel dialogo, posizioni condivise che siano ancorati alle esigenze di più Europa, di più regionalismo e autonomismo locale, di più riforme sociali, di più cultura e di innovazione istituzionale di cui hanno bisogno le regioni più sviluppate del Paese.
Senza più alcuna subalternità a Roma, l’orizzonte è l’Europa.
Oggi, solo nella dimensione europea, si possono affrontare i problemi sociali, economici e di legalità del Mezzogiorno, fuori da ogni logica assistenzialistica e buonista. Oggi più che mai, la nostra dimensione, istituzionale, sociale, economica e politica deve essere l’Europa: i nostri problemi non avranno soluzione se non mettendoci al passo con le regioni più avanzate d’Europa.
Anzi, la Lombardia deve essere la regione protagonista di un nuovo rinascimento dell’Europa, della sua stessa idea.