La buffonata della discussione su un progetto fantasma
Dopo cinque anni, siamo oltre la farsa, siamo alla buffonata. Il Marchese Sala del Grillo ha chiesto l’opinione di due fondi privati americani su un progetto di una azienda privata, a proposito del destino di un bene pubblico. A domanda del capogruppo di Forza Italia, il direttore generale del Comune ha risposto che il Comune non ha nessun progetto in mano. Quindi hanno discusso una cosa non ufficiale, sconosciuta agli uffici comunali, ai consiglieri comunali, ma ne hanno fatto oggetto di considerazioni politiche pubbliche.
Appare evidente dunque che, su spinta del marchese Sala, Webuild – appena riempita di soldi da parte del Comune, per una opera non ancora finita – si è “offerta” di fare un progetto di ristrutturazione di un bene pubblico discutendone con i due fondi speculativi americani: i milanesi, i cittadini di San Siro, gli organizzatori dei concerti, il Consiglio Comunale, i Municipi, gli uffici comunali, la stessa Giunta non contano nulla per il marchese. E pur di fare l’operazione e di affidare a Webuild i lavori, il marchese si è lanciato nell’offerta: “io non voglio guadagnarci e quindi vi vendo lo stadio o ve lo do in concessione per 99 anni al prezzo che stabilirà l’Agenzia delle Entrate”. Naturalmente il marchese si sente il proprietario dello Stadio e non gli passa per la testa che nelle aste pubbliche (non farlocche) si cede il bene solo al maggior offerente. E poi, perché mai il Comune non dovrebbe guadagnarci? Per fare un favore al fondo OakTree e al fondo RedBird? Ma adesso veniamo a sapere che ai due fondi privati non va bene il progetto che conoscono solo loro, il Sindaco, e “Repubblica”. Noi cittadini e i consiglieri comunali non dobbiamo sapere nulla, dobbiamo solo dire sì a quello che vuole il Sindaco, il quale vuole quello che vogliono i due fondi americani.
Ma quando mai il Consiglio si è espresso politicamente? Ha mai visto il progetto Webuild su cui ha discusso il marchese con i due fondi americani?
Adesso il marchese Sala del Grillo per rassicurare il suo amico Scaroni – che, come quello delle tre carte, rilancia su San Donato – dice di non preoccuparsi perché lui tiene in pugno il Consiglio Comunale che, secondo lui, si è già espresso “politicamente”. In cinque anni il Consiglio Comunale non ha mai votato una delibera, neanche una per sbaglio, ed è stato tenuto all’oscuro del progetto Webuild.
Ha votato un ordine del giorno il 28 ottobre 2019 che poneva tante condizioni al “Progetto Stadio”, compreso il non abbattimento del Meazza. Posizione assunta anche dal Municipio 7 in data 3 ottobre 2019, nettamente contrario alla demolizione dello Stadio di San Siro.
Poi, il 22 dicembre 2022, il Consiglio Comunale ha votato un ordine del giorno, largamente superato dal vincolo di legge, che la Soprintendenza non ha fatto altro che ricordare agli smemorati e ai disattenti. Su quel ordine del giorno, però si è spaccata la maggioranza che si è salvata solo per il voto di Forza Italia e del gruppo Bernardo, e per l’assenza di alcuni consiglieri: quel documento, per limitare le conseguenze della demolizione e della quantità di costruzioni previste nel “progetto Stadio” dei due fondi americani, chiedeva che lo stadio “nuovo” fosse di 70.000 spettatori e non di 60.000, per salvaguardare un pó di posti a prezzi popolari; fosse più distante dalle case di via Tesio; che il 50% dell’area fosse a verde; che si destinassero 40 milioni alle case di San Siro; e ci fosse la “neutralità carbonica” (sic!). Documento considerato carta straccia dallo stesso marchese Sala del Grillo che ha inventato il “progetto Webuild”, dopo il parere della Sovrintendenza o lo schiaffo ricevuto dal TAR.
La variante del PGT è obbligatoria, se va avanti la follia
E a parte la follia di due stadi uno in fianco all’altro, in ogni caso, ci vuole una variante al PGT. E il progetto che i due fondi hanno presentato per il “dibattito pubblico” – costato al contribuente, non ai fondi privati, 350.000 euro – era fasullo poiché prevedeva più dello 0,35 mq/mq.: si doveva fare una variante al PGT, poiché il calcolo del costruibile veniva fatto sull’intera area pubblica (290.000 mq) e non come prevedono le norme del PGT, solo sulle aree senza sedime dello Stadio esistente (66.000 mq), quindi il risultato non poteva dare edificazioni superiori a 78.400 mq, nettamente inferiori alla dimensione del centro commerciale che si voleva mettere al posto del Meazza demolito.
E oggi dopo che ha fatto l’incontro tra Webuild e i fondi americani, il marchese Sala del Grillo se ne esce con altre balle. Un affare privato tra il marchese, che non pensa di fare il Sindaco ma si crede Napoleone, e due fondi che chiedono a Napoleone di rispettare le promesse. Hanno discusso nella sede del Comune di un bene del Comune su un progetto inesistente (Direttore generale dixit), uscendosene con altre richieste da gente fuori di testa.
La soluzione
Il “Comitato SiMeazza” ha ribadito da tempo: l’unica vera e giusta soluzione è un concorso internazionale, con giuria internazionale, per l’ammodernamento e la gestione dello Stadio Meazza, con la trasformazione dei parcheggi in area verde, estendendo il Parco dei Capitani, e con la sistemazione del parcheggio di via Novara. Perché in Europa, si va allo Stadio, a piedi o con i mezzi pubblici.
Lo Stadio Meazza si affida in gestione a chi propone il miglior progetto di ammodernamento e la soluzione economica più vantaggiosa per il Comune di Milano, proprietario del Meazza e delle aree adiacenti (290.000 mq.). Tutto il resto è pantomima, che diventa dopo cinque anni una pagliacciata, offensiva per la dignità del ruolo istituzionale del Comune, per il rispetto che si deve ai legittimi proprietari dello Stadio Giuseppe Meazza in San Siro, i milanesi, per il carattere civico, carico di valori storici e di usi e costumi della comunità milanese. Non solo un simbolo del calcio milanese e della passione di milioni di persone, di cui è testimonianza quel monumento, nei cento anni della sua storia, ma segno di riconoscimento identitario di Milano.
Due cambi di proprietà in cinque anni
Che tutto questo non interessi i due fondi americani, potremmo darlo per assodato. Sono fondi finanziari, che pensano solo agli utili, al profitto: che avvenga a Milano o negli Stati Uniti. a loro interessa solo il business. Mica sono innamorati della bandiera di Milan o Inter. Tanto è vero che nel corso di questi cinque anni di farsa, sono cambiati i fondi da Elliott a RedBird, da Suning a OakTree. Sono cambiati i fondi, che hanno però tenuto gli stessi rappresentanti italiani (lo Scaroni e l’Antonello). Costoro in base alle promesse del Sindaco, hanno fatto credere ai loro padroni che a Milano era possibile una operazione di business facile e molto remunerativa: “a gratis” avere 290.000 mq di aree pubbliche, costruire centro commerciale, uffici, centri congressi, servizi sportivi privati e farsi con tale guadagno speculativo un nuovo stadio più piccolo (meno posti popolari) ma più aree per la “corporate hospitality” (12.500/13.000 posti business, ovviamente con parcheggio garantito). Si noti che i qatarioti del Paris Saint Germain al Parc des Princes ne hanno fatti 5.000.
Sarebbe ora di pubblicare i conti di San Siro
Pare che adesso ci siano già tre mila posti vip, costruiti e pagati da chi? Bisognerebbe che l’assessore al bilancio presenti tutti i conti dal 2000 ad oggi dei lavori di manutenzione straordinaria o di “innovazione”, autorizzati dal Comune e pagati dal Comune, sul corrispettivo a “scomputo” dovuto dalle squadre: sarebbe giusto avere anche le date delle autorizzazioni e delle verifiche del “contributo a scomputo”, che – risulta – originariamente doveva essere quantificato ogni anno, poi ogni cinque anni e poi ogni dieci anni. E chi ci rimette da questa dilazione dei conteggi?
Ma di quali investimenti parlano?
Fra l’altro questi esimi servitori dei fondi esteri hanno sempre propalato la balla – ripresa da alcuni giornali e da anche qualche “politico” – che investivano un miliardo e duecento milioni di euro. Ora, se davvero avevano questi soldi da investire, in cinque anni avrebbero potuto già costruire lo stadio in una delle aree della ex Falck a Sesto San Giovanni, dove non ci sono vincoli urbanistici, né problemi di viabilità o di parcheggi o di accessibilità (anzi lì, stanno rifacendo la stazione delle FS su progetto di Renzo Piano). E se avevano oltre un miliardo di euro da investire, potevano ben accollarsi anche 50-60 milioni per la bonifica dei terreni. E di fronte a questa capacità di investimento – in verità, capacità puramente nominale, venduta ai media, che hanno amplificato una balla colossale – i due mega fondi finanziari si arrendono di fronte a un costo di 400 milioni per la ristrutturazione di San Siro?
Paris Milan
Io non so come finirà a Parigi, ma s Nasser al-Khelaïfi, – proprietario qatariota del Paris Saint Germain, che, se non sbaglio, è anche presidente del Qatar Investment Authority, che di fatto è proprietario di Milano Porta Nuova – che dichiarava di investire 500 milioni di euro solo a condizione che il Comune di Parigi gli vendesse lo “Stade du Parc des Princes”, e per questo aveva offerto 38 milioni di euro – l’amministrazione comunale di Parigi ha dichiarato di sentirsi offesa per la proposta economica: “il nostro Stadio vale meno di Leandro Paredes (giocatore del Paris, oggi alla Roma) o meno dei 200 milioni, che il Paris ha pagato per un singolo giocatore (Neymar jr. adesso finito in Arabia Saudita)?”
Pare che adesso il qatariota minacci di costruire uno stadio nuovo, nella regione, visto che ora il club ha dei soci americani, un fondo di investimento americano “Arctos” che ha comprato il 12,5% del club per la somma di 530 milioni, il che vuol dire che il Paris Saint Germain ha una valorizzazione di 4,25 miliardi euro. “Già il club è diventato una sorta di Disneyland sportiva, cambiando lo stadio, sarebbe il passo definitivo per allontanarsi dalla propria identità e vedere la squadra della capitale passare al calcio moderno (“sans saveur”), senza sapore” ha scritto Adrien Mathieu sur “Le Point”.
Il Comune di Parigi ripete che il Parco dei Principi è un patrimonio della città e dei parigini, come a Milano, no? Naturalmente, i gollisti hanno criticato la Hidalgo: “il rischio maggiore è di vedere il PSG andare via e che il Comune sia obbligato di assumersi tutti i costi di uno stadio vuoto” Mi sembra di averla già sentita anche a Milano questa favoletta, dimenticando che a San Siro la società “Milan-Inter Stadium” affitta lo stadio per i concerti ( e gli spazi interni per eventi business) e ricava ben più dell’affitto che paga al Comune.
La bufala dello Stadio vuoto
Già, la bufala dello stadio vuoto e dei costi che il Comune si dovrebbe accollare. Mai, in questi cinque anni, il Comune ha fornito, in maniera dettagliata, costi e ricavi di San Siro dal 2000 (inizio della concessione) ad oggi, né tantomeno abbiano il dettaglio dei lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria o di innovazione e di quanto è stato pagato cash al Comune. Sappiamo che fino al 2021 il Comune ha incassato all’anno 4,5 milioni in contanti e 3,9 milioni sempre all’anno per lavori di manutenzione a scomputo dell’affitto. Fra l’altro la Corte dei Conti ha chiesto di verificare bene gli “scomputi”: ma di questo non si è mai più parlato dall’epoca della notizia del rilievo della Corte dei Conti. Per di più, il Comune non ha mai imposto al concessionario, M-I Stadium, di pubblicare sul sito internet i bilanci, visto che gestisce un bene pubblico.
Ora, saremmo curiosi di capire quanto il concessionario ha incassato nel periodo estivo 2022 e in quello 2023 per i concerti realizzati nello Stadio. Perché al di là di quello che scrivono alcuni giornali, quest’anno sicuramente la società concessionaria guadagna tanti soldi da coprire il costo di affitto al Comune e le spese di manutenzione ordinaria. E se considerate che sono già in vendita i biglietti per i quindici concerti dell’estate 2025, tra affitto, uso dei parcheggi e dei servizi di ristorazione la società M-I Stadium incassa, a occhio, seicentomila euro a concerto, il che vuol dire nove milioni di euro.
San Siro con la copertura, riducendo anche l’impatto acustico esterno, potrebbe ospitare qualsiasi tipo di attività, calcio, rugby, tennis, basket, spettacoli e intrattenimento tutto l’anno, E d’inverno potrebbe anche trasformarsi in una arena del ghiaccio, visto che a Milano manca anche questa attività. Allo “Stade Pierre Mauroy” di Lille, con il suo tetto apribile in trenta minuti, per queste Olimpiadi 2024 c’erano le gare di basket e di pallamano: lì si realizzano concerti al chiuso per 60.000 spettatori. Lilla ha duecento cinquantamila abitanti e fa parte della “Metropole européenne de Lille” (95 comuni, un milione e duecentomila abitanti)
La differenza con il calcio europeo sta nei diritti televisivi.
L’altra gigantesca bufala è che lo stadio “nuovo” con meno posti per gli appassionati di calcio ma con più suite private, lounge, premium seats, sky lounge, sky box “Raffinate aree Hospitality pensate per il mondo business, hostess dedicate, ristorazione a 5 stelle, comodi parcheggi e servizi di assistenza” (dice il Milan AC Spa) perché “È qui dove il calcio diventa business” (dice l’Inter FC Spa), lo stadio “nuovo” più piccolo ci metterebbe al passo con le squadre europee.
Sono ben altre le considerazioni da fare, per un sistema calcio italiano che ha avuto agevolazioni fiscali con il “decreto Crescita” per importare giocatori stranieri, anche nelle serie minori, e che non valorizza i vivai, se non per contabilizzare plusvalenze. E si noti che nel 2021-2022 l’indebitamento complessivo del calcio professionistico italiano supera la soglia dei 5,6 miliardi di euro.
Nel periodo 2009-2019, il rapporto tra incremento del costo del lavoro e crescita dei diritti televisivi è stato del 70,2% nella Premier League e del 160,7% nella Serie A. Nel 2023 la Premier League ha incassato 3 miliardi e 944 milioni dai diritti televisivi, la Liga spagnola 2 miliardi e 29 milioni, la Bundesliga 1 miliardo e 249, la Serie A 1 miliardo e 132 milioni.
Si consideri inoltre che il livello di polarizzazione dei diritti televisivi (ovvero il rapporto tra i ricavi derivanti dai diritti “media” del primo club e il valore mediano del campionato) è 1,2 in Premier League, 1,7 nella Bundesliga, 3,1 nella Liga spagnola e 2,8 nella serie A italiana. L’attrattività internazionale del nostro calcio è molto bassa, vuoi per il basso livello di competizione interna, vuoi anche per i recenti europei e la mancata qualificazione a due mondiali. E si potrebbe continuare nei raffronti, basta leggere i documenti della Uefa e della Fifa o il report della stessa Federazione Italiana Gioco Calcio.
Non esistono in Europa stadi in condivisione, ogni squadra ha il suo stadio in proprietà o in concessione
Non esistono stadi condivisi tra due squadre che partecipano ai tornei europei, in nessuna città europea, e non parlo di Parigi, Londra o Madrid. Nei prossimi giorni il Milan incontra il Liverpool . che ha il suo stadio l’Anfield. L’altra squadra di Liverpool, l’Everton, ha il Goodison Park, e adesso stanno finendo il nuovo stadio, riqualificando un dock del porto di Liverpool (Bramley.Moore). Si noti che Liverpool ha mezzo milione di abitanti e la Liverpool City Region ha un milione mezzo di abitanti. L’Inter affronterà il Manchester City che ha in gestione dal Manchester City Council, il City of Manchester Stadium, denominato per sponsorizzazione pluriennale Etihad Stadium, che è nella zona di Bradford, distretto est della città di Manchester (seicentomila abitanti). L’Old Trafford, lo stadio dell’altra squadra il Manchester United, è edificato nel distretto di Trafford, (duecento cinquantamila abitanti) uno dei dieci distretti della Greater Manchester, tre milioni di abitanti, poco meno dell’area metropolitana milanese.
Qui si spaccia per scelta europea la costruzione di uno stadio più piccolo (mentre Barcellona, real Madrid, Liverpool, ecc cercano di ampliare i posti dei loro stadi) e per di più in condivisione. A noi sono capitati dei fondi spilorci e avidi?
Una politica a favore dei privati
Come è arcinoto, da cinque anni, il Sindaco di Milano pro tempore, marchese Sala del Grillo, ha cercato di demolire lo Stadio Meazza in San Siro per regalare a due fondi americani (prima uno era formalmente cinese, ma di fatto americano) quasi trecentomila metri quadrati di aree comunali, e far costruire centro commerciale e uffici per centinaia di migliaia metri quadrati, e un nuovo stadio più piccolo dell’attuale, spazzando via il Parco dei Capitani. Il tutto in concessione per 90 anni, e con un introito comunale annuale di circa 2 milioni e mezzo, meno di quanto oggi i due fondi pagano per l’affitto dello stadio
Ne ha fatte di tutti i colori, dichiarando persino che una operazione di speculazione edilizia era di “interesse pubblico” (e per ben due volte la Giunta dei suoi dipendenti ha approvato la delibera). Ha fatto causa alla Sovrintendenza che applicava una legge dello Stato, per far vedere a Scaroni, presidente dell’Enel e presidente del Milan per conto del fondo americano., che lui era disposto a tutto per accontentarlo.
Il tutto mentre da cinque anni la maggioranza che sorregge il marchese Sala del Grillo (PD, Verdi, Azione e Italia Viva) con poche eccezioni, fa quel che dice il marchese, perché lui “sa come va il mondo ed è una realtà che voi consiglieri comunali non arrivate a capire”, lui “sa che la politica non può dettare sempre le regole” ( una scemenza totale, se non fa le regole, cosa fa la politica? Ndr ) e “se una azienda non vuole un prodotto, non se lo piglia”.
Ci chiediamo quanto deve durare ancora questa pagliacciata senza che il Consiglio comunale faccia valere le sue prerogative di rappresentare davvero gli interessi pubblici, dicendo chiaramente a un Sindaco, o incapace o in malafede e comunque subalterno agli interessi privati, che per San Siro si fa un bando per la ristrutturazione e la gestione. Se i due fondi americani vogliono partecipare bene, altrimenti se ne vadano pure a Maccastorna.
Solo uno scatto di orgoglio del Consiglio può far cessare questa pagliacciata di personaggi ridicoli, che oggi rilanciano la bufala di San Donato o di Rozzano, solo per avere le migliori condizioni da chi gli ha promesso cinque anni fa cose che non poteva né doveva promettergli.
La impopolarità del Sindaco aumenta ogni giorno, ma questo è un problema per chi lo sostiene. La cosa preoccupante è che questa vicenda di San Siro copre di ridicolo la figura del Sindaco, discredita anche la istituzione, Comune e Consiglio Comunale, allontana sempre di più i cittadini dalla partecipazione, e dalla politica,
E poi vale sempre un detto milanese: “Quand la merda la monta in scagn, o che la spuzza o che fa dagn”.
Sarebbe buona cosa tenerne conto.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 16 settembre 2024)