Le forze politiche fanno a gara a presentare l’Europa come un bancomat. È tutta una questione di soldi: ce li danno o non ce li danno ? L’Europa è politicamente un fantasma e sarà tale finché non ci sarà un governo, eletto dal Parlamento legislativo europeo, con i poteri di un esecutivo sovranazionale. E sarebbe buona cosa se il Presidente della Commissione Europea, o del Governo europeo, venisse eletto direttamente dai cittadini europei: questo gli darebbe la forza che nessun governo nazionale oggi gli riconoscerebbe.
Ma voi avete la percezione che esista il Commissario per la Salute, Stella Kyriakides (cipriota)? Che ci sia il commissario delegato alla gestione delle crisi, lo sloveno Janez Lenarčič? Che ci sia l’ “European Centre for Disease Prevention and Control”,(ECDC). Anche questa vicenda del virus dimostra che prevalgono ancora gli Stati nazionali, gli interessi locali e di piccolo cabotaggio nazionale, senza alcuna vera scelta europea.
La prima cosa che si doveva e si dovrebbe chiedere è che ci sia un’autorità europea, che diriga le operazioni di contrasto del contagio, ora e dopo, quando si apre la fase due: un comitato speciale della Commissione europea a cui tutti i Paesi debbono fare riferimento, e seguirne le direttive e le decisioni, E questa autorità sarebbe un passo in avanti sulla strada dell’Europa. Alcuni Paesi non ci stanno ? Si prenda atto, e non si diano i contributi.
Ma il nostro Paese è investito da una discussione surreale: no al Mes, sì agli Eurobonds, come se l’uno fosse un debito e gli altri un regalo. Sono entrambi dei debiti, bisogna dire a chiare lettere agli ignoranti: le 5S, la Lega e i Fratelli d’Italia stanno imbrogliando il popolo italiano con menzogne e invenzioni assurde. L’Italia nella condizione attuale non può che fare debiti: “con l’attivazione della linea di credito, la Enhanced Conditions Credit Line (Eccl) del MES, si permette alla Banca Centrale Europea di mettere in campo (a sua discrezionalità) quello che in Italiano è stato chiamato “scudo anti spread” e che tecnicamente si chiama Outright Monetary Transactions (OMTs), e cioè acquisti teoricamente illimitati da parte della banca centrale di titoli di stato a breve termine (fino a 3 anni di maturità), per permettere allo stato che ne beneficia e che sia sotto attacco speculativo, di continuare ad avere accesso al mercato per poter finanziare le sue spese correnti (scuola, sanità, pensioni, trasporti, ecc.) senza andare in default.” scrive Brunello Rosa sul “Sole 24 ore”.
“Una rete di sicurezza – scrive il Financial Times – I mille cento miliardi di acquisti titoli nel 2020 tra QE (Quantitative Easing) e PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) della Banca Centrale Europea sono importanti, ma rischiano di non bastare, soprattutto se i mercati dovessero mettere in dubbio la capacità di paesi come Italia e Spagna di rimborsare i debiti”.
Scrive ancora Brunello Rosa: “È del tutto evidente che se, a fine crisi, avremo un PIL di circa il 10% più basso, un deficit intorno al 8-9% del PIL e un debito al 150-160%, l’Italia dovrà adottare delle politiche per 1) aumentare la crescita (le famose riforme strutturali); 2) tagliare il deficit; e 3) stabilizzare ed in prospettiva ridurre il debito in rapporto al PIL. Che lo faccia di sua spontanea volontà o perché indotta dai meccanismi di sorveglianza poco importa.” Noi, volenti o nolenti, dovremo fare una politica seria e severa per rilanciare il Paese e riportare i nostri conti a posto. Ma chi avrà il coraggio di dirlo al Paese?
Ora, abbiamo due strade. Una è quella di accedere ai soldi del Mes, 36 miliardi per spese sanitarie dirette e indirette. E, a parte la volontà del governo o per meglio dire del Parlamento, sarebbe bene sentire le Regioni e che le Regioni si esprimano, essendo titolari delle competenze sulla sanità: e le Regioni che non volessero questo finanziamento, si presume quindi che possono fare a meno di altri soldi in questo momento.
Un’altra strada che non comporta costi, anzi potrebbe risolvere molti problemi. Potremmo chiedere che la salute pubblica sia una materia esclusiva del Parlamento e della Commissione europea. Non ha senso infatti che uno possa vivere e lavorare in uno dei Paesi dell’Unione, ma abbia una sanità diversa: la politica europea, con un processo a tappe precise, dovrebbe essere quella di unificare la qualità e i trattamenti sanitari a livello europeo. Una sola moneta, una sola sanità.
La Germania spende oltre il doppio e la Francia quasi il doppio dell’Italia per la sanità. La percentuale di spesa sanitaria pubblica e privata sul PIL è del 9,9% in tutta l’Unione a 27: in Italia siamo al 8,8%, in Germania e Francia al 11,3 %. La spesa media europea pro capite (tra sanità pubblica e privata) è di 2.887 euro: in Germania 4.459 euro , in Francia 3.883, in Italia 2.523 (siamo all’undicesimo posto in UE). Prima dell’epidemia, in Germania vi erano 6 posti letto di terapia intensiva per mille abitanti, in Francia 3,1; in Italia 2,6. In Germania c’erano 8 posti letto ospedalieri per mille abitanti, in Francia 5,98; in Italia 3,18. Occorre poi considerare, al di là di questi dati numerici, la questione principale dell’assistenza domiciliare e del potenziamento delle reti territoriali (medici di base, laboratori, day hospital, case di cura per anziani e via dicendo), e delle case residenziali per anziani con assistenza sociosanitaria (queste ultime in Gran Bretagna erano state creata dalla Tatcher).
Naturalmente, occorrono risorse per gestire la sanità a livello dell’Unione: e a questo proposito potrebbe essere ceduta all’Unione la tassazione sulle imprese, nazionali e multinazionali, e l’imposta sul valore aggiunto. Garantendo una tassazione più equa ed efficace, si rilancia anche la competitività a livello europeo, evitando il dumping fiscale e la concorrenza sleale tra i Paesi dell’Unione. In questo modo si combatte anche l’elusione fiscale che porta a un danno complessivo nell’Unione di 170 miliardi annui di tasse incassate in meno. Le aliquote sul reddito di impresa sono quanto mai varie nell’Unione: dal 30% dell’Italia al 20% della Germania, dal 17% della Francia al 10% di Cipro dell’Olanda, della Bulgaria e della Slovacchia, dal 8% dell’Ungheria al 2% del Lussemburgo. Non parliamo poi delle differenze delI’Iva. Si potrebbe creare anche una forza di polizia finanziaria europea contro l’evasione fiscale, i crimini finanziati e il riciclaggio.
Naturalmente, una scelta (ovviamente da discutere) di questo tipo spiazza tutti, olandesi compresi. E ovviamente, vale per chi ci sta, e per chi vuole davvero l’Europa unita. Ma temo che non ci siano tanti coraggiosi in giro e forse anche pochi europeisti convinti.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 21 aprile 2020)