A che titolo parla ?
Spero che qualcuno chieda a Zingaretti a che titolo parla il bonzo, questo fasullo ideologo, innamorato di Conte. Adesso -leggo dai giornali – sembra appartenere alla schiera di quelli che sono per l’”appoggio esterno” a Draghi. Scriveva su un blog il 3 febbraio: “Ribadisco: il Conte ter era a portata di mano” (SIC! N.d.A.) Poi in una intervista a “Radio24, dopo il discorso del tavolino in Piazza Colonna: “Conte ha fatto un discorso di responsabilità nazionale, da statista…Conte sarà il padre nobile dell’alleanza PD-LEU-5S, che insieme a lui si è costruita e ha progredito”. Ed ha aggiunto, mentre c’era in lontananza il suono delle ambulanze che venivano a prenderlo, “Non voglio porre veti (bontà sua: N.d.A.) a Draghi perché sarebbe il protrarsi di una discussione politica non cercata e voluta da noi. Ci affidiamo alla sintesi del Presidente Draghi”.
E poi, dall’altro della sua grande esperienza politica, continuava qualche giorno fa: ”sulla componente politica nel Governo deciderà Draghi. Ciampi ha preparato l’esperienza dell’Ulivo, Monti ha portato al populismo. (una fesseria dietro l’altra, N.d.A.). Mi riferisco maggiormente all’esperienza di Ciampi”.
Ora un ingraiano-veltroniano come lui – che ha fatto, nella federazione romana del PCI, la caccia ai riformisti, ai miglioristi – dovrebbe sapere che dopo Ciampi c’è stata la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto-D’Alema-Veltroni, che perse le elezioni. Così ci fu il primo governo Berlusconi, appena sceso in campo. messo poi in crisi dalla Lega “la famosa “costola della sinistra” (D’Alema al Manifesto 30 ottobre 1995). Affermazione questa in accordo con quanto detto da Occhetto “Bossi è un caso clinico” (25 settembre 1993) e lo stesso D’Alema aveva sentenziato “da Bossi non avrei mai comprato un auto usata” (28 settembre 1994) e sempre in questa data, di rinforzo, Luciano Violante aveva sentenziato “Bossi è un cialtroncello e politicamente farà una brutta fine”, ma poi è arrivato Walter Veltroni con il pronostico definitivo “credo che tutto questo porterà al genocidio (sic! N.d.A.) politico della Lega”.
Della serie, a Roma hanno sempre ragione, vedono lontano.
Se questo è il “padre nobile”, meglio essere orfano
E infatti il nostro bonzo thailandese (definito “padre nobile del PD” che ha fatto i primi tre mesi di lockdown in Thailandia: «Per fortuna da trent’anni ho una casa nell’isola di Koh Samui: mi sono rifugiato lì. Amo l’Asia, le sue atmosfere, i suoi tempi, i suoi silenzi. La notte, che qui è più notte». Corriere della Sera 5 giugno 2020 articolo di Maria Teresa Meli dal titolo “Leggo, nuoto e chiamo Zingaretti”), il nostro genio dimentica anche che il governo Ciampi, il cinquantesimo della storia repubblicana, giurò la mattina del 29 aprile 1993 e alla sera i ministri del PDS ( i primi comunisti, diciamo post, ad entrare in un governo dal 1947: Vincenzo Visco, Augusto Barbera, Luigi Berlinguer) e il Verde Francesco Rutelli si dimisero perché la Camera aveva respinto quattro richieste (corruzione a Milano, corruzione in luogo non accertato, ricettazione, e perquisizione personale e domiciliare) di autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, e ne aveva approvate due, riguardanti la corruzione a Roma e la violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Titolo di Repubblica “Vergogna, assolto Craxi” e allora la sera del 30 aprile si tenne in piazza Navona un comizio di Achille Occhetto, Giuseppe Ayala (parlamentare repubblicano, ex magistrato antimafia di Palermo) e Francesco Rutelli. (quello che disse a un dibattito televisivo con Mentana e Fini nel 1993: «vorrei vedere Craxi in galera al più presto, a consumare il rancio delle patrie galere… È una sciagura che vada ancora in giro», salvo poi, anni dopo, chiedere scusa)
Si scandiscono slogan: «In galera», «Suicidio», «Un sogno nel cuore, Craxi a San Vittore» e poi tutti a lanciare monetine e altro, a Craxi che usciva dall’Hotel Raphael. Per inciso, l’attuale assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato, allora missino, si ammanettò per un paio d’ore in piazza del Duomo a Milano, con un cartello in mano “Craxi in libertà, manette all’onestà”.
Trent’anni senza imparare nulla
Poi si lamentano dei manettari e di Bonafede. Il male viene da lontano, da un periodo che, invece di perseguire davvero i reati, aveva diffuso, con l’aiuto dei giornali e delle tv, un giustizialismo di piazza, plebeo e forcaiolo, che non poteva che favorire la destra. Dalla denuncia grossolana della lotta alla corruzione, nella storia, non si avvantaggiano mai le forze progressiste, ma spesso quelle reazionarie: vedi il Brasile di Bolsonaro contro Lula.
Ma forse il nostro ideologo pensava che l’Ulivo nacque nel momento (15 maggio 1993) in cui il governo Ciampi, con i ministri Piero Barucci, Paolo Savona, e Luigi Spaventa, aveva nominato Romano Prodi, Presidente dell’Iri (per la seconda volta, ci era già stato tra il 1982 e il 1989) per smobilitare le partecipazioni statali. Una storia ancora da descrivere e forse illuminante su quanto accaduto in questi trent’anni.
Per inciso, ai Beni culturali e ambientali era stato riconfermato Alberto Ronchey, già ministro nel governo Amato I. Ronchey fu il primo ad usare in un editoriale del “Corriere della Sera”(30 marzo 1979) il termine “fattore K” (Kommunizm) per spiegare il mancato ricambio delle forze politiche governative.
Da Ministro venne inquisito, lui e il suo direttore generale (peraltro anche arrestato), per peculato: la Cassazione indagò il pubblico ministero e il giudice delle indagini preliminari per la infondatezza delle accuse che erano «il risultato di un’attività caratterizzata da negligenza macroscopica nella ricostruzione e qualificazione della fattispecie e della norma applicabile», tanto grave da «compromettere il prestigio dell’ordine giudiziario».
Ricordo questi fatti perché la lezione di quei tempi non è ancora metabolizzata: forse il bonzo orientale non se lo ricorda, ma Conte si è dimesso per evitare che il manettaro Bonafede andasse sotto, nel voto sulla giustizia al Senato.
Cielle
(domenica 7 febbraio 2021)
Bellissimo e totalmente condivisibile. Franco Locatelli (Direttore di FIRSTonline.info)