Si è fatto un grande polverone in cui si sono confusi i costi della democrazia e quelli della politica e di fatto non si sono affrontati e non si affrontano né gli uni né gli altri. Solo fumo negli occhi di una opinione pubblica che, da sempre, anche da quando avevo i calzoni corti, pensava che i politici fossero ladri e tutti eguali. Opinione diffusa che varrà anche per quelli del governo giallo nero: tocca e toccherà anche a loro.
Ma adesso le 5S, per coprire la loro incapacità di governare, si lanciano nella campagna per dimezzare gli stipendi dei parlamentari. Ed ecco che finalmente c’è uno che batte i demagoghi con una proposta assennata e giusta: Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Finanze. La proposta è semplice: legare l’indennità al reddito che deputati e senatori dichiaravano prima di essere eletti. E con un tetto massimo di 240 mila euro, come previsto per i dirigenti pubblici. «Per chi non lavorava, e dichiarava zero prima di essere eletto, si potrebbe invece ipotizzare di dargli il reddito di cittadinanza tanto caro alle 5S. In questo modo, vista l’attuale composizione del Parlamento italiano, si avrebbero enormi risparmi fin da subito e benefici anche per il futuro. Questa proposta, infatti, favorirebbe non solo veri risparmi sui costi della politica, ma incoraggerebbe ad occuparsi di politica coloro che hanno sempre lavorato per il Paese onestamente e con spirito di servizio (dai docenti ai medici, dai manager ai professionisti e agli imprenditori). I quali, potendo contare su un emolumento parametrato al loro reddito precedente, si avvicinerebbero alla politica senza doverci rimettere troppo dal punto di vista economico. I tagli indiscriminati a tutti a prescindere dalle capacità, che propongono le 5S, finirebbero invece per trasformare il Parlamento in una specie di ufficio di collocamento per incompetenti e nullafacenti a spese dei contribuenti».
Come non essere d’accordo con lui ? Quale era la dichiarazione dei redditi di Dibì e Dibò, prima di diventare deputati? Zero euro? Bene, reddito di cittadinanza. Nella dichiarazione dei redditi 2012, prima di diventare consigliere regionale nel 2013 e poi deputato nel 2018, il dottore commercialista dichiarava euro 21.090: bene, avrà una indennità parlamentare di 21.090 euro annui. (ovviamente rivalutati dal tasso di inflazione).
A me, quella dell’on, Giacomoni pare un’ottima proposta per mettere, come dicono le 5S, il Parlamento in sintonia con quello che c’è fuori. Stesso stipendio dichiarato prima di diventare deputato o senatore: più in sintonia di così!
Luigi Corbani