Stasera sarà l’ennesima manifestazione della politica come show televisivo, a cui ci hanno abituato i vari talkshow. Naturalmente il primato della classifica lo detiene “Porta a Porta”: dal debutto di Prodi al “contratto degli italiani” di Berlusconi. Che cosa non si fa per aumentare l’audience e avere un grande godimento morale e materiale. Stasera si mettono a confronto due personaggi, che hanno scambiato lucciole per lanterne: entrambi rovinati dal voto dell’europee per cui si erano illusi di avere un colossale consenso politico e così entrambi si sono rovinati con le loro mani. Ma oggi saranno tutti felici e contenti, Vespa che porta a casa lo “scoop” di mettere a confronto i due Mattei, e questi ultimi che propagandano le loro manifestazioni, di Roma l’uno e della Leopolda l’altro. Parleranno di tutto senza approfondire nulla: perché questa è la tv, bellezza. Potranno anche dire tutto e il contrario di tutto, come ha fatto un Matteo in una intervista in cui ha detto il contrario di quello che aveva detto fino a qualche mese fa. Ma non importa: solo i sassi non cambiano idea. D’altra parte, un altro Matteo, che aveva detto “mai con le 5s”, nel giro di un anno si è “ravveduto” sulla strada delle elezioni anticipate e il giorno dopo la formazione del governo in cui ha portato a casa otto posti di governo, ha mollato il partito che gli ha consentito di diventare leader “carismatico”, e di creare 50-60 “suoi” parlamentari.
Quindi va tutto bene sul fronte della industria dello spettacolo, un pò meno per l’informazione. Avete presente quanti sono i talk show o trasmissioni in cui invitano giornalisti, opinionisti e politici? Porta a Porta, Uno mattina, Che tempo che fa, Povera patria, Tg3 Linea notte, Carta bianca, Agorà, ½ ora in più, Diritto e rovescio, Stasera Italia, Fuori del coro, Quarta Repubblica, Matrix, Di Martedì, Piazza pulita, Otto e ½, Tagadà, L’aria che tira, L’arena, Bersaglio mobile, Accordi e disaccordi, Uno mattina. E forse ne ho dimenticato qualcuno, visto che il truce Matteo non andava ai vertici europei per andare da “Non è la D’Urso”. E se ci fate caso, per mesi hanno organizzato discussioni su reddito di cittadinanza e su quota 100, quando ancora non c’erano e non erano neanche disegni di legge. Famigerata l’invenzione dei “navigator” (di cui nessun parlamentare aveva sentito neanche la parola), buttata là in una trasmissione televisiva. E oggi, che sono leggi, non avete visto nessuno di questi programmi televisivi dedicare una trasmissione per intero, con dati e documentazioni, una volta al reddito, una volta a quota 100: non fa audience, neanche per il servizio pubblico, informare il pubblico su come vanno queste leggi e le loro applicazioni, dalla Sicilia al Südtirol ( per inciso, la pagina del turismo in Alto Adige si chiama “South Tyrol /Südtirol – official website”).
E se osservate bene, vedete che è una compagnia di giro, che frequenta a turno le stesse trasmissioni e affronta le stesse questioni, in modo superficiale e sommario.
Nessuno che dedichi spazio e tempo alla reale situazione della immigrazione in Italia, in Francia, in Spagna e in Grecia: forse qualche attenzione adesso per il fatto che è bruciato il campo di Samos (6.000 profughi). E la guerra della Turchia contro i curdi e la Siria merita forse un po’ di documentazione e di approfondimenti sulla storia e sulla reale situazione politica di quella parte travagliata del mondo: non dibattiti o opinioni. E anche dopo che è stato assegnato il Premio Nobel per la pace al primo Ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed Ali, non c’è uno sforzo informativo per parlarci e illustrarci della situazione dell’Etiopia, dell’Eritrea, della Somalia, del Sudan e del Sud-Sudan, che, come dimostra l’immigrazione, sono davanti a casa nostra.
Ma non si fa nulla per raccontarci in maniera diffusa persino di vicende dentro casa nostra, del voto in Portogallo, in Polonia, a Budapest, in Tunisia: per spiegarci come stanno le cose, visto che influiscono sulla nostra vita, come le vicende della Catalogna.
Il “villaggio globale”, la globalizzazione sono termini utili per i dibattiti, non sono una dimensione concreta della vita del mondo di oggi tale da sollecitare i mezzi televisivi a dare una informazione su eventi, fatti, situazioni che si intrecciano in modo veloce e diretto con il nostro Paese: le conseguenze per l’Italia di quello che accade in Tunisia sono quasi immediate, come quello che succede al confine tra Turchia e Siria. Ma d’altronde basta guardare anche le pagine dei giornali (letti sempre di meno, peraltro) per capire che vogliono abituarci a leggere di come si sono guardati Zingaretti e Di Maio, come hanno cenato insieme, o se Di Battista e Di Maio vanno d’accordo. Certo, costa di più e si fa più fatica ad informarci sulle vicende del mondo: si mandano gli inviati in Siria perché è scoppiata la guerra, ma come stavano nei mesi scorsi oltre tre milioni di profughi siriani in Turchia l’ho letto sui giornali stranieri.
Invece di montare la panna con i soliti dibattiti, con i bla-bla che siamo costretti a vedere in mancanza di meglio ( è significativo che Alberto Angela con “Ulisse” faccia il record di ascolti ), dico la verità, a me più dell’incontro tra i due Matteo, sarebbe piaciuto vedere un confronto tra l’ing. Carlo De Benedetti e i figli Marco e Rodolfo. Una cosa molto più originale e divertente.
Marianna Guillonk
(martedì 15 ottobre 2019)
Bene argomentata e ben esposto,specie dopo aver ascoltato lo scadente dibattito del doppio Matteo, ai cui partecipanti auguro di ottenere un lungo lunghissimo silenzio