Condivido totalmente l’articolo di oggi di Michele Serra su Repubblica. Trovo incomprensibile che +Europa non abbia voluto giocare un ruolo per voltare pagina. Il Conte II non è il mio ideale, ma aver chiuso la porta a Salvini non solo è politicamente un passo in avanti, ma è costituzionalmente assai rilevante (non dimentichiamo che voleva violentare la Costituzione e umiliare il Parlamento e il Presidente della Repubblica, decidendo lui che bisognava andare a votare e quando diceva lui).
Non vorrei si dimenticassero i fiumi di inchiostro, gli innumerevoli talk show sul sovranismo, sul fenomeno dominante e in ascesa per i prossimi vent’anni almeno: prima delle elezioni europee, i titoli dei giornali erano: “i sovranisti volano”. Mi ero permesso di dire sul “Migliorista” che non sarebbero affatto volati, non sarebbero andati da nessuna parte e che sarebbero stati minoranza emarginata nel Parlamento europeo.
Un mese fa eravamo in balia di Salvini e dei sovranisti, oggi siamo in Europa, e come dicono dalle mie parti: “pütost che gnent, l’è méi pütost”: se qualcuno ritiene poca cosa avere oggi Gentiloni alla Commissione europea, Amendola agli affari europei e Gualtieri all’Economia e il presidente del Consiglio che afferma non si possa prescindere dall’Europa, sul bilancio, sulla immigrazione, sulla sicurezza, a mio parere, significa che non ha ben presente i pericoli a cui eravamo esposti. Si aggiunga che alla Presidenza del Parlamento europeo vi è un altro rappresentante, David Sassoli, della sinistra italiana. Non dico che siamo a posto, tutt’altro, dico che tutti dobbiamo impegnarci per consolidare e sviluppare una svolta nel Paese contro un movimento reazionario ed eversivo (non è il fascismo alle porte, ma una svolta politica reazionaria nei contenuti programmatici, nelle relazioni sociali, nei rapporti civili, nelle forme istituzionali era in atto)
Invece di aspettare che “si dimostrino capaci”, +Europa avrebbe dovuto contribuire al programma e alla squadra, e credo che il discorso della sen. Bonino a nome della direzione, non dell’assemblea nazionale (che sarebbe stata cosa buona e giusta riunire per una decisione politica di questo spessore) abbia sancito il suicidio politico ovvero la fine del partito +Europa. Per i conti pubblici, sarei un pò più fiducioso, vista la serietà di Gualtieri e il suo approccio “europeista”.
Non era importante che +Europa fosse determinante per i numeri, ma che fosse presente : c’erano degli spazi (semplifico, verso il centro) che +Europa doveva coprire. Non si manda una posta elettronica certificata al Presidente incaricato, si chiedono e si offrono incontri per discutere di programmi e per partecipare ad una svolta politica importante, per essere, con le proprie forze, anche modeste, protagonisti.
Per carità, si può andare contro il partito, il PD, che ti ha aiutato nelle ultime due legislature, ma la motivazione che il nuovo governo è “diversamente populista” mi sembra un po’ debole e massimalista. Così non mi è sembrato buona cosa dire in un intervista che “metteranno le mani nelle tasche degli italiani”: si finisce per usare gli stessi termini dell’opposizione berlusconiana. Né il Pd né le 5S sono i miei eroi preferiti, né – ripeto – il governo Conte II è il sogno della mia vita: ma sarà pur vero che oggi è meglio di ieri e che forse domani, se ci impegniamo in Parlamento, potrebbe essere meglio di oggi..
E’ un bene che sia andato a casa il governo giallo nero e che si sia aperta una fase nuova nei rapporti europei: anche in politica vale il principio che il meglio è nemico del bene. Nessuno ti fa concessioni, se non ti conquisti un ruolo: e in questo caso, era segnato dal destino (esagero, ovviamente), che +Europa intervenisse a sostenere con decisione una scelta europeista, a consolidare un orientamento, a mandare avanti qualche giovane anche nella compagine di governo. Come ci stava Leu, dall’altra parte poteva starci +Europa: ovviamente semplifico, ma questa è una occasione persa. E trovo incomprensibile un arroccamento all’opposizione. E se tre deputati alla Camera votano a favore (con altri due deputati, alleati di +Europa), che senso ha ribadire, in Senato, che “+Europa è all’opposizione”? Come dire che i deputati non rappresentano +Europa. A quel punto, magari per tentare di recuperare una parvenza di unità, si poteva esprimere una astensione. No, l’opposizione “costruttiva”: e ci mancherebbe che fosse distruttiva, insieme alla Lega e a Fratelli d’Italia, almeno con Berlusconi, che trova i suoi ex-compagni di banco “fuori dall’arco costituzionale”.
Una scelta verticistica e partitocratica. E purtroppo so che sui social impazza la calunnia “l’hanno fatto per le poltrone”. Tesi che potrebbe benissimo essere rovesciata: “siccome non ti hanno proposto di fare il ministro o qualche altro incarico, stai all’opposizione”. Non credo che la questione fondamentale sia la “coerenza” politica di Conte, il “trasformismo”. Penso sempre quello che scriveva Talleyrand “Non sono io che cambio, sono le situazioni che cambiano”, per cui non mi stupisco di nulla. Ma non è sopportabile che faccia lezioni di coerenza, chi è transitato da Berlusconi a Prodi, dai liberali a Fini, o addirittura dal “Parlamento Padano”. Rispetto quelli che sono sempre stati della destra liberale e sono ostili per principio alla sinistra, anche, se questa contribuisce a liberarci da Salvini e dai sovranisti: ma in questo caso la collocazione adeguata è in un partito di centrodestra.
Non credo che l’approccio sia il movimento di un enfant gâté, affetto da egolalia e da egotismo. Purtroppo, a mio parere, +Europa ha dimostrato di essere un contenitore elettorale, e non un partito (e non solo in questo frangente). Né tantomeno un partito unitario e moderno: è la Direzione del Partito che decide, senza tenere minimamente in conto l’opinione dei suoi rappresentanti in Parlamento e neanche dei suoi alleati. In un sol colpo, brucia i rapporti con il PD e con i tre alleati (Italia in Comune, PSI e PDE). Francamente, questa esperienza mi mancava, persino nel centralismo democratico. Ci sono di fatto due realtà, mi sembra: un gruppo, di “duri e puri” di origine radicale, per loro conformazione votati, su temi importanti certo, al movimentismo minoritario,; e un gruppo, di radicali e di persone di provenienza liberale, repubblicana, del riformismo socialista e cattolico, che vogliono un partito vero, che faccia politica e sia capace di elaborare soluzioni di governo dei problemi del Paese, con una sana dialettica, senza portatori del “verbo” e della “purezza” (due categorie sempre tutte da dimostrare).
Oggi più di ieri, è necessario parlare di politica, confrontare opinioni e idee per la costruzione della rappresentanza di un’area liberal democratica, riformista ed europeista. Penso che sia più che mai urgente la costruzione di un partito e di una squadra senza primedonne, espressione di uno spazio culturale, ideale, valoriale, progettuale e programmatico che attualmente non è rappresentato.
““La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte e buona fortuna”
Luigi Corbani
(mercoledì 11 settembre 2019)
Caro Luigi, con la massima stima che ripongo nei tuoi confronti non condivido il contenuto del tuo articolo. Premessa: + Europa è + viva che mai e sprigiona una tale energia positiva fra i suoi giovani che sarebbe un peccato fosse depressa dalla vecchia politica.
Un governo deve essere di programma e no contro (lo dice la costituzione). I 26 punti resi pubblici sono una carta dei sogni simile a quella che ci si raccontava da ragazzi al liceo e si credeva che il comunismo fosse la soluzione di tutti i problemi del mondo (ovviamente con contenuti diversi). I primi segnali che arrivano sulla manovra economica mi fanno pensare che interventi strutturali sulla spesa corrente non se ne vogliano fare e vuole dare il contentino di 1500 euro con costo di 15 mld che è solo un palliativo e sono soldi sprecati che non vanno alla crescita la quale richiede investimenti in formazione e innovazione. Ti segnalo che gli 80 euro e la decontribuzione dei nuovi assunti ha un peso, ancora oggi, di 21 mld circa (ed è un intervento sul cuneo fiscale). I risultati quali sono ? L’esito elettorale del 4 marzo 2018 e pil di poco positivo grazie a esportazioni e non grazie ai consumi che erano sempre in contrazione. Morale : la cultura di questo governo è la non cultura di buona parte dei suoi componenti aggraveranno ulteriormente la situazione, sopravviveranno grazie alle politiche monetarie annunciate ma poiché non verranno fatte riforme strutturali la situazione nel medio periodo si aggravera’. Ora va di moda il cuneo fiscale e viene venduto come la panacea.