Mi sono stupito vedendo la mancata reazione dei giornalisti presenti all’insulto rivolto dal Ministro dell’Interno a un loro collega: di fronte a tanta arroganza e prepotenza, a tanta volgarità e tracotanza, avrebbero dovuto andarsene senza fare più una domanda. Una stampa libera e indipendente dovrebbe ignorare il Ministro finché non chiede pubblicamente scusa. Ma mi rendo conto di chiedere troppo. La qualità della stampa e dell’informazione in Italia è un problema, se non il problema, di una democrazia ammalata.
Ripeto che la richiesta da parte della stampa di chiarimenti sul caso RussiaLega non è un favore alla opposizione, ma è un dovere che la stampa dovrebbe sentire verso gli italiani e gli elettori. L’indipendenza e l’autonomia dell’Italia, le connessioni oscure di un partito al governo con un Paese straniero, non certo amico dell’Europa, non sono questioni del PD, ma dell’Italia. Per decenni, il fattore K (i rapporti con l’URSS e il PCUS) è stato l’elemento per il quale il PCI non è mai stato accettato nella dialettica governativa.
Oggi il Ministro non risponde al Parlamento, basta qualche giorno, e tutto finisce lì, salvo che ci sia uno scoop per una indiscrezione sulla inchiesta della magistratura. Ora, non c’è alcun dubbio che la reazione del PD alla vicenda, e ad altre, è quella di un paziente in stato comatoso in sala di rianimazione. Neanche nell’epoca della contrapposizione ideologica, culturale, politica e sociale, un Ministro si sarebbe sottratto al confronto parlamentare: l’opposizione avrebbe bloccato i lavori parlamentari finché il Ministro non fosse comparso davanti al solo organo legittimato a dire se una cosa è importante o no, se il Ministro ha o non ha altre cose da fare. Nessuno si sarebbe mai permesso di dire che non ha tempo di andare in Parlamento: e la stampa libera lo avrebbe schiacciato sotto il peso delle sue critiche.
Lasciamo stare il capitolo del bollettino ufficiale del governo giallo nero, la Rai che merita un discorso a parte, ma è compito, in primis, della informazione (stampa e TV) denunciare le bugie di chi governa o di chi si candida a governare. Mi rendo conto che questo sarebbe troppo per giornali, che pubblicano la foto di un tale Di Battista che gioca al calcetto con il figlioletto, o che pubblica lenzuolate di lettere di Berlusconi e di Di Maio: in quest’ultimo caso, mi chiedo che ci stia a fare un giornale se non rivendica più il suo dovere di fare domande e pretendere risposte precise, non comizi. Oggi, sia alla radio, che in tv, o sui giornali, vediamo e sentiamo domande innocue a cui seguono comiziacci propagandistici: hai l’impressione che sia sempre campagna elettorale.
Lasciamo stare l’infinità di talk show: li avete mai contati ? e avete contato quanti compaiono nel giro di un mese nei vari talk show ? Una compagnia di giro, che in qualche caso è servita solo a far conoscere individui prima sconosciuti che attraverso il video si sono fatti una popolarità, per candidarsi alle elezioni. A cosa serve un talk show in cui due si azzuffano fino a sceneggiare uno scontro manesco, con tanto di sedia brandita come arma? Non serve a chiarire nessun problema, a non dire nulla, ma la rissa, lo scontro fa salire l’audience. E poi vi interrogate su come votano gli italiani.
Sembra che gli italiani siano desiderosi di sapere tutti i giorni l’opinione di giornalisti, di analisti, di politologi. La stragrande maggioranza di questi, compresi ex direttori di giornali, non ne hanno mai azzeccata una, anzi hanno contribuito al dissesto culturale, etico e istituzionale del Paese. Ormai sono una vera e propria “casta” di intoccabili, con una corona di alloro, se non di santità, che spiegano cosa debbono fare gli altri. E quando ci sono di mezzo gli arroganti rappresentanti dei giallo neri, alcuni di loro li vedi porre domande all’acqua di rose, e i rappresentanti del potere possono svicolare di fronte a qualsiasi domanda.
Ormai provo un fastidio enorme per questa fiera della vanità. Trovo più giusto che la informazione ci dica, dopo che per sei mesi ci ha parlato e scritto di due provvedimenti in itinere, non ancora diventati legge o norme dello Stato, che cosa succede con la “quota cento”, quante domande sono state fatte, quanti posti di lavoro dei pensionati sono stati coperti con nuovi occupati; ci dica come va il “reddito di cittadinanza”, quante offerte di lavoro hanno avanzato in ogni regione i centri per l’impiego; dove sono i “navigator”; quanto ci costano effettivamente questi due provvedimenti. Mi piacerebbe che ci informino su quanti rimpatri di clandestini ci sono ogni mese, quanti ce li rimandano indietro gli altri paesi europei, sul fatto che gli stanziamenti per i rimpatri sono diminuiti, ecc, ecc. Non è solo compito della opposizione richiamare tutti ai dati veri della realtà.
Trovo inammissibile che una persona (zingara o no) minacci di sparare un proiettile in testa ad un altro; ma trovo vergognosa la definizione di “zingaraccia” “asfaltata dalle ruspe” e che il Ministro dell’Interno dica “zero campi Rom in Italia” senza indicare come e dove manda i Rom. E tutto questo alla vigilia della “giornata europea delle vittime Rom nei campi di sterminio nazista”, oltre 500.000 vittime. Giornata proclamata nel 2015 dal Parlamento europeo, in cui sedeva anche il nostro eroe. Qualcuno gli passi la dichiarazione del primo Vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e della Commissaria Věra Jourová.
Ma forse aveva ragione Howard Beale (Peter Finch) in “Quinto potere”: “I’m as mad as hell, and I’m not going to take this anymore!” #Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!
Elleci
(venerdì 2 agosto 2019)