Come avevamo previsto anche sul “Migliorista”, la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum proposto dalla Lega e imposto da Salvini e Calderoli ad otto regioni a guida centro-destra. Questa vicenda la dice lunga sull’uso delle istituzioni da parte di un partito, cosa mai avvenuta nella “prima repubblica”: per la Lega e il centrodestra, il partito non è uno strumento “per concorrere a determinare la politica nazionale”, ma sono le istituzioni al servizio di un partito. Le Regioni hanno chiesto un referendum su una materia non di loro competenza, e nei bilanci regionali saranno messi i costi di questa avventura.
E parlo di avventura, a ragion veduta, visto che tutti gli osservatori attenti rilevavano che questo referendum non poteva essere accolto, perché, qualora il popolo si fosse espresso a favore delle tesi sostenute nei quesiti referendari, la legge elettorale risultante non sarebbe stata applicabile, senza un intervento per definire i collegi o le circoscrizioni elettorali. Per essere più chiari, se si abroga la quota proporzionale della legge elettorale in vigore, deputati e senatori dovrebbero essere eletti in collegi uninominali, ma gli attuali collegi uninominali del “Rosatellum” sono 232 alla Camera e 116 al Senato: non vanno bene né per eleggere gli attuali deputati (630) e senatori (315), né per eleggere quelli nuovi previsti dal “taglio” (espressione orribile e reazionaria) dei parlamentari (400 alla Camera e 200 al Senato). Per cui il referendum proposto non avrebbe prodotto risultati immediati e praticabili.
E parlo di avventura, poiché nelle ultime ore abbiamo sentito anche, che la Lega ha riproposto il “Mattarellum”, ovvero una legge del 1993, modificata dallo stesso Calderoli nel 2005 con una legge chiamata “Porcellum”.
Praticamente la Lega voleva riportarci, come nel gioco dell’oca, alla casella iniziale: solo che così, come dimostrano le vicende politiche e governative di questi decenni, abbiamo perso venticinque anni.
Ora, dobbiamo essere grati alla Corte Costituzionale che, con una decisione puramente giuridica, in un colpo solo, ha abbattuto due birilli: la Lega con il centrodestra, che si vedeva già al governo c on il maggioritario e quella parte del PD che pensava e continua a pensare ad una alleanza strategica, anche elettorale, con le 5S. Un sistema proporzionale consente al PD di evitare di chiedere agli elettori di votare le 5S: non è necessario fare liste PD-5S insieme ! Appartengo alla categoria degli “idioti” (come li ha definiti con mano leggera il grande Franceschini): penso che una coalizione di governo con le 5S non possa essere una alleanza strategica, strutturale.
È dal 1994 che abbiamo coalizioni improvvisate, politicamente fragili e spesso inconsistenti, che svaniscono o sono paralizzate alla prima prova di governo. In realtà se ci fate caso, abbiamo spesso votato “contro qualcuno” piuttosto che “per qualcuno”. Ci siamo abituati a turarci il naso per votare coalizioni improbabili, con capi politici costruiti con primarie dall’esito scontato, o “partiti” personali, nati da società private.
Si ritorna finalmente alla politica, che non può essere sostituita da formule o leggi elettorali. In questi anni, si è pensato alla legge elettorale come strumento politico per strappare il consenso. La legge elettorale deve essere lo strumento che delimita il campo di gioco: il calcio di rigore non lo assegna la legge elettorale, ma la politica.
Rimane il fatto che la confusione domina. Abolendo la base regionale per la elezione del Senato, e facendo votare i diciottenni anche per il Senato, avremo due Camere, con gli stessi poteri, elette con lo stesso sistema elettorale, dagli stessi elettori. Che senso ha? Ha ragione Sebastiano Messina su “Repubblica” di oggi quando scrive che “il nostro bicameralismo passa da perfetto a perfettissimo”.
Sono ancora più convinto della proposta che un povero migliorista aveva fatto nel 1987 e ancora, con una proposta di legge costituzionale, nel 1993, quando non era ancora nato, politicamente, Renzi. C’era già il Parlamento europeo (a cui nel 1979 con un referendum propositivo volevamo assegnare poteri legislativi sovranazionali) e da ventitré anni c’erano le Regioni, enti con potestà legislativa (che dovrebbero tornare ad essere enti che fanno leggi e non macchine amministrative).
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(giovedì 16 gennaio 2020)
https://www.ilmigliorista.eu/politica/il-canada-e-la-lega/
https://www.ilmigliorista.eu/…/il-tormentone-delle-leggi-e…/
https://www.ilmigliorista.eu/polit…/basta-parlare-a-vanvera/),
https://www.ilmigliorista.eu/europa/abolire-il-senato-e-ridurre-i-deputati-a-315/