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…il futuro che verrà

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Le ferme e pacate parole del Presidente della Repubblica ci hanno illustrato una situazione difficile. Ma è ora che le forze di opposizione escano dalla incapacità di far prevalere, sui propri interessi di parte, le esigenze nazionali e l’interesse del Paese. Sei mesi fa infatti si è preferito astenersi dal fare politica, lasciar fare il governo giallo nero, piuttosto che avere una iniziativa politica che impedisse un blocco di potere tra due forze populiste, accomunate solo dalla smania di poltrone, a scapito delle reali esigenze di crescita e sviluppo, di giustizia sociale del Paese.

Per ragioni diverse, Forza Italia e Partito Democratico hanno preferito “mangiare i popcorn”, nel timore di elezioni anticipate e con un recondito, inconfessato, pensiero: tanto non durano molto. Ma questo è un pensiero di una forza impotente. In politica, come è noto, i meriti di uno sono quasi proporzionali ai demeriti dell’altro, e lo spazio politico viene sempre riempito da qualcuno, non rimane mai vuoto.

Forza Italia poteva pensare di controllare il suo alleato, alle elezioni e nelle regioni e negli enti locali, ma ha fatto un errore di valutazione che pagherà molto caro.  Il PD,  in una posizione aventiniana, a cui l’ha costretto il fanciullesco atteggiamento di ripicca del plurisconfitto ex leader, e in preda ad una lotta fratricida lunga assurdamente un anno e senza una vera approfondita discussione politica e ideale, si ritrova in una situazione di passività tale che non riesce a svolgere, non dico una seria azione politica  che agisca sulle contraddizioni delle forze politiche in campo, ma persino una efficace, continuata e puntuale azione di informazione sulle menzogne e le incapacità del governo giallo nero. Almeno, questo è quello che avverte una grande parte degli elettori della sinistra.

Sia chiaro, non sostengo affatto che il PD dovesse andare con le 5S, che, a detta di qualcuno, sarebbero di sinistra o porterebbero avanti istanze sociali (sic!) di cui tenere conto. E perché le esigenze di sicurezza che i ceti meno abbienti hanno manifestato nei quartieri popolari con il voto alla Lega, sono di destra ?

Sostengo che bisogna muoversi, sia a livello locale che a livello nazionale, con iniziative e proposte politiche adeguate, perché il Paese rischia di pagare danni ingenti, e in particolare i ceti popolari e i lavoratori, che sono anche quelli più esposti alle sirene dell’assistenzialismo e della xenofobia. E bisogna muoversi anche con la mobilitazione capillare, quartiere per quartiere, paese per paese. Bene adesso, con le “Mille piazze!”  Ogni settimana ci devono essere dei presidi distribuiti in tutto il Paese per informare sulla lotta politica che si sta conducendo, non nelle primarie, ma in Parlamento, nei Consigli regionali, comunali e di quartiere.

A Milano nel 1961  ci fu un ciclo di conferenze su “Fascismo e antifascismo 1918-1948”, che furono parte della mia formazione politica. Nel 1973 poi  il Pci pubblicò un disco che conteneva una lezione tenuta (1961) al Teatro Alfieri di Torino da Palmiro Togliatti sulla “svolta di Salerno”. Nell’aprile del 1944, Togliatti sostenne che il primo dovere dei comunisti era quello dell’unità contro i fascisti e i nazisti, e di creare un governo di unità nazionale con Badoglio e i monarchici,  rinviando a dopo la liberazione il tema della forma istituzionale e affermando che dopo la liberazione si doveva andare alla Costituzione di uno Stato democratico e  pluralista.

Non si dica che sono schemi superati, basati su ideologie ottocentesche o novecentesche vecchie, o contesti storici particolari.   È la politica, è lo strumento della politica che conta qui, e per realizzare l’obiettivo primario per il Paese si va politicamente nelle gambe del diavolo, si va anche con la monarchia e si accantona l’idea di fare la rivoluzione socialista come in Urss.

L’interesse del Paese, dei lavoratori, delle forze produttive è sempre la bussola di un partito di sinistra e deve essere perseguito, con una attenta conoscenza della realtà, con sapienza tattica e lungimiranza strategica, con lo strumento della politica, la più alta e difficile delle attività umane. Così almeno mi sembra.

Non serve dire che la sinistra al governo era più brava, anche perché non si capisce perché non hanno votato per la sinistra, se era così brava. Serve che oggi, né ieri né domani, oggi,  la sinistra venga percepita come quella che tutela meglio l’interesse del Paese, delle donne, dei lavoratori, dei giovani e degli anziani.

Luigi Corbani

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