Abbiamo avuto il coraggio (e ce ne vuole!) di seguire l’intervento dell’on. Claudio Borghi (presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, è bene ricordarlo) nella trasmissione PiazzaPulita su la7.
La tesi sostenuta reiteratamente da costui è che le previsioni economico-finanziarie in genere e, nello specifico, quelle esibite nel DEF, non hanno valore, poiché le previsioni si verificano solo dopo, dopo, cioè, che gli eventi in questione si sono verificati.
Credo che ciò si chiami consuntivo e non previsione.
D’altra parte, questa tesi curiosa si accompagna con quella esibita dal Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture (è bene ricordarlo) Danilo Toninelli per il quale i tecnici elaborano previsioni, suggeriscono soluzioni, disegnano scenari, ma i politici, poi, si comportano come pare a loro, in maniera del tutto estemporanea.
Non è la rivendicazione del primato della politica sulla tecnica o sulla burocrazia. È la rivendicazione della assoluta indifferenza rispetto alla competenza, alla conoscenza e alla meditata valutazione dei fenomeni. E parliamo di fenomeni complessi: la politica estera, la politica di bilancio dello Stato, le politiche economiche, e così via.
Già fin dall’inizio dell’avventura di questo Governo, il Movimento 5 Stelle, in particolare, aveva manifestato la propria totale diffidenza verso i tecnici ministeriali, dell’Istat, dell’INPS, e di tutti quegli uffici, dipartimenti ed enti che costituiscono la struttura funzionale dello Stato. Analoga diffidenza aveva manifestato verso le authorities come Banca d’Italia e Consob. La diffidenza spesso è trascesa in aperta ostilità ogniqualvolta i cosiddetti tecnici resistevano a richieste assurde o irrealizzabili o esprimevano valutazioni difformi dalla volontà governativa.
Avevamo già tempo fa trattato il tema della demolizione della struttura dello Stato: bullone dopo bullone, i Ministri di questo Governo stanno smontando la macchina organizzativa che fa funzionare lo Stato. Si toglie un tecnico qui, si delegittima un altro tecnico là, e li si sostituisce in genere con persone dal curriculum incerto ma dalla solidissima fedeltà di partito.
Ma sostituire competenza con familiarità (nel senso del famulus, famiglio di latina memoria) non è mai una cosa giusta, opportuna e sensata.
Così come non porta bene sostituire la realtà dei fatti con la fantasia delle promesse semplici o la cruda verità dei numeri con chiacchiere propagandistiche o, ancora, la scientifica previsione con la fumosa premonizione.
Però, coloro che governano questo nostro Paese continuano a vaticinare di ripresa economica, benessere crescente, povertà debellata.
E rimandano la resa dei conti a dopo. Dopo le elezioni europee, per ora. Nella speranza di una vittoria sulla quale campare ancora qualche mese. Ma andrebbe bene anche una mancata vittoria poiché capace di alimentare polemiche sulle cospirazioni demoplutogiudaichemassoniche.
Una ‘vittoria mutilata’ è già servita di pretesto giusto cent’anni fa.
Pepito Sbazzeguti