Sì, appartengo anch’io a “quelli che c’erano prima”. Quelli che, secondo questa manica di manigoldi che ci governano, sono colpevoli di tutto e meritevoli di nulla. È vero che le generazioni sono come le foglie, è detto nell’Iliade. Ma la generazione mia, e quella dei miei genitori, considerate in una prospettiva storica, sono ancora “foglie fresche”.
E sono proprio “quelli che c’erano prima”. Quelli, cioè, che di un paese sconfitto dalla guerra, ridotto a un cumulo di macerie e senza risorse, hanno fatto la sesta/settima economia del mondo, portandolo a standard di vita tra i più elevati. Senza errori, senza storie anche disdicevoli e, oggi, senza problemi? Tutt’altro. Ma anche con un popolo di lavoratori e classi dirigenti o élite, termine usato spesso a sproposito, assolutamente perbene, con forte senso civico del bene comune, intelligenza e intraprendenza esemplari. Questi miserabili che sono oggi al potere, sono solo una miscela di ignoranza e arroganza, la peggiore combinazione che possa capitare. Tanto più se associate a incompetenza, supponenza, stupidità.
È stato un momento di “sonno della ragione”, di un “popolo coglione risparmiato dal cannone”: un invito a rileggere la “ninna nanna della guerra” di Trilussa, assolutamente ficcante per l’Italia di oggi. Certo anche questa “è la democrazia bellezza”, manipolata però, nel nostro caso, dai giochi e le magie di un comico miliardario e, si dice, anche evasore, in assoluta malafede, e da un barbaro cinico, privo di qualsiasi umanità.
E a questi figuri, il popolo italiano, arrabbiato con ragione e imbambolato senza motivo, ha affidato non solo il governo di un grande paese, ma le sorti del suo futuro.
Un paese divenuto grande non certo per loro, e non certo per dono degli dei, ma per il lavoro di tanta gente che si è rotta la schiena, ha fatto quella gavetta che loro non sanno neppure cosa sia, che lo hanno amato veramente, innanzitutto studiandolo nella sua storia, nella sua cultura, nella sua antropologia. E loro, invece, ogni giorno devono dimostrarci, insistentemente e ripetutamente la loro insipienza e supponenza, credendosi una sorta di aedi pantocratori, di una “rivoluzione” al rovescio. Un vuoto che riempiono con la propaganda e l’imbroglio, facendo danni immensi, che saranno i mostri con i quali il popolo italiano si troverà a dover fare i conti, al momento del “risveglio della ragione”.
E così, non c’è dubbio che siano loro, oggi, il problema principale del nostro paese. E non certo la soluzione, come tanti beoti hanno sperato, e continuano a sperare contro ogni evidenza. Hanno attivato un processo regressivo su tutti i fronti: politico, culturale, economico, di costume, di valori. Sono davvero il governo del cambiamento. Ma che cambiamento! Un ritorno al sottosviluppo e ad un medioevo infarcito di inquisizione.
No l’Italia è il mio paese, che ho amato, promosso e difeso anche nel mondo. Ma loro non mi rappresentano. E non per la diversità di opinioni e pensiero politico: oddio! Che parola grossa è “pensiero” riferita a loro. Ma per i disvalori di cui ogni giorno danno testimonianza: a cominciare proprio dall’onestà, dalle virtù civili, dall’umanità. Sono quindi orgoglioso della mia generazione e della storia, anche recente, del mio paese, aperto al mondo, che fatto di ciascuno di noi anche un cittadino del mondo. Cha anacronismo l’italianità sovranista!
Pronto, quindi, personalmente, a continuare ancora a combattere, come posso, quelle degenerazioni che, tutte le storie hanno, ma che questi signori al potere, non solo non contrastano, ma alimentano ogni giorno, coprendosi con il gioco vigliacco, della criminalizzazione dei più poveri tra i poveri.
Bravi, così, a combattere i poveri piuttosto che la povertà, come pretenderebbero di farci credere. E, in più, a seminare odio invece di solidarietà, il solo valore che definisce una comunità civile fondata sull’umanesimo e il solo valore atto a nobilitare l’azione di una vera classe politica.
Del resto basti pensare alle mafie, il vero problema della sicurezza che abbiamo, e che prosperano nella più totale indifferenza del ministro crociato, e dell’intero governo, che solo nella sua Lombardia vede ben 16 processi in corso sulla ‘ndrangheta. Un fenomeno sempre negato, non si sa se per insipienza, irresponsabilità o collusione come qualche processo e condanna farebbe pensare. E presto si dovrà pure aprire il “vaso di Pandora”, delle nuove collusioni e voti di scambio al sud. La vecchia classe politica, tanto vituperata, in parte certamente compromessa con la criminalità mafiosa, ha anche in gran parte combattuto e pagato, però, un tributo di sangue nel contrasto a questi fenomeni criminali. Tutto lascia supporre che questi che ci governano, non ne pagheranno certamente neppure una goccia. E domandiamoci perché.
C’è quindi una parte buona, consistente, e di larga maggioranza, nella generazione di “quelli che c’erano prima”, da cui costoro dovrebbero imparare se, davvero, aspirassero all’onestà e alla pratica delle virtù civili.
Benito Boschetto