Mi è arrivato un video sugli “italiani”. Ci sono tanti video che girano di questa natura, apparentemente innocui, festosi, bene auguranti, ma che comunicano un messaggio politico pericoloso. Non avrei nessun problema a parlare di orgoglio nazionale, anche se preferirei parlare di orgoglio europeo, ma tant’è. La discussione è partita da uno spot ridondante di retorica “nazionalista”. È stato prodotto da un emittente “Radio 105” che appartiene a Mediaset che – ha annunciato – trasferirà la sede legale in Olanda ma continuerà ad avere la sede fiscale in Italia. E viene da chiedersi se i suoi programmi sono in linea con i valori proposti dallo spot. Predicare bene è facile, razzolare male viene anche meglio.
Mi è piaciuta la tesi di un amico, acuto osservatore del mondo, secondo il quale la retorica è come una ricetta di cucina: se ne prende quanto basta e quanto aggrada. Ma la retorica, però, non è mai fine a sé stessa, quasi sempre non è un prodotto gratuito, ha un prezzo, un fine, uno scopo, qualche volta nobile, molto spesso poco nobile.
E qui vengo allo spot. Tutta la prima parte di retorica ( ridondante, a mio parere, e insopportabile, ma capisco che ad altri possa piacere, ovviamente) è finalizzata all’orgoglio italiano. . Ma se ascoltate le parole, vedete che il messaggio politico non è nazionale, ma nazionalistico, sovranista ed antipolitico. “I politici inseguono i like, mentre gli “influencer” costruiscono gli ospedali”. Se alludono a Salvini, abbiano il coraggio civico di dirlo, ma se rimane generico – ed io non ho nessuna stima del ceto politico attuale – è pura demagogia antipolitica. Luca Zaia, Stefano Bonaccini, Luca Ceriscioli, Enrico Rossi, pur con difetti, sono politici che stanno facendo la loro parte nell’interesse di tutti. Bene, io sono felice che si realizzino 14 letti al San Raffaele e come scrive il Corriere “per arrivare a questo risultato Chiara Ferragni e Fedez hanno aperto una raccolta fondi il 9 marzo, mettendoci i 100 mila euro (sic!) iniziali”. Ben vengano le donazioni, (se anonime, meglio ancora, così non ci sarebbe neanche il dubbio che lo facciano per farsi pubblicità e avere un tornaconto), ma diamo il giusto peso a ogni cosa.
Certo, l’esempio che ha dato la Regione Lombardia con l’ospedale in Fiera è al di sotto dell’attività dell’imbonitore: oggi lunedì, attivano due letti, forse mercoledì salgono a dodici, e forse, non si sa quando, arriveranno a 55 posti letto. Anche qui, sono dell’opinione che piuttosto di niente è meglio piuttosto, ma la campagna mediatica e propagandistica attorno a questa vicenda dimostra cialtroneria e malafede ( il 12 marzo Gallera e Fontana avevano annunciato che “entro 6 giorni sarà pronto in Fiera un ospedale di 600 letti di terapia intensiva”, dal “Sole 24 Ore”), poiché serviva a nascondere il disastro delle case di riposo e della linea della ospedalizzazione.
Ma il clou dello spot viene alla fine: “non aspettatevi che gli altri (gli stranieri,? gli europei?) lo capiscano: hanno costruito la loro ricchezza sui sacrifici e le idee dei nostri connazionali. Non possono arrivare a comprendere tutto questo perché non sono italiani”.
Qui non c’entra la retorica, è il messaggio politico, sbagliato e nauseante, che puzza di xenofobia, di nazionalismo italiota. Tralascio quello che un amico mi suggerisce a questo proposito: il culto della furbizia, l’evasione fiscale, l’abusivismo, la mafia, ecc., che fanno pur parte del nostro presente. Ma oggi di che cosa devo essere orgoglioso, di un Paese che conta 15.887 vittime ? Di una Regione, all’avanguardia, la più progredita del mondo intero, che conta 8.905 vittime? Sto male a sentire tanta retorica sull’italianità, mentre scompare una quantità di persone impressionante: è come se fosse stata sterminata la popolazione di Gessate (provincia di Milano, dove arriva la MM2). E non è per colpa di una catastrofe imprevista e imprevedibile: dal 22 gennaio governo e Regioni erano avvisati del rischio di epidemia, dal 31 gennaio è stato dichiarato lo stato d’emergenza e poco prima a La7, dalla Gruber, il 27 gennaio, Conte dichiara che “siamo prontissimi, abbiamo adottato le misure più cautelative, e più incisive, all’avanguardia di tutti i Paesi”
E l’assessore alla Protezione Civile Pietro Foroni, dichiara che «fino a questo momento, in Lombardia le abbiamo azzeccate tutte», senza che nessuno ne chieda le sue immediate dimissioni o lo rincorra a calci nel sedere. Ma vi rendete conto che stupido e arrogante cinismo ? Io dovrei essere orgoglioso di una Regione, e di un Paese che non è in grado di fare un minimo di strategia sanitaria, che a oggi consiste solo nel “stare a casa”. E sia chiaro, in questo, gli italiani, forse per paura, più che per convinzione, sono teutonici, o se preferite, coreani, giapponesi: dall’11 marzo al 5 aprile (una preghiera al Ministero degli Interni: pubblicate i dati per regione!) su oltre cinque milioni di controlli, solo il 3,72% sono stati sanzionati; su oltre due milioni di esercizi commerciali controllati, solo lo 0,19% è stato sanzionato. Se gli italiani pagassero in questa proporzione le tasse, saremmo un Paese normale.
Ma oggi ci consoliamo con l’affermazione che gli altri stanno peggio. E non abbiamo l’umiltà di imparare dagli altri, che stanno facendo meglio di noi.
E adesso – si dice – non è il momento delle polemiche, non dobbiamo discutere se le cose vanno bene o male, se bisogna correggere qualcosa in corso d’opera. Zitti e obbedienti. Ci sarà il tempo per discutere. No, non ci sarà quel tempo, perché dopo, ti diranno che stai rivangando il passato, bisogna guardare avanti. Ma già adesso lo faremmo se solo sapessimo dove andare. È come per le mascherine: prima non servivano, adesso molti dicono che servono, il capo della protezione civile dice che non servono e il Ministro della Salute dice che serviranno. Grazie, più chiaro di così! “viva l’Italia, metà dovere, metà fortuna”.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 6 aprile 2020)