Parliamo dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri di ieri sera, sabato 21 marzo, primo giorno di primavera.
Contenuti a parte (dei quali, comunque, ai potrebbe discutere), la modalità di comunicazione di questa ordinanza di primavera è sconcertante e preoccupante.
Il Governo decide di fermare il Paese e di consegnarlo agli arresti domiciliari per un mese con un annuncio notturno su Facebook dai toni drammatici. Un’opinione pubblica già in gran parte spaventata viene così ulteriormente aggredita e angosciata. Le ore notturne, si sa, soprattutto per una popolazione anziana già segregata in casa, sono quelle più sofferte. E poi, questa personalizzazione del potere da uomo solo al comando, espressa dalla solitudine di presenza in video e dall’uso costante della prima persona singolare, sarà foriera di un risveglio della stessa opinione pubblica con vocazioni autoritarie.
Diverso, ben diverso, sarebbe stato un annuncio diurno in Parlamento a reti tv unificate o una conferenza stampa. C’era il tempo e ci sarebbe stato il modo.
Il tono e il rito fanno sostanza in questi casi, più del contenuto.
Invece, si sceglie deliberatamente (debbo pensarlo) e irresponsabilmente (nelle conseguenze) uno stile di comunicazione da stato di guerra, ma non siamo in guerra. Siamo in emergenza, una gravissima emergenza sanitaria (che diventa anche socioeconomica), ma non in guerra. Questi toni e questi modi aggravano la crisi poiché generano ancor più ansia di quanta ce ne sia già. È una profezia che rischia di autoavverarsi. Non si sospende la democrazia con i suoi rassicuranti, utili e necessari rituali per inseguire un monte premi da record di like sui social.
Giocare a fare Churchill, senza esserlo e senza neppure assomigliargli da lontano, fa male al Paese.
(Senza contare che Churchill, finita la guerra, perse le elezioni).
Pepito Sbazzeguti
(*) Conte non è ciociaro, ma lo è il Capo della Protezione Civile, Borrelli. Ho operato una crasi concettuale, giustificata, credo dal contesto e dallo stile comunicazionale scelto da entrambi.
(domenica 22 marzo 2020)
Mi sembra troppo ingeneroso…. E opinabile per lo scarto fra l’enfasi e la sipposta gravità dei fatti soprattutto se rapportati all’eccexionalita della situazione
Il mio stupore è totale. La democrazia deve funzionare quando c’è l’emergenza, altrimenti ci prendiamo in giro quando critichiamo Xi Jinping come autocrate. Limitazioni alla libertà di movimento e di riunione (art.16-17 della Costituzione), il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma anche associata (art.19), il diritto alla scuola (art.34) o alla libertà di impresa (art.41) non si adottano con un decreto monocratico, estendendo norme previste da un decreto legge solo per la zona rossa di Codogno. Tali limitazioni, in caso di guerra o di emergenza, devono essere adottate dal Parlamento. Non da Casalino-Conte.
Se combattere la Natura quando aggredisce le sue creature e l’Imbeciliita’ separatamente è impresa sovrumana, quando esse si uniscono è fantascienza pura. Noi questa sfida stiamo affrontando e per quanto ci si possa sentire eroi dentro, siamo semplicemente dei passeggeri di una nave in mezzo alla tempesta con al timone un che non governerebbe neanche un pattino col mare calmo o passeggeri di un aereo con alla cloche uno steward che ha abbandonato il carrello delle bibite. Nave e aereo fanno parte della nostra Compagnia di Bandiera
Nella sostanza entrambi i commenti sono corretti, ma la via per una democrazia matura e’ ancora lunga – specie da parte del rispetto formale di chi le impersona