Abbiamo il segretario del PD, e finalmente si è conclusa la liturgia delle primarie e il conclave. Una osservazione preliminare: trovo un po’ irritante questo uso di chiamarsi con il nome, al posto del cognome (Nicola, Maurizio, ecc.), il che manifesta anche una concezione chiusa e settaria del partito e dei suoi organismi dirigenti, una moda familiaristica quando non familistica, propria di un gruppo ristretto, autorefenziale: se la cantano e se la suonano fra di loro.
Detto questo, il PD rimane un fatto importante nel panorama politico italiano: siamo in presenza di un partito, con tante cose da chiarire anche sulla sua natura, ma di un partito, non di una azienda come la Casaleggio s.r.l., che ha sovvertito tutti i parametri: nella prima repubblica, erano i partiti che possedevano delle società, adesso sono delle società (famigliari, che si tramandano di padre in figlio) che possiedono dei partiti, siamo alla monarchia. E il panorama politico è essenzialmente costituito da forze monocratiche, sono imprese a conduzione individuale.
Ora, si è concluso un percorso che ha portato quasi un milione e seicentomila persone a partecipare all’elezione del segretario; ha ragione Martina quando dice che, se si fossero fatte un anno fa, a ridosso della sconfitta, non ci sarebbe stata questa partecipazione, che è cresciuta in questi mesi per segnare il dissenso nei confronti del governo giallo nero. E ha ragione chi ha scritto che questa partecipazione non è un assegno in bianco. Ci sarebbero tante cose da dire sulla relazione di Zingaretti, sulla direzione nazionale, una domanda sorge spontanea: e la politica ?
Il Pd ritiene che questo governo sia un danno per il Paese ? Ritiene che più questo governo va avanti, più i danni economici, sociali, culturali, e per la civile convivenza siano consistenti, e mettano a “repentiglio” (come direbbe il presunto premier) il futuro del Paese? Se la risposta è sì, allora dovrebbe dire, con chiarezza, che l’obiettivo immediato del PD è quello di mandare a casa questo governo giallo nero, subito.
E sembrerebbe questa la linea: Zingaretti parla di un “campo democratico” di opposizione che raccolga “forze di centro, liberali, moderati e perfino conservatori preoccupati dal populismo”. Quindi ciò significa che il PD è pronto a dialogare anche con Forza Italia, pur di mandare a casa questo governo. O no? Non si capisce, perché – come scrive Umberto Minopoli – “poi disperde, distorce e annichilisce l’idea del “campo democratico” con due ipotesi, vecchie o mal confezionate: quella “old style” del consueto centrosinistra ( con chi ?) come perimetro delle alleanze del Pd (un campo piccolo e minoritario); la proposta di un “coordinamento delle opposizioni”. Senza Forza Italia ma con Leu?”
Francamente, non ho capito come intende muoversi il PD: vuole mandare a casa subito il governo delle tre teste di Cerbero, o no? Se sì, come? E dopo che ha abbattuto il governo, cosa fa? chiede le elezioni anticipate o è disposto a trovare la soluzione per un governo? O preferisce aspettare che la situazione precipiti ? O preferisce che siano Salvini e/o Di Maio a decidere quando andare alle urne?
Sono due prospettive diverse: una mette al centro le esigenze del Paese, l’altra l’interesse del Partito. Temo purtroppo che prevalga quest’ultima: troppe volte ho sentito dire “dobbiamo andare a riprenderci il nostro popolo”. Esiste un nostro popolo, il loro popolo, e il popolo degli altri ? Ma che state dicendo? Ne abbiamo già sentite di cretinate, come quella dello “zoccolo duro”. Non c’è un popolo targato PD, con valori o una ideologia identitaria ; ci sono dei cittadini italiani che ritengono che, in quel momento, la proposta politica e di governo del PD sia più convincente di quella di altri. Punto. E allora bisogna avere una politica più convincente, che abbia più consenso, perché accompagnata da progetti, programmi che facciano toccare con mano la bontà della tua politica.
Salvini, piaccia o non piaccia, ha promesso una politica sulla sicurezza e sugli immigrati che è stata percepita come necessaria per il Paese. Le 5S, piaccia o non piaccia, si sono presentati come le facce nuove che possono essere provate, visto che le cose non andavano bene e il Pd non era più credibile, con la doppia faccia di Gentiloni (premier uscente) e Renzi (vecchio e futuro premier).
Una forza riformista deve essere capace di proporre una politica rinnovata nei contenuti, che maggiormente risponda agli interessi di sviluppo economico e sociale e di crescita civile e culturale dell’Italia come parte ( e sottolineo, parte) dell’Europa unita. Ma rimane il punto politico: anche nei prossimi giorni, in Parlamento, il PD è in grado di affermare, che pur di salvare il Paese dal disastro, sarebbe pronto ad appoggiare o a dare l’astensione ad un governo che affronti la recessione economica con provvedimenti adeguati ? E se non fosse possibile un governo, con l’astensione del PD, è pronto anche ad andare alle elezioni politiche insieme a quelle europee ?
Luigi Corbani