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63 giorni al voto

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“La legge elettorale peggiore di sempre”

Andiamo a votare con “la legge elettorale peggiore di sempre”, dichiara oggi  l’on. Letta a Repubblica. E l’intervistatore non gli chiede perché non l’ha cambiata  o almeno non ha cercato di cambiarla. Domanda doverosa, visto che  l’on. Letta tale affermazione l’aveva già fatta anche il 4 maggio 2022.

Ora, Letta non è uno  che passa per strada, capitato qui per caso:  dal 12 marzo 2021 è segretario del Pd e dal 4 ottobre 2021 si è fatto eleggere alla Camera dei deputati nelle elezioni supplettive (Giancarlo Padoan si era dimesso per fare il presidente di Unicredit) del collegio uninominale Toscana 12, sostenuto (notate bene)  da PD, 5Stelle, Art. 1 MDP, Sinistra Italiana, Italia Viva, Europa Verde-Verdi e Partito socialista italiano.

Si consideri che il 20-21 settembre 2020 gli italiani sono stati chiamati a votare per confermare la legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Per inciso, un terzo dei votanti ha respinto la proposta. Si noti anche che il referendum si è fatto poiché al Senato nel 2019  (quando c’era il governo Conte I) PD, Leu e alcuni di Forza Italia in Senato hanno votato contro la legge, facendo venire meno i due terzi di consensi necessari per rendere inammissibili le richieste di referendum.

Il PD poi è entrato in maggioranza nel Conte II e allora ha approvato tutto quello che proponevano le 5S, Di Maio in primis, come pregiudiziale  (riduzione di parlamentari), e senza porre la condizione di approvare contemporaneamente una nuova legge elettorale di impianto proporzionale, coerente con l’assetto della Costituzione. Misura tanto più necessaria poiché con la riduzione di parlamentari si possono avere con il “rosatellum” maggioranze che cambiano e sconvolgono la Costituzione.

Poi arriva “cuor di leone Letta” e anche quando diventa deputato,  non presenta una proposta di nuova legge elettorale, poiché  bisogna aspettare le decisioni delle 5S, parte integrante del “campo progressista”, diventato nel frattempo “campo largo”, diventato poi un  camposanto,  grazie alle ultime, tristi e farsesche vicende parlamentari.

Il Rosatellum

Ricordo, per chi se l’è dimenticato, che nel 2018 si è votato con il Rosatellum, costruito sul voto di coalizione, Alla Camera il centrodestra aveva  ottenuto il 37% dei voti (prima coalizione per risultato e seggi) ). Nei collegi uninominali il centrodestra aveva ottenuto 111 seggi, pari  al 48% dei seggi.  Le 5S che nel proporzionale avevano ottenuto quasi il 33 %, avevano preso nell’uninominale  93 seggi , pari al  40% dei seggi. Il centrosinistra con quasi il 23 % nel proporzionale, aveva avuto 28 seggi nell’uninominale pari al 12% dei seggi uninominali complessivi.

Al Senato, con il 37,5% nel proporzionale, il centrodestra aveva ottenuto 58 seggi nell’uninominale, pari al 50% dei seggi uninominali complessivi. Le 5S con il 32,2% avevano ottenuto 44 seggi, pari al 38% dei seggi uninominali.  Il centrosinistra con il 23 % dei voti nel proporzionale aveva ottenuto 14 seggi (compreso quello della Valle d’Aosta) pari al 12% dei seggi complessivi attribuiti con l’uninominale.

Ho ricordato questi dati per sottolineare la “disproporzionalità” che si avrà con i collegi uninominali, Poi, alcuni come Letta dovrebbero sapere anche qualche altro  inghippo del Rosatellum.

È  stata posta la soglia di sbarramento al 3%, ma con una trovata geniale a favore delle coalizioni: il riparto dei voti delle liste che non arrivano al 3%. In un regime democratico, come era il proporzionale, i voti delle liste che non facevano il quorum, (in questo caso sotto il 3%) andavano dispersi.  Con il Rosatellum, nossignori:  infatti i voti delle liste che non arrivano al 3%, (ma hanno preso almeno l’1%,) vengono infatti ceduti, cioè redistribuiti, ai partiti più grandi: a quelli della loro coalizione, se fanno parte di una coalizione, o, in modo proporzionale, a tutti gli altri. Per cui, c’è il rischio che il mio voto possa finire a una lista che non vorrei mai votare! Per bontà del legislatore, il meccanismo di recupero a favore della coalizione non si applica alle liste che prendono meno dell’1%.

Una legge elettorale per favorire  le coalizioni

Con il combinato disposto di queste norme, con la riduzione dei parlamentari, con i collegi uninominali (vince il seggio chi ottiene più voti)  e con i  collegi plurinominali (i seggi sono attribuiti in proporzione ai voti di lista o di coalizione, anche con il recupero di quelle liste tra l’1% e il 3%), se una coalizione ottiene il 45-46% dei voti, potrebbe fare il 58% dei seggi; se una coalizione arriva al 48% dei consensi elettorali, potrebbe fare il 62% dei seggi,

In tal modo si supera i 3/5 dei componenti del Parlamento  di cui parla la Costituzione per eleggere i giudici della Corte Costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura. Norma della maggioranza qualificata in un sistema proporzionale  che impediva la “dittatura della maggioranza” e richiedeva il tanto vituperato, obbrobrioso, “consociativismo” tra maggioranza e opposizione per garantire equilibrio politico, ideale e culturale  in alcune delicate funzioni costituzionali.

Ecco perché dico che l’impianto della Costituzione è proporzionalista; se invece volete il maggioritario, non piangete poi se, come nel caso della Corte suprema americana, la maggioranza della Corte Costituzionale  diventa antiabortista, anti immigrazione, anti jus soli, anti LGTBQ+, ecc.

Allo stato, secondo i sondaggi, c’è solo il centrodestra che potrebbe fare questo risultato e fare la maggioranza dei seggi , con il che potrebbe anche eleggersi da solo il Presidente del Senato (Berlusconi?).

Niente preferenze,  liste bloccate e niente voto disgiunto

Il Rosatellum ha poi altre chicche. Niente preferenze, alla faccia dei “cittadini che decidono”.  Le liste nel proporzionale sono  bloccate,  fatte dai “capi partito o capi corrente” sulla base del criterio ovviamente della fedeltà, non certo delle competenze e delle capacità,  in modo da sistemare gli amici e far fuori i nemici.

Vi è anche  la vergogna  della possibile candidatura in cinque collegi plurinominali e in un collegio uninominale (per i candidati top, più paracadute di così era difficile da immaginare). Nella precedente legge elettorale, erano addirittura dieci le candidature plurime.

Niente voto disgiunto: sulla stessa scheda c’è l’uninominale e il plurinominale e viene annullata la scheda se uno vota per un candidato nell’uninominale di una coalizione diversa dalla coalizione votata nel proporzionale. Ovviamente, tra Camera e Senato, essendo due schede, si può votare in modo difforme.

Si vota dunque domenica 25 settembre (e solo domenica). E la prima riunione delle Camere è prevista per giovedì 13 ottobre

I simboli per le schede devono essere depositati il 12-14 agosto e le liste dei candidati debbono essere presentare il 21-22 agosto.

Per inciso, chi volesse presentare una lista deve raccogliere 750 firme per ogni collegio.

Collegi mostruosi

Nel frattempo, non si è fatta la nuova legge elettorale, ma si è andati a modellare i collegi sulla riduzione dei parlamentari.

Per cui alla Camera ci saranno 147 collegi uninominali e 245 nominati nelle liste proporzionali. E otto  deputati all’estero: certo, poiché noi facciamo votare dei cittadini stranieri, sia pure di origine italiana, che pagano le tasse nel loro paese di residenza e non le pagheranno mai in Italia, Un principio innovativo di un Paese fantastico: abbiamo rovesciato il principio della rivoluzione americana, per cui abbiamo “representation without taxation”, del resto ciò è consono ad una Paese di diffusi  evasori fiscali.

Al Senato ci sono 68 collegi uninominali e 122 nominati nelle liste del proporzionale, poi ci sono 6 senatori del Trantino Alto Adige, e 4 dall’estero.

Se guardo alla Lombardia, debbo dire che il Rosatellum appara ancora più sconclusionato  e fuori da ogni logica democratica. Di fatto si conferma che il Rosatellum non produce eletti, ma nominati dalle conventicole che si fanno chiamare arbitrariamente “partiti”.

Per il Senato c’è  Lombardia-1  che nomina 6 senatori con il proporzionale  (in liste bloccate, ripeto) e a questo collegio fanno riferimento tre collegi uninominali (vince chi ottiene più voti): Varese, Como, Monza.

Lombardia-2 nomina  8 senatori su liste bloccate e  quattro senatori nell’uninominale: Milano Buenos Aires Venezia, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pavia.

Lombardia 3 nomina sei senatori sul proporzionale e   quattro senatori nell’uninominale: Bergamo, Brescia, Treviglio, Cremona .  In totale dunque undici collegi uninominali e tre collegi plurinominali (con venti  candidati) per un totale di 31 senatori su un totale di  200 senatori  nazionali.

Avete presente le dimensioni dei collegi plurinominali? Una follia. Se trovo uno che ha votato ai referendum per l’abolizione della legge del 1946-1948 perché “ci  voleva un  maggiore rapporto tra eletti ed elettori”, gli farei girare a piedi le vie di Milano e tutti i Comuni del collegio Milano-2.

Ma alla Camera la cosa si fa più interessante ancora: c’è un rapporto diretto, direi casa per casa, tra candidati ed elettori. E se volete divertirvi, andate anche a vedere gli scavalchi di provincia.

Lombardia 1-1 nomina 8 deputati e fa riferimento ai collegi del maggioritario “puro” (ripeto, vince chi ha più voti) di Rozzano, Legnano, Milano Loreto,  Milano Bande Nere, Milano Bienos Aires Venezia.

Lombardia 1-2 nomina 8 deputati  e l’area è quella dei collegi uninominali di Monza, Seregno, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni.

Lombardia 2–1 nomina 4 deputati e comprende l’area dei  2 collegi uninominali di Varese  e di Busto Arsizio.

Lombardia 2-2 ha in dote 5 deputati nel proporzionale e 3 nel maggioritario (Como, Sondrio, Lecco).

A Lombardia 3-1 sono attribuiti 4 deputati con il proporzionale e aggrega  i due collegi uninominali di Treviglio e Bergamo.

Lombardia 3-2 ha 5 deputati nel proporzionale e 3 nel maggioritario nei collegi di Lumezzane, Brescia e Desenzano del Garda.

Infine abbiamo Lombardia 4 che nomina 7 deputati con il proporzionale e 4 nel maggioritario nei collegi di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova.

Quindi in definitiva la Lombardia elegge 64 deputati su 400 ( di cui 23 con l’uninominale e 41 con il proporzionale) e 31 senatori su 200 ( di cui 11 nei collegi uninominali e 20 nelle liste proporzionali.

Quanto sangue scorrerà, in tutte le coalizioni, partiti e partitini,  nel mese di agosto.  per le nomine nei collegi uninominali più sicuri ed per entrare nelle liste bloccate nei primi posti?

Detto questo,  sono ansioso di vedere i “nominati” e vedere se ci ripropongono ancora quei geni della politica  come Franceschini, Provenzano, Boccia, Orlando, Serracchiani e magari anche Bettini e Zingaretti e quanti candidati della “agenda Draghi” ( come vogliono chiamarsi adesso) che hanno già superato le due  legislature, come Di Maio.

“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”

Luigi Corbani

(domenica 24 luglio 2022)

1 thought on “63 giorni al voto”

  1. Massimo ha detto:
    Luglio 24, 2022 alle 4:27 pm

    Caro Luigi, analisi e disamina perfette e assolutamente oggettive. Mi hai definitivamente convinto il 25 settembre ad andare al mare!

    Rispondi

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