In Lombardia in questi giorni abbiamo assistito alla fiera delle vanità e degli errori, dentro l’area liberal democratica e di centrosinistra. Sono prevalse le ambizioni individuali, la ricerca di una collocazione di potere e i personalismi. Le vicende e le esperienze degli ultimi trent’anni avrebbero dovuto insegnare che prima di tutto conta ed è fondamentale il confronto politico, sui programmi, sui progetti, sui valori, sugli ideali che sostengono l’azione e l’iniziativa politica.
Le ultime elezioni politiche hanno confermato i risultati delle regionali del 2018: in Lombardia il centrodestra ha la maggioranza assoluta dei consensi dei votanti. Per di più vi è una folle legge elettorale regionale, per cui è eletto Presidente della Regione il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi sul territorio regionale: è un sistema maggioritario puro, al primo turno, senza quorum, e con un notevole premio di maggioranza.
Ora, in Lombardia il centrodestra ha preso 2,6 milioni di voti, oltre il 51%; il centrosinistra 1,4 milioni, pari il 27% dei voti validi; e Azione/Italia Viva mezzo milione, pari al 10%. Non sarebbe auspicabile una alleanza elettorale-programmatica con le 5Stelle, che allo stato attuale in Lombardia non hanno un peso rilevante né politico, né elettorale (il 5%),
Se si vuole pensare e tentare di sconfiggere il centro destra, non c’è che una strada: l’alleanza tra PD e Azione/Italia Viva, coalizione che oggi parte con uno svantaggio elettorale considerevole (oltre 700.000 voti). Ma questa è l’unica strada politica ed elettorale possibile.
E sarebbe cosa buona e giusta che PD e Azione/Italia Viva, lombarde e nazionali, si siedano attorno ad un tavolo e incomincino a parlare di programmi e del futuro della Lombardia. E a quel punto poi pensare ad un candidato, riconosciuto e autorevole, – lombardo, anche parlamentare o ex ministro – che si metta a disposizione della coalizione e che possa unire le forze liberaldemocratiche e del centrosinistra. Un candidato, anche, che, in caso di sconfitta, rimanga in consiglio regionale e sappia condurre la opposizione.
L’altra strada, che oggi si sta percorrendo, è quella di una lotta “fratricida” fra due forze che dovrebbero marciare insieme per battere il centrodestra. Importa davvero così tanto, essere il primo o il secondo partito di opposizione al centrodestra in Regione? O forse non è meglio puntare ad avere un premio dagli elettori lombardi per avere presentato una coalizione, con un candidato umile, capace e autorevole, che guardi alle cose da fare per migliorare la Lombardia e la condizione sociale, civile, economica e ambientale dei cittadini lombardi ?
Un passo indietro, oggi, potrebbe aiutare a fare molti passi in avanti.
Luigi Corbani e Umberto Minopoli
(30 novembre 2022)