Lui tira dritto e gli altri compagni di viaggio che fanno?
Scrive la Treccani che “durante il regime fascista, il podestà era il capo dell’amministrazione comunale, di nomina governativa, che cumulava in sé tutte le funzioni precedentemente attribuite al sindaco, alla giunta municipale e al consiglio comunale.”
Oggi il sindaco, nomina la Giunta, gli assessori sono suoi impiegati, non va neanche in Consiglio Comunale.
Da ottobre 2021 Sala ha partecipato a una seduta ogni sei del Consiglio Comunale e ha votato una volta ogni venticinque votazioni dell’organismo rappresentativo dei milanesi.
Il Consiglio Comunale non conta nulla e non ha nessun potere di controllo sul Sindaco e sui dirigenti (grazie alle leggi Bassanini e dintorni).
Adesso, però, non è più di nomina governativa, ma è eletto dal popolo. E quando, al secondo mandato, il sindaco è eletto da un milanese su quattro, si può ben dire che siamo in presenza di una “democrazia della minoranza”.
E chi non capisce nulla di politica e ha una cultura “manageriale” (“Decido io, comando io, tiro dritto”), trova che qualsiasi discussione sia una perdita di tempo e il Consiglio Comunale sia un ostacolo al suo ruolo “decisionista”.
La legge sui sindaci ha anticipato una tendenza che annulla la democrazia rappresentativa e fa spazio alla “gestione esecutiva” del capo investito di un mandato popolare, che sia di maggioranza o di minoranza, non importa. Sono quisquilie di una democrazia obsoleta. Perché noi siamo moderni e da trent’anni mettiamo mano alle norme costituzionali od elettorali, mentre in altri Paesi, vecchi e conservatori, vanno avanti da secoli o dal dopoguerra con le stesse regole
E con questa smania podestarile, Sala tira dritto, ma forse qualcuno del PD (che è il maggior sostenitore del podestà) o anche qualcuno dei “riformisti per Sala” dovrebbe spiegargli che l’aria non si ferma ai confini amministrativi di Milano. Al Sindaco Sala non importa nulla di essere il “sindaco metropolitano”.
Così ogni Comune fa come gli aggrada: Sesto è diverso da Cologno Monzese e Milano è diverso da tutti e due, tanto per fare esempi.
E poi come ha rimarcato su Facebook, Giorgio Moro, “nell’area B non entrano solo le auto “più recenti”: Entrano solo le diesel più recenti. Quelle a benzina entrano fino all’euro 3 compreso (vecchiotte). Le euro 4 stando al piano dell’amministrazione Sala saranno permesse addirittura fino al 2028 (e la mia euro 4 ha 14 anni per cui non la definirei recentissima…)”.
Pensare di combattere l’inquinamento con misure “milanesi” è peggio di mettere il dito per tappare il buco della diga. Per di più quando l’inquinamento da traffico privato produce il 15% di tutto l’inquinamento, mentre oltre il 50% è dovuto al riscaldamento e al raffreddamento delle case, degli uffici e il resto dalle attività industriali.
Nella lotta all’inquinamento, fa di più la riduzione di 15 giorni del riscaldamento invernale e l’abbassamento di un grado della temperatura del riscaldamento di queste misure vessatorie.
Che senso ha in piena inflazione e con la recessione incombente assumere dei provvedimenti che puniscono i ceti meno abbienti. Le misure e i divieti sugli autoveicoli, per la gran parte sono presi per raccattare dei soldi, monetizzando l’inquinamento.
Chiudere il centro alle auto? Bloccare il traffico privato dove passano i tram,? Potenziare il trasporto pubblico? Nulla di tutto ciò: solo monetizzare l’inquinamento.
Nel 2015, per l’Expo, doveva essere inaugurato il prolungamento della MM1 a Bettola-Cinisello-Monza (ex Auchan di Cinisello, per intenderci), invece se va bene apre nel 2024, dopo 12 anni di lavori per 1.800 metri di tunnel e per due nuove stazioni. Invece di far arrivare le auto a Bettola, non si poteva pensare di bloccare il traffico privato all’origine? Si poteva e si può utilizzare il quarto binario fino a Monza e poi rafforzare il trasporto su ferro fino a Lecco. Ma non sono tempi in cui si pensa ad organizzare dei trasporti davvero metropolitani e soprattutto guai a parlare di minori costi e di tempi più rapidi nelle opere pubbliche.
Con le misure podestarili, sulle aree B e C, si creano tante ingiustizie sociali e anche territoriali, che a Sala certo non interessano visto che è alla fine del mandato. Forse ai partiti della sua coalizione dovrebbero interessare, visto che dovranno chiedere i voti per le regionali e per le comunali, anche nel futuro prossimo.
E magari adesso nella smania delle riforme istituzionali, qualcuno si ricorderà che si dovrebbe fare la legge per la elezione diretta del Consiglio Metropolitano e del Sindaco metropolitano, come prescrive una sentenza della Corte Costituzionale.
Fra l’altro il tema del trasporto pubblico, del traffico privato e dell’ambiente è sicuramente una questione di dimensione metropolitana ed anche di più larga dimensione, regionale o del bacino della Padania.
E, per di più, di fronte a queste posizioni podestarili, milanocentriche, che scontentano moltissimi cittadini milanesi e metropolitani, tantissimi pendolari e lavoratori, si apre una autostrada per il nuovo governo.
Volete che il nuovo ministro dell’Ambiente non prenda la palla al balzo per intervenire e bloccare misure inique, che creano discriminazioni tra i cittadini, su scala metropolitana e regionale, senza apportare grandissimi vantaggi nella lotta all’inquinamento?
L’aria pulita a Milano si realizza con una politica su scala metropolitana e con il rilancio del trasporto pubblico.
Ma purtroppo la politica degli interessi generali non è di casa a Palazzo Marino.
Paolino Casamari
(lunedì 10 ottobre 2022)
Sante parole !