Le vicende di questi anni (compreso il “sacco di San Siro”) fanno sorgere delle domande: in questi dieci anni vi è stata una politica riformista a Palazzo Marino? E c’è stata una politica riformista del PD? E cosa distingue una giunta di centrosinistra da una giunta di centrodestra?
Molte scelte fanno pensare che il riformismo sia stato sepolto da tempo e che nessun sindaco di centrodestra avrebbe potuto fare migliori regali ai fondi immobiliari di quelli fatti da Sala.
“Milano perde i suoi pezzi da tempo, teatri, negozi di dischi, librerie, sale di registrazione, etichette discografiche, club, locali dove si fa Musica, Palatrussardi, Vigorelli, impianti sportivi pubblici come il Lido e la Scarioni eccetera. – scrive su Facebook, Claudio Trotta – Nel secondo dopo guerra, da un punto di vista del fermento culturale diffuso, delle possibilità di espressione delle persone, della Bellezza del ciclo giorno/notte, era più in salute di quanto non lo sia ora,
Sono anni che le giunte che si sono succedute sono colpevolmente inermi davanti a questo e anzi incrementano l’ingresso di capitali esteri di tutte le origini e natura senza una idea condivisa e visionaria di benessere dei cittadini, ma cercando di farci credere che questa cementificazione e omologazione sia strumento di servizi, internazionalità e sviluppo, mentre è solo il soggetto di speculazione e imbarbarimento.
La “questione” San Siro ha alle spalle questa logica aberrante di equivalenza cemento/presenza di capitali di grandi gruppi multinazionali con un concetto superficiale di “modernità””
La “liberazione della icona San Siro”
In tutta questa vicenda di San Siro, lo scarso senso dell’opportunità, e i conflitti di interesse sono all’ordine del giorno. Così come le bugie, sul verde, sui soldi per le case popolari, sul nuovo stadio che ci mette al passo con l’Europa (dove ogni società ha il suo stadio, non in compartecipazione con altre squadre, come si vuole fare a Milano). Il Sindaco da tre anni conduce una trattativa privata, che teoricamente è sullo stadio, ma in realtà è su una pura operazione immobiliare, per sistemare i conti delle squadre e usare il progetto immobiliare per vendere meglio le due società per azioni. Un Comune, che fa gli interessi generali, avrebbe già chiesto i nomi degli operatori economici interessati al centro commerciale (88.000 mq. di superficie totale) , agli uffici (28.000 mq, 87 metri per 17 piani), al centro congressi (4.600 mq.), ai parcheggi sotterranei (123.000 mq), ecc. ecc.
Negli uffici e nella Giunta di Milano, viene dato tutto per scontato. Dopo tre anni le due società presentano il 5 settembre 2022 una relazione tecnica, – con l’advisor legale avv. Ada Lucia De Cesaris, già assessore all’urbanistica che si era occupata della area ex Trotto – in cui si scrive (pag. 22) “A differenza della precedente proposta, nessuna vestigia dell’attuale stadio “G. Meazza” sarà oggetto di conservazione e rifunzionalizzazione.” e (pag. 44) “Con la demolizione dello Stadio Meazza, l’icona San Siro viene “liberata” e non è più rappresentata dal solo “edificio stadio” ma da una vera e propria “funzione aggregativa”, capace di rendere lo sport accessibile a tutta la popolazione.”
In realtà, l’obiettivo preciso viene dichiarato a pag. 85: “Il progetto prevede la completa demolizione del Meazza allo scopo di realizzare una grande attività commerciale”.
Ma questo passaggio è dato per scontato, dall’assessorato alla “degenerazione urbana” poiché la presenza sull’area di San Siro di un grande centro commerciale era prevista dal Piano Generale del Territorio, guarda caso. E da chi era stato predisposto il PGT?
Gli interventi di “sviluppo urbanistico”
La cosa divertente è che le due società Elliott/Red Bird e Suning/OakTree – a pagina 10 del “Piano economico finanziario”, presentato il 5 settembre 2022 – si lamentano, per il fatto che a loro è stato imposto un indice di edificabilità di 0,35 mq. per un metro quadrato di superficie territoriale, “in difformità con altre iniziative attuate nella Città di Milano sul piano del consumo di suolo. A solo titolo di esempio, a comprova di quanto sopra affermato, si riportano qui di seguito gli indici territoriali desunti dall’archivio dell’Ordine degli Architetti di Milano, relativi agli interventi di sviluppo urbanistico dell’ultimo decennio, Sono inoltre rappresentati gli sviluppi in attuale programmazione e previsione di attuazione.“
Queste tabelle sono pubblicate nel documento oggetto del fasullo “dibattito pubblico”:
INTERVENTO REALIZZATI
Ut1 = mq/mq
Porta Nuova 1,65
City Life 0,79
Cascina Merlata 0,71
Portello Nord 0,57
Santa Giulia 0,55
Porta Vittoria 0,52
Media UT 0,79
INTERVENTO IN PROGRAMMAZIONE
Ut1 = mq/mq
Sesto, Città della Salute 1
Rogoredo 1
Lambrate 1
Porta Genova 0,99
San Cristoforo 0,88
Porta Romana 0,86
Greco-Breda 0,84
Farini 0,75
Segrate M4Y 0,68
Porta Vittoria 0,52
Media UT 0,85
Sono sedici grandi interventi per milioni di metri quadrati, in cui non è mai stato applicato l’indice unico di 0,35 mq./mq.
Tutte operazioni che hanno il marchio delle giunte dal 1994 ad oggi, senza soluzione di continuità, fino all’assessore all’urbanistica De Cesaris, al dirigente Tancredi, promosso poi da Sala, con scarso senso dell’opportunità e dei limiti di legge, ad assessore alla “degenerazione urbana”.
In questo elenco manca ovviamente Città Studi. Dove invece di rispettare il nome del quartiere, e andare avanti sulla strada di un campus allargato dedicato alla biomedicina e alle biotecnologie anche con la sistemazione del Besta, si vuole fare tabula rasa delle facoltà scientifiche (spostandole nelle Aree dell’Expo) e dell’Istituto neurologico Besta e dell’Istituto dei Tumori (portandoli sulle aree private della Ex Falck). Adesso pare che Matematica e Informatica rimangano a Città Studi.
Ma si pone una domanda: dati gli aumenti dei costi di costruzione, quanto costerà costruire Tumori e Besta a Sesto San Giovanni? E quindi per almeno coprire quei costi, che operazione immobiliare verrà fuori a Città Studi?
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(venerdì 13 gennaio 2023 – primo articolo di una serie di 5)
1 Per i non esperti, ai fini della comprensione dei dati, è bene precisare che Ut è l’Indice di utilizzazione territoriale (mq/mq), ovvero il parametro numerico che esprime in metri quadrati di superficie utile lorda (SL) le quantità massime edificabili per ogni metro quadrato di superficie territoriale (ST).
Quelli citati sono tutti interventi che con quegli indici edificatori hanno dovuto “monetizzare” gran parte degli spazi pubblici che sarebbero stati “inderogabili” per legge (DM n.1444/68), ma che avrebbero occupato più dell’intera area disponibile, senza più spazio per gli edifici privati.
Le Amministrazioni comunali susseguitesi da Albertini/Lupi a Moratti/Masseroli a Pisapia/De Cesaris a Sala/Maran-Tancredi (una continuità tra cementodestra e cementosinistra che non a caso piace al “dominus” dell’immobiliarismo milanese Manfredi Catella) hanno consentito quindi che i privati si tenessero edificabili aree centrali pagate 2.000 €/mq alla rendita fondiaria indennizzando il Comune a 300 €/mq di spazio pubblico mancante, cifra con cui non si possono realizzare spazi pubblici nemmeno in estrema periferia.
Sinora questo “scambio ineguale” è stato possibile a scapito del patrimonio di aree pubbliche già esistenti, ma proseguendo così a un certo punto queste non saranno più sufficienti a far quadrare i conti.
Forse è per questo che i promotori dell’intervento immobiliare nascosto dietro il paravento dell’operazione “Nuovo Stadio” si affrettano a rivendicare di poter fare come questi precedenti: fra un po’, se non ci si affretta, “la pacchia è finita” !