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Il ciclismo malattia infantile dell’ambientalismo

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Oggi la Repubblica ospita la prima intervista alla neo assessora all’Ambiente del Comune di Milano della nuova giunta del Sindaco Beppe Sala.  L’assessora Elena Grandi, definita storica rappresentante dell’ambientalismo milanese, dichiara il suo programma: tutti in bici e guerra alle auto.

Già troviamo curioso che prima ancora di annunciare un programma di mandato del proprio assessorato in Consiglio Comunale (sede istituzionale per questi annunci), l’assessora Grandi trovi opportuno rilasciare interviste (quasi affermando di fatto che la sede istituzionale non conti nulla e che siano i giornali, e la Repubblica in particolare che tanto ha fatto per la campagna elettorale di Sala, a costituire il vero organo di rappresentanza), ma la voglia di espressione e di esibizione è tanta che risulta inutile pretendere moderazione, temperanza e senso delle istituzioni.

Ma, oltre ancor più del metodo, occupiamoci della sostanza.
L’assessora Grandi annuncia i pilastri della sua politica: ZTL diffusa, largo alle biciclette, motorini e simili, chiusura al traffico delle vie commerciali e bus elettrici.
Andiamo per ordine.

ZTL diffusa cosa significa? Accesso a pagamento della zona a traffico limitato o divieto assoluto? Immaginando che i residenti possano uscire di casa e rientrarvi (magari con limitazioni alla libera circolazione come era nell’era Albertini/Goggi con la città a “spicchi”), cosa succede con il traffico commerciale? Non ci riferiamo tanto ai furgoni che oggi a ogni ora circolano, parcheggiano in seconda o terza fila senza che nessuno li sanzioni (mai visti vigili operare in tal senso, ma sono così pochi che Sala ne annuncia altri 500 con nuove assunzioni), ma al traffico di business. Milano non è una città d’arte (non solo, almeno) ma di business e, finché le sedi di società e di funzioni pubbliche e private sono collocate in zone centrali, è necessario garantire un libero, ordinato e sicuro accesso.
Biciclette, motorini e simili. Ora non vogliamo infierire sulle assurde piste ciclabili già realizzate (basta circolare, finché sarà possibile, in corso Venezia, ad esempio, per rendersi conto della perversione progettuale e realizzativa di tali percorsi), ma temiamo che esse non siano che il prodromo delle prossime. Davvero immaginiamo una città di ciclisti (che magari devono raggiungere il luogo di lavoro o di servizio nel limite tassativo dei 15 minuti vagheggiati dal Sindaco Sala) o di monopattinisti selvaggi che circolano ovunque senza alcun riguardo per i pedoni (marciapiedi, portici, percorsi contromano)? L’assessora Grandi sarà felicemente dotata di bicicletta opportunamente equipaggiata da ruote in grado di sfidare il pavé, ma non tutti sono così fortunati e in attesa che si asfaltino tutte le strade, magari rimuovendo i binari del tram, altri si impegnano in percorsi da ciclocross. E gli anziani non ciclisti (essendo ormai scomparsi, purtroppo, i reduci bersaglieri ciclisti di Vittorio Veneto) avranno un migliore servizio di trasporto pubblico? Non pervenute indicazioni in proposito.

Chiusura delle vie commerciali: Buenos Aires, Vercelli e forse anche altre. Cosa significa? Pedonalizzazione? Traffico limitato? Solo biciclette, motorini e affini? Ci abitano anche dei cittadini in quelle strade, non ci sono solo negozi. E il traffico ordinario (in attesa di venire magicamente cancellato con provvedimenti alla Harry Potter) dove sarà incanalato? E come?

Bus elettrici. Come non essere d’accordo sul fatto che la mobilità elettrica è migliore (Milano è peraltro la città dei tranvai)? Ma occorre anche considerare che la mobilità elettrica va alimentata e come viene prodotta l’elettricità nel nostro Paese, visto che gli ambientalisti nostrani radicali, irrazionali e ideologici non vogliono il nucleare e nemmeno il gas? Per ora, soprattutto con il carbone. Le fonti rinnovabili sono marginali e incostanti (dipendono da strani fenomeni naturali come il vento e il sole o magari il moto ondoso). Come alimentare quindi in modo sostenibile la mobilità elettrica pubblica e privata (altro fronte del radicalismo verde)? Mah!
E poi, una città a zero emissioni di CO2 entro il 2050. Giusto. Altro obiettivo ideologico e propagandistico, però. Oggi l’Europa emette l’8% della CO2 mondiale. Milano non sappiamo in proporzione. È vero che a Milano si dice che “pütost che nient, l’è mej pütost”, ma non scherziamo e non prendiamo in giro i cittadini.

Il Ministro Cingolani si prese un mese fa una raffica d’insulti quando definì gli ambientalisti nostrani radical-chic “oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica”, ma non aveva affatto torto.

Lui è uno scienziato e non ha tabù lessicali.
Noi non lo siamo. ma ci permettiamo di definire la verve propagandistica dei verdi meneghini quasi allo stesso modo: il ciclismo è la malattia infantile del radicalismo ambientale.

Pepito Sbazzeguti

(mercoledì 13 ottobre 2021)

4 thoughts on “Il ciclismo malattia infantile dell’ambientalismo”

  1. Carlo Maria Lomartire ha detto:
    Ottobre 13, 2021 alle 10:24 am

    Perfetto! Come solito, caro Luigi, condivido parola per parola.
    Carlo

    Rispondi
  2. Giorgio Goggi ha detto:
    Ottobre 13, 2021 alle 11:38 am

    Ci sarebbe da divertirsi, e non poco, se non fosse che con queste trovate si affossa la città e la sua economia.
    Come se non si sapesse che la mobilità operativa e pendolare su Milano é stato uno degli elementi che ha fatto ricca Milano e continua ad operare.
    Continuando su questa strada attività e imprese, anche terziarie, abbandoneranno la città che resterà un luna park culturale per turisti

    Rispondi
  3. Costantino Ruggiero ha detto:
    Ottobre 13, 2021 alle 2:19 pm

    Ottima analisi e giudizi giusti

    Rispondi
  4. andrea bianchi ha detto:
    Ottobre 13, 2021 alle 3:17 pm

    Per restare in tema del condivisibilissimo testo di Sbazzeguti verrebbe da dire ” Te voersu la bicicleta, adess pedala”. Intendo dire che la mala educazione, intesa come ignoranza e insipienza della casta dei politically correct, in questo caso colorati di verde, la fa da padrone grazie all’assenteismo di coloro che, inerti , come dice Corbani, continuano a permettere a questi arroganti di sproloquiare e di decidere della qualità della vita di tutti i cittadini, non essendo andati a votare. I Politically Correct sono pochi, genericamente ricchi e abitano nel centro storico della nostra città, come di molte altre, e sono un vero e proprio tumore della società occidentale..Rappresentano un mix di ignoranza delle realtà , del non rispetto del ruolo delle istituzioni e della spettacolarizzazione della comunicazione. La loro mala educazione è come un virus che crea in continuazione delle subdole varianti. Quella del “green” è una delle tante, non perchè la salute dell’ambiente non sia un nobile e necessario obiettivo, ma per come viene interpretato da questa casta, che non avendone la necessaria cultura tecnica e politica, non sa quali siano le giuste misure da prendere per un bene comune ed equilibrato Io. Tanto a questa casta, coi suoi beceri slogan, interessa solo l’apparire perchè questo oggi è il Potere e la principale fonte di guadagno, Io amo Milano, i suoi tram e i suoi lastricati storici e preferisco fare i pochi tratti rimastici tipo Parigi /Roubaix………un 75enne ciclista…..

    Rispondi

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