I contagi diminuiscono? O sono diminuiti i controlli ? come giustamente fa rilevare la consigliera regionale Carmela Rozza. Sembra che sia questa la “grande strategia” della Regione, meno tamponi da qualche giorno a questa parte : dagli 8.147 del 27 marzo, una discesa continua fino ai 3.583 del 31 marzo. Mah?!
Sembra che la parola d’ordine sia quella di “non disturbare il manovratore”. E questo va bene se verifichi che il manovratore sta guidando bene e nella direzione giusta. Ma se il guidatore guida all’impazzata e non sa che strada prendere, è doveroso intervenire.
Ed essendo interessato per ragioni di età, dico che la Regione Lombardia è stata diretta male, con le idee confuse, senza un piano e senza una visione strategica. E sembra non correre ai ripari.
E non lo dico per partito preso o per polemica con il centrodestra. Lo dico confrontando la Lombardia con il Veneto. In Lombardia ci sono 7.199 deceduti: un numero impressionante di persone scomparse nella solitudine più incredibile. Un dramma. E per dare una idea dell’immane disastro, stiamo parlando di un morto ogni mille quattrocento abitanti; in Veneto siamo ad uno ogni diecimila persone. In sostanza, in Lombardia 7 volte quelli del Veneto.
Ma dicono “chi se l’aspettava”? Ora, il 22 gennaio, (gennaio!) il Ministero della Salute, direzione generale, aveva mandato a tutte le regioni, una circolare in cui precisava i caratteri dell’epidemia, i sintomi, le misure da adottare per la tutela del personale sanitario e per l’isolamento dei positivi, dei sospetti e dei contatti.
I medici di famiglia chiedevano alla Regione in data 4 febbraio (notare: 4 febbraio) di fornire i presidi di sicurezza previsti dalla circolare suddetta e chiedevano di essere informati e formati sulle procedure da seguire. Secondo voi, la Regione ha risposto ? è successo qualcosa?
Il Consiglio dei Ministri delibera il 31 gennaio, (pubblicato in Gazzetta ufficiale il 1 febbraio!) la “dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. Ebbene di fronte a queste cose, ti aspetti che la efficiente Regione Lombardia si muova. Provveda a mettere in pista i medici di famiglia per i loro pazienti over 65 e con patologie pregresse (a cosa serve il sistema informatico sanitario, solo burocratico?). Fornisca indicazioni di comportamento e materiale di tutela sanitaria alle case di riposo per anziani, sia per il personale che per i degenti. Avverta, secondo le direttive della Organizzazione mondiale della sanità, gli ospedali e quindi i “pronto soccorso” per il trattamento di casi sospetti di polmonite o con i sintomi indicati dalla circolare del Ministero della Salute del 22 gennaio. I responsabili avrebbero dovuto informarsi su come in Corea, a Taiwan e in Giappone, investiti per primi dal contagio, si sono organizzati. (Per inciso oggi, 52 giorni dopo il primo contagio, scoprono in Lombardia il sistema delle app sul telefonino della Corea: come si dice, quando i buoi sono scappati dalla stalla…ma meglio tardi che mai, ma chi li gestisce? il sistema sanitario o la protezione civile? con quale tutela della privacy?)
Ma perché non succede nulla? Perché ancora il 25 febbraio la Regione Lombardia per bocca di Fontana dichiarava: “Cerchiamo di sdrammatizzare: questa è una situazione senza dubbio difficile ma non così tanto pericolosa. Il virus è aggressivo e particolarmente rapido nella diffusione ma nelle conseguenze molto meno; è poco più di una normale influenza” e questo “lo dicono i tecnici””.
Vorrei i nomi dei tecnici, e se sono ancora a libro paga della Regione.
Ma dicono, la Lombardia ha più anziani. Balle. Insieme Veneto ed Emilia Romagna hanno lo stesso numero di adulti over 65, 2.189.977 (il 23,38% dei loro abitanti) di contro la Lombardia ne ha 2.272.836 (22,59%): però i decessi sono un terzo della Lombardia.
La Lombardia non ha preparato nessun piano e ha puntato solo sulla ospedalizzazione, non a una strategia per circoscrivere sul territorio i focolai, per trovare, testare e trattare i casi sospetti, i positivi e i loro contatti, e creare condizioni assistite di isolamento. Così gli ospedali e le case di riposo sono diventati il centro di diffusione del contagio. E anche nella ospedalizzazione, invece di puntare a ripristinare strutture presenti nel territorio (Legnano, Abbiategrasso, Sondalo, Baggio, ecc.), ad utilizzare caserme semivuote, si è data enfasi a una struttura che incomincerà ad operare forse oggi, dopo un mese e mezzo dal primo caso di Codogno: che destino avrà, alla fine dell’epidemia, l’ospedale in Fiera (chissà perché in Fiera) con quanti posti letto (250?) per un costo di 21 milioni? Non vorrei che diventi come la storia dei tablet per il referendum: 50 milioni buttati via; con questi soldi si potevano comprare 2.000 respiratori polmonari, come ha osservato Mario Pellegatta.
E intanto a Bergamo, gli alpini, con “Emergency” e con gli artigiani della zona (gratuitamente), hanno realizzato un ospedale, in fianco all’ospedale esistente, senza tante fanfare. E quanto tempo c’è voluto per coinvolgere i militari e fare gli ospedali da campo ?.
E ancora adesso il prof. Massimo Galli dice giustamente che “”La capacità diagnostica va incrementata. Abbiamo moltiplicato pani e pesci per avere i letti di terapia intensiva. È il caso di potenziare anche quell’altra componente.” E mentre in Veneto si è fatto un tampone ogni 46 abitanti, in Lombardia se ne sono fatti uno ogni 88 abitanti. Ma perché non si fanno, in primo luogo e con continuità, a tutto il personale degli ospedali, delle case di riposo e ai medici di base? Mah?! Insipienza, stupidità, incapacità?
Peraltro la democrazia dovrebbe funzionare di più adesso che in periodi normali, per unire le forze e avere una politica e una strategia condivisa tra maggioranza e opposizione. Ma per fare questo bisogna avere una cultura politica, un rispetto della democrazia e delle istituzioni.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(mercoledì 1 aprile 2020)
Puro vangelo
Col senno di poi sono tutti bravi e in cattedra. A me non piacciono le polemiche e ritengo che in qs periodi la politica e le decisioni da prendere devono procedere compatti.
Non è il senno di poi. Ho imparato sulla mia pelle, dal 1975, dalle parole del primario dell’Ospedale Bassi di Dergano dedicato alle malattie infettive. Il quale, dati alla mano, mi spiegava che le epidemie si affrontano nel territorio, non negli ospedali. Sono due strategie a confronto e da tempo: una che privilegia la assistenza sanitaria nel territorio e l’ospedale in ultima istanza per i casi gravi e l’altra che prevede la ospedalizzazione. Non è una questione di polemiche ma di valutazione dei risultati. Se i numeri sono gravi come quelli della Lombardia si deve cambiare strategia. Per procedere compatti, bisogna che chi ha la responsabilità primaria coinvolga, in un processo di condivisione, maggioranza e minoranza. Vale per la Lombardia come per il governo nazionale.
Che analisi partigiana. Zero obiettività. Complimenti.
Analisi partigiana, perchè dico che il Veneto ha affrontato meglio della Lombardia l’emergenza? Sì, lo confermo , il Veneto si è mosso meglio e i dati sono a confermarlo. E basta leggere le interviste sui giornali anche di oggi su cosa stanno facendo in Veneto.
Che dire Luigi, quanto scrivi è la pura verità. È intollerabile che di fronte a quella che anche i medici di base definiscono “una Caporetto” Fontana & C, spalleggiati da una informazione televisiva imbarazzante, reagiscano cercando di scaricare sul Governo le loro responsabilità mentre Salvini aizza i Sindaci leghisti e soffia sul fuoco del disagio sociale. Di fonte a tutto ciò è incredibile che ci sia ancora tanta gente desiderosa di affidare il destino del nostro Paese nelle mani di questi orrendi personaggi.
Se tutto questo corrisponde a realtà, oltre ad essere una grande delusione in quanto la Lombardia, per noi italiani, è una regione da prendere come
esempio d’efficienza e d’organizzazione, sarebbe una conferma di come la burocrazia e la mancanza di responsabile professionalita’
sia uno dei mali
più gravi del nostro Paese e di come l’interesse privato e l’egoismo , anche in queste circostanze, annulli ogni sentimento.
Si diamo la colpa alla burocrazia per non parlare della cattiva politica, e per non porci domande come: perchè tutto questo investimento sugli ospedali a scapito della medicina del territorio e della prevenzione? Bravo Corbani
Niente da aggiugere.
I numeri sono lì a dire, per chi vuole leggere/vedere, che indubbiamente in Lombardia qualcosa non è stato … contrrollato o corretamente contrastato.
Purtroppo non siamo capaci/attrezzati x ricavarne le logiche e necessarie deduzioni.