Il Marchese Sala del Grillo, senza nessun mandato, senza nessuna delibera di Giunta o di Consiglio Comunale, si è lanciato nella ennesima uscita estemporanea: “vendo San Siro a Milan e Inter”. Il Marchese ha annunciato che vende la sua proprietà, San Siro. In settimana il Marchese aveva già dichiarato: “Io non sarei contrario a diluire la quota del Comune in A2A, in Sea e in altri”
“Venghino, venghino signori, si vende tutto per cessata attività”: il Marchese finisce il suo mandato nel 2027 e pensate cosa potrebbe vendere da qui al 2027: via Larga, il Palazzo Beltrami, dove c’è la ragioneria comunale, forse qualche remora ce l’ha con Palazzo Marino e con la Scala. Ma non si sa mai.
Nel 2022 l’A2a ha conferito al Comune 71 milioni di dividendi, tre volte di più di quello che il Comune incassa con il ticket dell’area B e C. Ma, poiché il Marchese ha sistemato alla presidenza dell’A2A il suo ex socio in affari e il suo ex assessore al bilancio, Roberto Tasca, volete che questa accoppiata stia con le mani in mano?
Ora, sembra che il Marchese abbia buttato là anche la cifra per la vendita di San Siro: 100 milioni, da pagare ovviamente in 99 anni, un milione all’anno, e c’è da capirlo, non può essere esoso con il suo amico Scaroni, con cui da 5 anni porta avanti il tentativo di disfarsi dello Stadio Meazza.
Era così convinto o forse gli hanno spiegato o fatto credere che per lui a Milano non si applica il “codice dei beni culturali e del paesaggio”, tanto da sollecitare in modo pressante la Sovrintendenza ad esprimere un parere in anticipo rispetto al 2025. E quando si è sentito dire che nel 2025 scatterà il vincolo per i settanta anni del secondo anello – cosa che gli uffici comunali dovevano sapere a menadito e mi pare difficile credere che glielo abbiano nascosto tanto più che lo sapeva anche quello che mena il gesso – è impazzito, e ha fatto deliberare dai suoi impiegati di Giunta, il ricorso al Tar.
Ed è bello vedere il comunicato del Milan spa, che dice che, per valutare, aspetta la sentenza del Tar del 12 marzo: e mi raccomando, nessuno osi pensare che la mossa sia stata concordata tra i due inseparabili amici, che dal 2019 menano il torrone sul “progetto Stadio”. Che altro non era che una sconcia operazione edilizia perpetrata ai danni del patrimonio comunale e dei cittadini milanesi.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 11 marzo 2024)
P.S. Nel “Documento Unico di programmazione (DUP) e Bilancio di Previsione 2024-2026” (2.200 pagine) l’assessore al Bilancio scrive a pag. 352: “Stadio San Siro – G. Meazza – Proseguirà l’attività di monitoraggio degli interventi manutentivi atti ad assicurare il rispetto delle normative in materia di sicurezza e agibilità, in coordinamento con i concessionari della società M-I Stadio e con la Direzione Tecnica, anche in prospettiva dell’evento inaugurale delle Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026. Verrà ulteriormente definita la pianificazione dei lavori, in coerenza alle specifiche richieste della UEFA, per la prospettiva di ospitare eventi internazionali di rilievo quali la Champions League e assicurare il costante rispetto delle normative in materia di sicurezza e agibilità.”
Spero che qualcuno sia più bravo di me a trovare in 2.200 pagine quanto ha incassato il Comune nel 2022 e quanto dovrebbe incassare nel 2023 e quanto prevede di incassare nel 2024-2025-2026 per la rata annuale monetaria della concessione del 2000 a Milan e Inter.
Dal 1 luglio 2000 al 31 marzo 2021 la rata annuale pagata dalle due squadre per la concessione in gestione dello Stadio Meazza è stata, in media, di 8 milioni e quattrocentomila euro, per un somma complessiva di 175 milioni. Di questa rata al Comune sono andati all’anno tra i 4,5 e i 5 milioni di euro in valore monetario, mentre a scomputo di manutenzione straordinaria o di innovazioni la cifra annua in media è stata di 3,2/4 milioni all’anno. E qui ci sarebbe tanto da dire.