Voltafaccia, dice la Treccani, “cambiamento improvviso di idee, di opinioni, di atteggiamento e di comportamento, dovuto a un ripensamento o dettato da ragioni di tornaconto personale, spec. dopo avere assunto impegni precisi e fatto promesse”.
Il bullo, detto in milanese, baùscia, ad agosto 2018, aveva dichiarato “Indagatemi e processatemi, io vado avanti!”, spiegando di essere “pronto all’ergastolo”. Appena la Procura di Agrigento aveva deciso di aprire un’indagine contro ignoti per trattenimento illecito, sequestro di persona e abuso d’ufficio, il baùscia si era preso tutte le responsabilità, sfidando la magistratura ad indagarlo. A più riprese, il nostro eroe aveva detto e continuava a dire, fino a pochi giorni fa, che “possono parlare tutti, Conte, Di Maio, Fico, Toninelli, Di Battista, ma sui migranti decido io”.
Adesso, chiede che il Senato non dia l’autorizzazione a procedere.
Un voltafaccia completo, rapido, ma non indolore né per lui né per il governo.
Il bullo ha tradito i suoi proclami e la sua immagine di uomo tutto d’un pezzo che non molla e sfida la magistratura. Comunque vada, ha perso: andare a processo poteva essere per lui un titolo di coraggio e d’onore; se, come alcuni ritengono, non ha commesso alcun reato (né abuso d’ufficio, né sequestro di minori e di persona) sarebbe uscito immacolato, lindo e più forte di prima. Non andare a processo è un atto di viltà dopo tutti i proclami di essere pronto all’”ergastolo” e rimane la macchia di uno che lancia il sasso e tira indietro la mano. Come scrive Giuseppe Turani, da Capitan Fracassa a Capitan Coniglio.
Le 5S tradiscono il loro principio di dare sempre ragione alla magistratura e di concedere sempre l’autorizzazione a procedere, anche quando non richiesta, perché il loro principio di fondo è la presunzione di colpevolezza ( ovviamente, di tutti gli altri: loro sono onesti per proprietà semantica). Le 5S perdono perché debbono giustificare la retromarcia, per salvare il governo e loro poltrone; debbono, per di più, rimangiarsi anche i timidi distinguo sull’azione non umanitaria del truce Ministro dell’Interno e dire che il sequestro di persona ordinato dal baùscia era condiviso da tutto il governo, con buona pace di Dibì. Dibà e della foglia di Fico.
La verità è che è andato, in corto circuito, il doppio ruolo, di fatto confliggente: quello di Ministro dell’Interno, che agisce con le regole, le leggi, le norme amministrative e le procedure proprie del ruolo istituzionale, e quello del segretario di partito, che agisce con gli strumenti della propaganda, della comunicazione e della iniziativa politica e con una libertà di forme e di contenuti, che non è possibile per il Ministro. Per dirla in breve, uno agisce con atti formali, l’altro con parole, anche informali.
Kant scrive che «La sentenza, passata in proverbio, alquanto enfatica ma vera: “fiat justitia, pereat mundus”, ossia ‘Regni la giustizia, dovessero anche per essa perire tutti assieme gli scellerati che esistono nel mondo’, è un principio di diritto coraggioso, che taglia le vie tortuose tracciate dall’inganno e dalla violenza…».
Hegel corresse: «Fiat iustitia, ne pereat mundus», sia fatta giustizia, perché il mondo non vada in rovina.
Temo che stiano mandando in rovina l’Italia, e che per la giustizia ci faranno aspettare.
Luigi Corbani