Vedendo le immagini dell’accoglienza ad Afragola al Ministro dell’Interno, mi è venuto in mente che il governo giallo nero ha abolito non solo la povertà e la corruzione, ma anche il voto di scambio. Nessuno, neanche sui giornali, parla più di voto di scambio.
La cosa anche più farsesca è che il voto è mafioso, se va a Forza Italia e a Berlusconi; è clientelare e di notabili, se va alla sinistra; ed è invece il trionfo dell’onestà, se va alle 5stelle: ci sono dei giornalisti specializzati in questa rappresentazione, che inconsciamente però viene recepita anche da altri. Si scrive fino a poco prima del voto che quel territorio è in mano alla criminalità, che comanda al posto dello Stato, che lì il voto di scambio con la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita, è la prassi di ogni elezione. Però, dopo un voto plebiscitario, nessuno si pone il problema della presenza di queste organizzazioni: in Sicilia a dicembre hanno votato in maggioranza per il centrodestra, e dopo quattro mesi, se non sbaglio, hanno votato alla stragrande per le 5S. Vi ricorderete anche la discussione attorno al Comune di Corleone, poco tempo fa. Ma adesso si sostiene che il voto di scambio c’è solo per le elezioni amministrative, di fatto ammettendo che il voto di scambio c’è anche per loro.
Ora, anche a commento delle masse tripudianti di Afragola, nessuno ha parlato di una zona a rischio di voto di scambio. È vero che bastano cento persone per far diventare oceanica e plebiscitaria la presenza delle folle ad acclamare il leader benedicente e selvifico. (nel senso che un selfie non si nega a nessuno). Ma tuttavia siamo in presenza di fenomeni di massa ed elettorali, quanto meno curiosi in una città di 65.000 abitanti dell’area metropolitana di Napoli. Se ho letto bene, alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, il candidato delle 5S ha preso il 57% dei voti contro il 29 % del candidato di centrodestra (con la Lega al 5%). Neanche due mesi e mezzo dopo, il candidato di centrodestra con il 54% dei voti diventa Sindaco e le 5S si fermano al 7%.
Certo, vi è – come hanno scritto autorevoli commentatori sul “Corriere del Mezzogiorno” – un certo “plebeismo”, un certo “messianismo elementare”, con “masse sottoproletarie pronte a darsi al potente di turno”. E forse – aggiungo io – c’è anche un po’ di voto di scambio, quando ci sono interessi illegali di massa per un “ rapporto difficile con lo Stato”, in cui sguazza la criminalità organizzata.
E forse, non basta la repressione dell’illegalità, ma ci vogliono insieme misure sociali, occupazionali, culturali, ecc. per bloccare il degrado su cui cresce e prospera la criminalità e poi il cosiddetto “voto di scambio”.
E giustamente il notista sottolinea che il “popolo” dimentica persino la volgare e becera polemica anti napoletana del “Capitano”, come ama farsi chiamare. Ricordo fra l’altro che, allora, in concomitanza con quelle polemiche, si dimise da deputato, tanto era già stato eletto al Parlamento europeo.
Scrisse il “Mattino” del 7 luglio 2009: “ Salvini, noto soprattutto per provocazioni razziste come quella di creare vagoni della metropolitana separati per gli extracomunitari, è attorniato da un gruppo di militanti con i bicchieri in mano che scattano foto con lui e gli intonano un coretto. Poi l’esponente leghista alza il bicchiere e canta, seguito dai presenti che lo chiamano “capogruppo” (Salvini è consigliere comunale a Milano e segretario provinciale della Lega Nord): «Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani…Son colerosi e terremotati…Con il sapone non si sono mai lavati…».
Dichiarò il già “capogruppo” e oggi “Capitano”: «Qui la politica non c’entra nulla, non c’entra nulla il razzismo, e chi si stupisce o si scandalizza vuol dire che sono almeno 30 anni che non mette piede in uno stadio…».
Dieci anni fa sosteneva che allo stadio è normale intonare cori razzisti: lo stadio non è parte della Repubblica italiana.
In che mani ci siamo messi!
Paolino Casamari