Dopo la manifestazione fascista di Milano, il Ministro dell’Interno, con il suo modo sempre sguaiato, dichiara che erano “quattordici idioti che vanno in giro a fare casino”: non condanna i fascisti e l’esaltazione di esponenti, fatti o metodi del fascismo. Nella città “medaglia d’oro della Resistenza” dobbiamo sentire un Ministro della Repubblica dire queste cose per raccattare qualche voto di fascisti, della destra nostalgica e reazionaria?
D’altra parte stupisce che il “Corriere della Sera” abbia messo in prima pagina in apertura, la foto dello striscione fascista. Che cosa potevano chiedere di più i fascisti per far conoscere a tutto il Paese il loro gesto?
Sempre sulle vicende del 24 aprile a Milano, il Ministro dichiara: “Non tollero e non tolleriamo nessuna forma di violenza fisica e verbale (Lui non tollera ? ma sa cosa sono le leggi della Repubblica italiana ?) Abbiamo dimostrato che il calcio deve essere occasione di incontro e non di rissa e ringrazio le forze dell’ordine che hanno tenuto sotto controllo Milano in una giornata non facile”.
Ma come ? “tutto sotto controllo” ? Non avrebbero dovuto neanche succedere questi fatti, opera di notori fascisti, ultras, anche perseguiti da daspo, in trasferta a Milano con appoggi locali.. C’è da rimanere sconcertati.
“Mentre i suoi quattromila tifosi, appollaiatati nel terzo anello, riservano impuniti cori razzisti a Bakayoko prima, durante e dopo la partita, la Lazio…”. E che cosa è successo ? Qualche invito dagli altoparlanti a smetterla. Punto e a capo. Il Ministro dell’Interno che fa?
Quelli non sono “cori da stadio” da considerare in zona extraterritoriale, in Italia sono reati di “incitazione alla discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”, previsti dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 e dalla legge 20 giugno 1952, n. 645: queste leggi sono note come “legge Mancino” e “legge Scelba”, due Ministri dell’Interno, che non andavano sempre in giro in campagna elettorale.
Eh, sì, perché a Twitter e a dichiarazioni provocatorie va forte: “Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti”.
Ora, io mi sento offeso come italiano. Se fa il Ministro, lo deve a quella democrazia conquistata dai partigiani, anche dai comunisti, a quel 25 aprile che da Milano ha significato la conquista della libertà e della democrazia contro i fascisti. Lo spartiacque non è tra fascisti e comunisti, come solo un ignorante provocatore può dire, insieme i suoi stolti accoliti. Il 25 aprile segna lo spartiacque tra la dittatura liberticida e lo Stato democratico, che il popolo italiano ha conquistato con la Resistenza: la Liberazione ha ridato la libertà calpestata dal nazifascismo e ha restituito all’Italia la sua dignità, anche di fronte al mondo.
Il 25 aprile è la data fondante della democrazia, della libertà e della dignità nazionale, dopo quella data furono possibili il referendum istituzionale e la Costituzione. Il Ministro dell’Interno deve rispettare il popolo italiano, tutto, perché lui ha giurato “di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le sue funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. Non dice ad esclusivo interesse della Lega, ma della Nazione, rispettando le leggi ed una di queste leggi è quella istitutiva del 25 aprile. Per informazione dei sindaci leghisti ignoranti dei loro doveri, ricordo loro che fu un decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946 n° 185 – firmato da Umberto di Savoia (Principe di Piemonte, Luogotenente generale del Regno) su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Primo Ministro Segretario di Stato, Alcide De Gasperi (democristiano), di concerto con il Ministro per il lavoro e la previdenza sociale, Gaetano Barbareschi (socialista), con il visto, del Guardasigilli, Palmiro Togliatti (comunista) – a dichiarare che “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. Una legge del 1949 sancì definitivamente la festa della Liberazione.
E un leghista del Nord dovrebbe sapere che la data venne scelta perché Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il CLNAI – Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – il cui comando aveva sede a Milano – proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando al Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi.
I nomi di Luigi Longo, Emilio Sereni, Ferruccio Parri, Leo Valiani. Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani, Filippo Jacini Giorgio Marzola, Alfredo Pizzoni, Enrico Falck, Edgardo Sogno, Augusto De Gasperi e Achille Marazza non dicono niente al Ministro dell’Interno pro tempore. Forse conosce a malapena il nome di Sandro Pertini, ma non sa che rossi, verdi, gialli, bianchi e azzurri insieme (per usare le sue espressioni sprezzanti), comunisti, socialisti, azionisti, liberali, democristiani, monarchici, insieme, sconfissero i neri e riportarono la libertà in Italia. Certo, era molto divisivo allora lo schieramento: da una parte chi lottava per la libertà e dall’altra chi aveva portato, con la dittatura, l’Italia al disastro e l’aveva consegnata ai nazisti.
Salvini si faccia raccontare da Zaia, il discorso del Presidente della Repubblica a Vittorio Veneto sul valore della Resistenza, visto che non avrà il tempo e la pazienza di leggerselo: di sicuro potrebbe imparare a rispettare la Repubblica italiana nata dalla Resistenza.
Luigi Corbani
Secondo me è ora di far applicare la legge con la forza e di punire come eversivo un Ministro che fa continui attentati alla Repubblica per ricavarne prima consensi bulgari poi l’ imprimatur alla dittatura in stile Savoia e Hindenburg. Questi deficienti razzisti con il nefasto saluto romano debbono fruire di un anno di vacanza a Treblinka Dachau Mauthausen per un indispensabile corso di rieducazione storica.