“Intervistatore: Come mai tanti risarcimenti per ingiusta detenzione?
Risposta: «In buona parte non si tratta di innocenti, ma di colpevoli che l’hanno fatta franca. Di norma le prove raccolte nelle indagini non valgono in dibattimento. Ciò allontana il giudice dalla verità. Per non dire dell’appello, dove buona parte delle assoluzioni dipende dalla difficoltà di conoscere a fondo il processo».
Chi risponde non è Torquemada, è il più votato dai magistrati come componente del Consiglio superiore della magistratura. E mi è venuto in mente il caso Tortora. Poi sono andato a leggere un libro che consiglio vivamente a tutti: “Innocenti – vite segnate dalle ingiustizie” di Alberto Matano.
Allora mi sorge una domanda: ma se la maggioranza dei magistrati vota per uno che ritiene “in buona parte” colpevoli, anche se sono stati assolti da sentenze di tribunali, in che mani è la giustizia, ammesso che si stia parlando ancora di giustizia ?
Ma chiedo al Presidente e al Vice presidente del CSM se si sia giusto “per il prestigio della istituzione” che un componente del CSM rilasci interviste a quotidiani e televisioni, affermando tesi in palese contrato con la Costituzione (un cittadino non è colpevole solo per il fatto di essere o di essere stato imputato di qualche reato, occorre una sentenza definitiva per dichiarare un imputato colpevole).
Una qualche forma di riservatezza e di astensione dalla visibilità mediatica forse sarebbe più utile ad evitare una immagine di parte degli organi della magistratura. Sì, perché con buona pace di quelli che sostengono che le sentenze della magistratura non si discutono, si applicano, in questo caso specifico siamo in presenza di una messa in discussione di qualche cosa di rilevante per lo stato di diritto: si mette in dubbio che “in buona parte” non ci siano innocenti, anche se con sentenza di un tribunale. Un magistrato del supremo organo di autogoverno della magistratura mette in dubbio che “buona parte degli innocenti” siano tali: un rovesciamento totale dei principi costituzionali e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per cui Torquemada afferma che anche se l’innocenza sia stata legalmente accertata, una persona è “nella buona parte dei casi” presunto colpevole.
A me fa venire i brividi anche se parlasse di un solo caso, ma in Italia, dagli anni 90 ad oggi, abbiamo avuto ventisettemila persone a cui una ingiusta detenzione o un errore giudiziario hanno distrutto la vita loro e dei loro familiari. Ventisettemila persone vuol dire una città come Enna, o Chiavari, o Tortona o San Giovanni Rotondo.
E con l’ abolizione della prescrizione si allungano i tempi del giudizio in eterno: pertanto una persona potrebbe anche non avere più il diritto di vedere riconosciuto l’errore giudiziario: indagato e imputato a vita. Una cosa veramente preoccupante ed allarmante che non tutela il cittadino ma che potrebbe far risparmiare soldi allo Stato. .
Dal 1992 al 2016 infatti lo Stato italiano ha pagato indennizzi per 648 milioni. Pare che a luglio 2018 ci sia un debito per 329 milioni solo per quello che gli uffici chiamo il “debito Pinto”.
Non parliamo poi dei soldi buttati via per ritardati pagamenti, per interessi, ecc.
Il Ministro della Giustizia deve consegnare entro il 31 gennaio al Parlamento una relazione sugli errori giudiziari e le ingiuste detenzioni dell’anno precedente. Ma non credo sia stata fatta: né credo ci sarà mai un elenco dei magistrati sottoposti a misure di censura dal Consiglio superiore della magistratura per errori giudiziari o per ingiusta detenzione.
Ma in che Paese viviamo ?
Paolino Casamari
Caro Casamari giustamente ti chiedi e chiedi ma in che paese viviamo?
Proprio ieri dopo 20 anni di processi ai Ligresti si è scoperto che il tribunale di Torino non era competente ma ben si Milano quindi tutto da rifare. I vari sequestri verranno rimborsati. Ma se siamo in questa situazione qualche responsabilità politica ci sarà non è opera dello spirito santo.