Nella “giornata della memoria”, vorrei ricordare un personaggio particolare nel panorama musicale del primo Novecento: Erwin Schulhoff, compositore e pianista, ebreo ceco di origine tedesca, che nacque a Praga l’8 giugno 1894. Le circostanze dell’ultima parte della sua vita sono tragiche.
Nel 1938-1939 la vita di Schulhoff nella Repubblica Ceca fu rapidamente messa in pericolo dall’occupazione tedesca delle terre ceche. Schulhoff, come comunista di origine ebraica, era doppiamente a rischio. Tanti compositori nella sua situazione iniziarono ad emigrare in Gran Bretagna, Francia o nel Stati Uniti.
Dopo l’occupazione nazista, tuttavia, l’unica speranza di Schulhoff era quella di fuggire in Unione Sovietica. Schulhoff chiese la cittadinanza sovietica per sé, sua moglie e suo figlio, ricevendola nell’aprile 1941. Schulhoff ritirò il visto per emigrare il 13 giugno 1941, ma, con l’invasione nazista dell’Unione Sovietica il 22 giugno, divenne impossibile lasciare il Paese e Schulhoff fu arrestato il giorno successivo.
A differenza di altri noti personaggi della cultura ceca, come i compositori Pavel Haas, Gideon Klein, Viktor Ullmann e Hans Krása (e come il padre di Schulhoff), Schulhoff fu arrestato per essere cittadino sovietico, oltre che ebreo, e non fu portato al famigerato campo di Theresienstadt. Inizialmente detenuto nell’YMCA di Praga, Schulhoff fu deportato in un campo di concentramento a Wülzburg, in Baviera, dove morì di tubercolosi nell’agosto 1942, a 48 anni.
Per chi volesse approfondire, consiglio di vedere il sito “The Orel foundation” una istituzione fondata dal direttore d’orchestra James Conlon. Riporto qui un articolo dell’amico, pianista e compositore Orazio Sciortino comparso su “Amadeus” 11 luglio 2019
Erwin Schulhoff è uno di quei compositori della cosiddetta Entartete Musik (“musica degenerata”), la musica proibita dal Nazifascismo. Il suo stile eclettico si nutre degli stilemi provenienti dal jazz, dal blues e dai linguaggi delle avanguardie dei primi decenni del ‘900.
(Venne introdotto al ragtime e al jazz dal suo vicino di casa a Berlino, George Grosz, che collezionava dischi fonografici di musica americana. Grosz gli era stato presentato anni prima dal pittore Otto Dix, amico dei tempi di Dresda. N.d.r.)
In un catalogo vasto quanto bizzarro, troviamo, accanto a quartetti, sinfonie e sonate, anche alcune bizzarrie tra cui un pezzo per controfagotto solo Bassnacthigall “Il basso Usignolo”(!), il pezzo Im futurum, contenuto in Fünf Pittoresken op.31, una pagina intera fatta di pause e notine antropomorfi. Per non dire della Sonata Erotica.Pezzo provocatorio e “dadaista”, Sonata Erotica (qui il link), composto da Schulhoff nel 1919 è, a quanto mi risulta, la prima composizione per voce femminile sola mai scritta. Siamo infatti diversi decenni prima quindi delle performances di Cathy Berberian e della Sequenza III di Luciano Berio. Nel brano, la cui dettagliata partitura porta l’indicazione “riservato al solo pubblico maschile”, una donna simula un orgasmo, con inflessioni della voce indicate dal compositore, e al termine dell’evocato amplesso, orina e si deterge le parti intime.
Il tutto viene articolato in una sorta di forma-sonata, con tanto di idea principale, un punto culminante di massima densità sonora, distensione e coda. Una provocazione senz’altro, ma non fine a se stessa, che va letta solo se considerata all’interno di un’esperienza creativa singolare e sfaccettata.
Erwin Schulhoff è a mio avviso il vero testimone del ‘900: il suo catalogo sintetizza alcune delle tendenze linguistiche più affascinanti del secolo; la sua vita è segnata dal fervore e dalla passione per l’utopia comunista; la sua morte è testimonianza degli orrori dell’Olocausto; il suo oblio post mortem è frutto delle ideologie culturali del Secondo ‘900 che hanno considerato marginali anche figure come Britten e Poulenc. Credo che il nostro mondo culturale, spesso cristallizzato in celebrazioni di anniversari e ricorrenze, possa permettersi scelte artistiche più coraggiose e possa ricordarsi di Erwin Schulhoff non solo perché ebreo e vittima della Shoah, ma anche perché protagonista di tempi che, nel bene e nel male, possono esserci più vicini di quel che si possa immaginare.
Ed ecco un disco che consiglio per avere una idea della complessa letteratura musicale di Schulhoff.
Luigi Corbani
https://open.spotify.com/track/4G4P6yJg6c3mCn5iCLMkwL?si=662a6b1c0bdb4789
https://open.spotify.com/album/1wrmQZ1d8pMotBL4IMB8iN?si=7mtqDeNxQUOJ4t9rcfcyYQ