Un fantasma si aggira per le società democratiche occidentali. Il fantasma della demagogia.
La demagogia è la degenerazione della democrazia. Ne scrivono per primi Platone e Aristotele.
Concetto diverso da quello di oclocrazia (“ochlos”, massa/plebe e “kratos”, potere: governo delle masse) di cui scrive Polibio.
Demagogia è un termine di origine greca composto da “demos”, popolo, e “aghein”, trascinare.
Il significato è evidente: si tratta di un comportamento politico consistente in pura propaganda finalizzata a lusingare le masse con false promesse che ne accarezzano le voglie, le ambizioni e le aspettative di ogni genere all’unico scopo di conquistare e conservare il potere.
La mera propaganda fine a se stessa esaurisce così il dibattito politico.
Casi storici abbondano, ma, siccome la storia non è per niente “magistra vitae”, veniamo all’oggi.
Il ricorso spregiudicato alla pratiche demagogiche minano in maniera letale le strutture portanti delle società democratiche moderne.
La banalizzazione del diritto di cittadinanza e, quindi, del diritto/dovere di partecipazione consapevole alla vita politica delle comunità locali, nazionali e sovranazionali (come l’Unione Europea) è un attentato alla sopravvivenza delle istituzioni democratiche.
La stessa proposta di procedimenti di democrazia diretta on line è un ulteriore colpo di piccone al sistema politico che caratterizza la democrazia moderna: procedimenti poco trasparenti, manipolabili e statisticamente irrilevanti non sostituiscono le modalità di partecipazione che conosciamo e frequentiamo ormai da almeno un secolo.
Il combinato disposto dell’abbassamento della qualità formativa scolastica, del crollo di motivazioni ideali e della sofisticazione degli strumenti di manipolazione delle coscienze rendono obsoleti il principio e la prassi del suffragio universale.
La realtà diffusa di analfabetismo funzionale derivante dall’abbandono del percorso di formazione scolastica, dal degrado dell’offerta formativa, dallo smantellamento dei sistemi di formazione post scolastica per i lavoratori si accompagna all’affermazione sfacciata del primato dell’ignoranza, del demerito e dell’incompetenza.
Le motivazioni ideali (ideologiche) che creavano fenomeni di coscienze collettive e alimentavano l’impegno e la partecipazione a forme di militanza politica nei partiti, nel sindacato, nelle organizzazioni di massa di carattere culturale e sociale sono sparite, spesso denigrate come residui morenici di un passato novecentesco.
Gli strumenti di manipolazione del consenso attraverso i social media (ma anche i mezzi di comunicazione di massa tradizionali la cui agenda è sempre più spesso dettata dai social media manipolati generando così una tautologia esasperante) uccidono il dibattito politico occupando tutto lo spazio di attenzione del pubblico con brandelli polemici autoreferenziali. Zero informazione, zero opinioni motivate, totale propaganda urlata, insistita e obnubilante.
In questo contesto: come scegliere? cosa scegliere? Perché scegliere?
Il voto dovrebbe essere espressione di una scelta consapevole. Su idee, programmi e persone.
Se non c’è modo di formarsi una consapevolezza basata sulla conoscenza dei problemi e delle soluzioni offerte dal mercato della politica, perché votare?
Oggi il suffragio universale è ancora un tabù ideologico, ma tra 20 anni e forse prima lo sarà ancora?
Pepito Sbazzeguti