Nella sonnolenta quiete ferragostana sfumano le polemiche degli economisti sulla tassazione degli extraprofitti bancari, tuttora in fieri, ma restano le prese di posizione dei banchieri. Che lasciano intravedere il gioco dei posizionamenti nelle partite di potere del prossimo inverno e della primavera.
Per cominciare, ecco Antonio Patuelli. Dimentico della sua cultura liberale (è stato tanti anni fa un valente parlamentare del PLI), il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana ha evitato i pubblici contenziosi per avviare una silenziosa trattativa con il governo Meloni allo scopo di ridurre il danno per le banche associate. Realpolitik o timidezza?
Il presidente della Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino) , Fabrizio Palenzona, critica apertis verbis l’iniziativa del governo e pure, argomento accessorio ma non troppo, i conflitti tra i principali soci delle Generali, proclamandosi in ogni caso amico di tutti e di ciascuno, e dunque disponibile per eventuali opportune mediazioni. Una candidatura alla leadership?
L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, invece, spezza una lancia a favore della tassa, tagliando l’erba sotto i piedi del buon Patuelli. Il grande vecchio, Giuseppe Guzzetti, senza più cariche nelle fondazioni ma pur sempre influentissimo, a cominciare dalla fondazione Cariplo, tace e questa sì che è una sorpresa, avendo egli più volte manifestato la sua ferma opposizione di democristiano, marcoriano e antifascista, alla ducetta della Garbatella. Non vorrà, Guzzetti, accodarsi a Palenzona, che, contro il suo parere, si è candidato alla presidenza dell’Acri ((Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio spa), ma probabilmente non vorrà nemmeno smentire il “suo” Messina. E qui emergono le tre partite prossime venture
Prima partita
La prima partita è la citata corsa alla presidenza dell’Acri tra Palenzona e il guzzettiano Giovanni Azzone. Si tratta di una contesa ancora sotto traccia che, tuttavia, non può non essere osservata con speciale interesse da palazzo Chigi e pure da via XX settembre: il MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, esercita il controllo sulle fondazioni bancarie e queste, rappresentate dall’Acri, sono azioniste di minoranza, ma autorevoli, della Cassa depositi e prestiti (Cdp). Nei lunghi anni della presidenza guzzettiana, l’Acri ha seguito una linea di collaborazione con i governi di ogni colore. Memorabili il buon rapporto con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e l’appoggio regalato all’allora premier, Matteo Renzi, nell’ingresso in Tim e perfino nell’anodino cambio dei vertici della Cdp prim’ancora della scadenza del mandato per favorire l’ascesa di personaggi equivicini al premier e al giro Scaroni-Bisignani. Il Palenzona di oggi, che critica il governo ma tende la mano, ricorda il Guzzetti del 2002, che blocca le mire berlusconiane sulle fondazioni ma subito dopo sostiene il MEF nella costruzione della Cdp moderna. L’interrogativo su dove si collochi il Guzzetti di oggi, al di là dei privati conciliaboli, resta per ora senza risposta, dato il riserbo del suo candidato Azzone.
Seconda partita
Seconda partita, il primato nel settore bancario in bilico tra Intesa San Paolo e Unicredit. I giornali non l’hanno ancora fatto adeguatamente notare, ma ormai la banca Italo-tedesca, guidata da Andrea Orcel, sta per raggiungere quella italo-italiana, guidata da Messina: 42 miliardi vale Unicredit in Borsa, 44 miliardi Intesa. Non sono lontani gli anni nei quali il primo valeva la metà o anche meno dell’altra. Il fatto è che la stella di Messina, un tempo brillantissima, sembra un po’ appannata. Le valutazioni storiche sono sempre discutibili, ma se prendiamo come termine di riferimento l’annuncio dell’OPS (offerta pubblica di sottoscrizione) di Intesa su Ubi Banca, che è poi l’ultima operazione significativa di Messina, vediamo che Intesa è rimasta più o meno allo stesso livello, mentre Unicredit ha recuperato molto terreno. A voler essere pignoli, Intesa si trova sotto del 2,5%, mentre Unicredit è salito del 60% abbondante. Rilevazioni di Ferragosto. Nello stesso periodo, la terza banca italiana, BPM, ha guadagnato il 101%, segno che il gigantismo non è sempre una virtù.
Naturalmente, i corsi azionari non dicono tutto. I bilanci andrebbero analizzati in profondità. E così le politiche di remunerazione dei soci: alti dividendi e pochi buy back oppure il contrario? Chi è libero di fare che cosa? Certo è che gli stress test sul primo trimestre del 2023 rivelano come Unicredit abbia un CET1 del 14,9%, Intesa uno del 13,5% e BPM uno del 13,3%. Il CET1 ratio è il parametro che misura la solidità delle banche. Esso segnala l’incidenza percentuale del capitale ordinario rispetto alle attività della banca ponderate per il diverso rischio implicito in ciascuna. Come i corsi azionari, il CET1 non dice tutto. Basti pensare che Banca MPS sta sul 15,6%. Ma alla fine della giornata rappresenta il metro di misura della BCE.
Terza partita
La terza partita riguarda le nomine bancarie. Mentre a nessun azionista di Unicredit può venire in mente di contestare Orcel o ai soci di BPM di fare le pulci all’ad Giuseppe Castagna, le opinioni dei grandi elettori di Intesa Sanpaolo sulla parabola di Messina, ormai al terzo mandato, potrebbero rivelarsi più articolate. Per esempio, guardando all’andamento del CET1 in relazione alla remunerazione del capitale negli ultimi 10 anni. Potrebbero azzardare un po’ di ragionamenti, i grandi elettori, ma non è troppo probabile, tali e tanti sono i motivi di gratitudine verso questo banchiere così generoso specialmente con le fondazioni, attente al dividendo più che alle quotazioni azionarie, non essendo più venditrici del titolo Intesa. D’altra parte, se il Messina filo meloniano non appare in sintonia con il pensiero diffuso tra i capitalisti, che contestano al governo il diritto di stabilire quando le vacche sono troppo grasse, dimenticando gli anni nei quali sono magre, lo stesso Messina non può non tranquillizzare gli esponenti delle fondazioni più sensibili all’aria che tira nella politica. Insomma, il Messina politico – il più politico tra i banchieri, filo governativo quanto e più di Giovanni Agnelli – può soccorrere il Messina manager.
Devil
(giovedì 17 agosto 2023)