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Sveglia Milano

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Nella seduta del Consiglio Comunale dedicata a fare il punto sulla tragedia della “Casa dei Coniugi”,  il Sindaco, che tutto il mondo ci invidia,  è riuscito a fare un capolavoro: in un colpo solo ha fatto un regalo al Governo Meloni, al centrodestra e si è dato la zappa sui piedi.

Appare evidente che il Sindaco ha voluto a tutti i costi posticipare qualsiasi confronto in Consiglio Comunale (dove assurdamente si sono limitati gli interventi ai soli capigruppo)  al momento in cui (dopo le autopsie)  era quasi certo di non essere indagato per la vicenda della “Casa dei Coniugi”. Ma se pensa di scaricare la responsabilità sul direttore del Welfare del Comune, e sul responsabile dell’Area residenzialità anziani e persone con disabilità, si sbaglia di grosso.

Tutti è evidente che la prima responsabilità, e non solo politica, è del Sindaco, ovvero del titolare della  proprietà dell’immobile, del responsabile della incolumità pubblica, e della Giunta.  Un Sindaco premuroso verso i fondi immobiliari o verso i fondi americani e cinesi tanto da far pagare ai cittadini milanesi 300.000 euro per un dibattito pubblico farlocco  (fatto solo per promuovere un progetto speculativo  e dannoso di privati) ma insensibile e incapace di far adottare dalla Giunta una delibera di “somma urgenza” di 90.000 euro per mettere a posto i sistemi di rilevazione del fumo e antincendio in una casa di riposo di proprietà comunale.

Dire – come riporta il Corriere della Sera – che “la colpa è del governo Meloni che «ha stabilito lo slittamento di due anni nel decreto Milleproroghe 2023» del termine per la messa in sicurezza” è una totale idiozia. E mi stupisco che il Corriere non faccia rilevare che il Milleproroghe 2023 non c’entra nulla con i lavori che dovevano essere fatti nel 2022: il decreto ha stabilito la proroga del termine, ripeto la proroga del termine, entro il quale tutti gli edifici pubblici devono essere a norma. La norma non impedisce di fare i lavori necessari e urgenti prima di quel termine.  Quindi il Comune doveva e poteva fare i lavori, era compito suo adeguare quella struttura. E per una struttura di quel tipo, un ricovero di 170 persone anziane, poteva e doveva fare un provvedimento di somma urgenza. E di questa necessità dovevano saperlo il Sindaco, il Direttore generale, l’Assessore ai lavori pubblici, l’Assessore ai servizi sociali, l’Assessore al demanio.

Per chi non lo sapesse riporto il testo dell’art. 191 del Testo Unico dell’ordinamento degli Enti Locali: “Per i lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento eccezionale o imprevedibile, la Giunta, entro venti giorni dall’ordinazione fatta a terzi, su proposta del responsabile del procedimento, sottopone al Consiglio il provvedimento di riconoscimento della spesa con le modalità previste dall’articolo 194, comma 1, lettera e), prevedendo la relativa copertura finanziaria nei limiti delle accertate necessità per la rimozione dello stato di pregiudizio alla pubblica incolumità…”

Sindaco, direttore generale e Giunta sanno che cosa è la “somma urgenza”, tanto che, per esempio,  lo hanno adottato, a marzo 2022,  per una spesa di 206.000 euro per ripristinare le coperture del Castello Sforzesco danneggiate dalle forti raffiche di vento. Quindi la Giunta poteva e doveva intervenire subito per sistemare i sistemi antincendio della “Casa dei Coniugi”.

E se i lavori non sono stati fatti per i rilevatori antifumo la colpa è del governo? Quindi i morti ci sono stati perché il Comune non poteva fare nulla e il governo ha prorogato le scadenze? Quindi – secondo il Sindaco – i magistrati devono rivolgersi alla Meloni se nel 2022 non sono stati adeguati i sistemi  antincendio della “Casa dei Coniugi” ?

Ora è evidente che il Comune come tutti gli altri enti pubblici debba adeguare le strutture alle norme di sicurezza: lo si chiede e lo si è chiesto ai privati per teatri, cinema, sale di spettacolo, per ristoranti, ecc., per cui  non deve essere una sorpresa che ciò valga anche per gli enti pubblici. Invece dalle  parole del Sindaco sembra una novità.  La realtà è che tutti gli enti pubblici devono fare dei piani seri, di spesa in conto capitale (ripeto in conto capitale, non spesa corrente). E se il Comune non ha chiesto i soldi del PNRR non è colpa di un altro, ma del Sindaco.

Trovo allucinante un altro passaggio del Sindaco riportato dal Corriere:  «non è solo questione di soldi, ma anche dialogo e certezza su quello che c’è da fare perché se la legge cambia senza fare una riflessione su quello che si può fare è un problema». C’è da tutelare la salute e la incolumità pubblica, caro signor Sindaco, e questo lo sanno tutti i privati che in base alle norme vigenti hanno speso ingenti risorse per adeguare i loro spazi alle norme di sicurezza e che sono legalmente responsabili di quello che succede nei loro teatri, cinema, ristoranti, ecc.

Il Sindaco non ha neanche tentato una riflessione seria sulla pratica della “privatizzazione della gestione” delle RSA. Neanche ha ricordato (forse allora era il direttore generale?)  che fu la Giunta Moratti  ad affidare  a privati nel 2009 la “Casa per anziani”, disperdendo il patrimonio di professionalità dei dipendenti comunali.  Le Giunte successive hanno riconfermato questa “privatizzazione”, che non ha comportato un aumento della qualità dei servizi, né una efficienza o una efficacia maggiore del passato. È stato un semplice conto di bilancio come conferma  il Sindaco quando dice  che “ La concessione della Rsa «Casa per coniugi» è scaduta il 30 giugno 2021 ed è in proroga tecnica fino al 31 dicembre. Nel nuovo bando le concessioni hanno una durata di 20-25 anni con manutenzione ordinaria e straordinaria, efficientamento energetico, piano di sostituzione arredi a carico del concessionario.”. Dal resoconto del Corriere non leggo che ci si preoccupi della  qualificazione e della  professionalità del personale, né della qualità delle prestazioni sanitarie, assistenziali, ricreative, né del rapporto con i parenti. Né tantomeno si fa un cenno sulla necessità di adottare un piano per la popolazione anziana di Milano , che non significa RSA con lo standard qualitativo dei 1200 minuti a settimana di assistenza per ospite.

L’altra sera era il momento di parlare di  una politica seria per la  popolazione anziana, che è un quarto della popolazione milanese e lombarda.  Una politica  di servizi assistenziali, di servizi di prevenzione, di diagnosi, di cura e di riabilitazione nel territorio, di servizi geriatrici, fisioterapici, di attività ginniche e natatorie per anziani, di case famiglia, di trasporti. E anche di attività ricreative e di  attività che coinvolgano gli anziani, autosufficienti, in lavori utili per la comunità, per esempio la manutenzione dei parchi e del verde. E le stesse Rsa debbono essere concepite  non come luogo per accompagnare l’anziano nella ultima parte della sua vita , ma come luoghi di socialità, di svago, di promozione di interessi.

Non è “una disgrazia troppo incomprensibile”,  nè le “istituzioni sono impotenti”.

Sta alla magistratura, con serietà e imparzialità, stabilire le responsabilità penali dei singoli individui. Ma qui c’è un problema politico e culturale  di fondo: il Comune ha smarrito la sua funzione di riferimento per i cittadini, soprattutto per i più indigenti, e i più deboli, appare più interessato ai bilanci che ai servizi, più interessato alle attività edilizie dei fondi che alla qualità della vita dei suoi abitanti, più interessato al luccichio dei grattacieli che al superamento delle disuguaglianze vecchie e nuove.

La città (intendo le sue istituzioni e la città nel suo complesso)  è diventata sempre meno solidale e più arida, come dimostra, al di là delle intemperie, la scarsa partecipazione ai funerali di sei povere vittime di una logica in cui il denaro e i conti prevalgono sul rispetto della persona umana.

Sono molto pessimista, ma se non c’è un risveglio di quella coscienza e di quella cultura di Milano, attenta al bene pubblico e al bene della comunità, ci scorderemo per sempre “Milan con il coeur in man”, mortificata dal vetro e cemento di edifici uguali ad altri nel mondo, con dentro persone impegnate solo a “cuntà i danée”.

Piangi, che  ben  hai  donde, Milano mia 

Luigi Corbani

(martedì 25 luglio 2023)

2 thoughts on “Sveglia Milano”

  1. GiuseppeSipala ha detto:
    Luglio 26, 2023 alle 4:15 pm

    Complimenti un articolo in cui mi ritrovo completamente! Sono anni che nessuno parla in questo modo !
    Poi detto da me vale dieci volte!
    Bravo Corbani

    Rispondi
  2. Denise ha detto:
    Luglio 26, 2023 alle 4:45 pm

    Ben detto, sono perfettamente d’accordo, tanto più che sono anch’io una anziana molto preoccupata per il mio futuro qui in città

    Rispondi

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