In questi anni, abbiamo sollevato più volte il tema della “opacità” della proprietà dell’AC Milan spa e della consistenza della dotazione finanziaria del FC Internazionale spa. Abbiamo anche constatato che il Comune di Milano e i suoi uffici non hanno mai chiesto documenti probanti della reale natura delle proprietà con cui stavano trattando e tuttora trattano su San Siro e sulle aree comunali. Per questo abbiamo più volte sostenuto che, a fronte di dichiarazioni roboanti e farlocche di investimenti per 1,2 miliardi di euro, il Comune di Milano e anche quello di San Donato avrebbero fatto bene a chiedere delle fidejussioni pari almeno ai supposti investimenti dichiarati dal fondo Elliott / RedBird.
Ora, è del tutto evidente che una indagine non è una sentenza, e quindi aspettiamo le conclusioni delle indagini e le verità processuali. Ma una maggiore previdente cautela da parte del Comune sarebbe stata e sarebbe opportuna, visto che ai più è sembrata poco trasparente la vera proprietà del Milan AC.
Bastava seguire le inchieste di Mario Gerevini, sul Corriere della Sera -Economia Finanza” che a più riprese ha indagato sulle quote azionarie, sui capitali e sul controllo societario dai tempi di Yonghong Li, poi a Elliott Management Corporation, dalla Rossoneri Sport Investment Luxembourg alla Project Redblack, dalla Genio Investements alla King George, dalla Blue Sky Financial Partners, dalla Redbird Capital Partners fino alla ACM Bidco o alla Rb Fc Holding Genpar Llc. Un viaggio dal Delaware al Lussemburgo, a vari paradisi fiscali caraibici fino all’Italia.
Gerevini, il 9 gennaio 2023, insieme ad una tabella della piramide societaria di Cardinale, scriveva: “L’ultima mossa nella governance è assai significativa. Ivan Gazidis ha appena lasciato la poltrona operativa più importante, quella da amministratore delegato e chi l’ha sostituito? Giorgio Furlani, storico manager di Elliott, braccio destro di Gordon Singer (figlio di Paul) e anche azionista della londinese Elliott Advisors, la controparte di RedBird nella compravendita. E per il ruolo chiave di direttore finanziario? Il più gettonato (finora senza smentite) è Stefano Cocirio, altro manager dipendente di Elliott. Tutti (Singer, Furlani e Cocirio) già nel cda Milan pre-Cardinale.
E il presidente? Confermatissimo Paolo Scaroni, autorevole e stimato, ma entrato in consiglio ai tempi di mister Li proprio per rappresentare il creditore Elliott. Nel cda c’è una situazione di perfetta parità: 4 esponentiRedBird e 4 rappresentanti Elliott come a ricalcare le due holding di fascia destra e fascia sinistra nel grafico. Dunque Cardinale chiude un’operazione da 1,2 miliardi, di gran lunga la più importante nella storia di RedBird e lascia pressoché tutte le leve di comando ai venditori.
Raramente, soprattutto in operazioni di questo livello, capita di vedere il compratore «commissariato» subito dopo aver sborsato centinaia di milioni. Sarebbe interessante conoscere eventuali patti, contratti collaterali, impegni societari e creditizi di Red- Bird con Elliott ma questo non è dovuto, non è un obbligo, la risposta sarebbe «Non diamo disclosure». In effetti fa parte della trasparenza delle società più evolute e a contatto diretto col mercato.
Ricordiamo, per completare il quadro, che Elliott ha prestato 600 milioni al 7% a RedBird (cifre mai confermate nè smentite) prendendo in pegno il 99,9% del Milan. È il vendor loan che costa 115mila euro al giorno di interessi a Cardinale. Con un fardello tale di oneri (42 milioni all’anno) RedBird dovrà compiere un capolavoro per far guadagnare i suoi sottoscrittori con il Milan. Il nuovo stadio sarà un passaggio fondamentale. Poi comunque bisognerà smettere di spolverare la bacheca europea. È ora di far posto a qualche nuovo trofeo. Lo sogna chi, con affetto milanese, grida: «Jerry caccia la grana». Sempre che sia Jerry la persona giusta”.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buono fortuna”
Luigi Corbani
(mercoledì 13 marzo 2024)