100 anni di prigione sono stati comminati ai nove dirigenti della Giunta catalana che hanno promosso un referendum sull’autonomia e l’indipendenza della Catalogna. E pensare che il tribunale ha escluso che ci siano stati atti di forza, di violenza. Junqueras, Turull, Romeva, Bassa, Forcadell, Rull, Forn, Sánchez e Cuixart sono già in carcere da due anni e Puigdemont è in esilio dal 2017 e oggi ha sulla testa un nuovo ordine di cattura internazionale. Essi avevano promosso un referendum tra i catalani, che, siccome lo stato centralistico spagnolo e la monarchia consideravano eversivo, non si è fatto secondo i crismi ufficiali, ma sulla base della partecipazione volontaria dei cittadini.
Volevano la Catalogna indipendente, repubblicana e in Europa. Hanno avuto il carcere e oggi una condanna pesante. Ma il governo spagnolo non ha avuto la soluzione dei problemi: anzi, per la sua pesantezza oltre ogni ragione, la sentenza sembra più dannosa che utile al governo centrale spagnolo. Rischia anzi di radicalizzare ancora di più lo scontro politico; ha detto Oriol Junqueras “Torneremo più forti, più convinti e fermi che mai. Grazie a tutti e continuate, perché noi continueremo sempre, sempre!”.
Ma – come ha scritto il Football Club Barcelona – la prigione non è la soluzione e il governo e la monarchia spagnola dovranno farsene una ragione: la soluzione è solo politica, quella soluzione che non hanno voluto, anche usando la guardia civil e il carcere. E la soluzione non può che passare dalla volontà popolare e dunque anche da un referendum legale, come è avvenuto in Scozia qualche anno fa.
Preoccupa che il Parlamento europeo e le forze democratiche abbiano taciuto per accondiscendenza allo stato centrale spagnolo e alla monarchia spagnola.
Mesi fa avevamo chiesto atti di solidarietà ai politici e civili catalani imprigionati: non è successo nulla. E abbiamo ricordato che la Catalogna sostenne fino alla fine il governo repubblicano e che il regime franchista impedì l’uso e l’insegnamento del catalano.
L’Europa interviene per separare il Kossovo dalla Serbia, ma non è capace di dire che il governo spagnolo e la Generalitat de Catalunya devono dialogare per trovare una soluzione che rispetti la volontà del popolo catalano di indipendenza e di Europa. Persino la Regione Lombardia, che è gemellata con la Catalogna, è stata zitta: la paura della Lega di perdere voti al Sud fa novanta e, miseramente, in dodici anni di governo non ha mai portato avanti la benché minima autonomia della Lombardia.
Siamo in una fase per cui, prima ci si rende conto che l’unità vera dell’Europa si realizza con le regioni e le autonomie locali, e non con gli stati nazionali, e più rapidamente si andrà ad un processo di unificazione politica dell’Unione europea. Gli Stati Uniti d’Europa ci saranno solo su base regionale e autonomistica: piaccia o non piaccia, è questa la strada che dovrebbero seguire le forze politiche davvero europeiste e che avrebbero dovuto imparare anche dalla vicenda della Catalogna, della Scozia, del Galles e della Brexit.
“FC Barcellona, come una delle entità principali di Catalogna, e in conformità con la sua storia, per la difesa della libertà di espressione e il diritto di decidere, oggi, dopo la sentenza di condanna emessa dalla Corte Suprema in relazione al processo aperto contro i leader civili e politici catalani, afferma che:
allo stesso modo in cui la pena detentiva preventiva non ha aiutato a risolvere il conflitto, neanche la pena detentiva data oggi lo risolverà, perché la prigione non è la soluzione.
La risoluzione del conflitto in Catalogna deve provenire esclusivamente dal dialogo politico.
Pertanto, ora più che mai, il club chiede a tutti i leader politici di condurre un processo di dialogo e di negoziazione per risolvere questo conflitto, che dovrebbe anche consentire la liberazione di leader civili e politici condannati.
L’FC Barcelona esprime inoltre tutto il suo sostegno e la sua solidarietà alle famiglie di coloro che sono privati della loro libertà.”.
E confesso tutta la mia ammirazione per un club di football che si spende per una causa che ritiene giusta e dà una lezione di politica a tutti: chapeau !
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 14 ottobre 2019)
https://www.ilmigliorista.eu/europa/chi-ha-paura-della-catalogna/
https://www.ilmigliorista.eu/europa/per-la-liberta-dei-detenuti-politici-catalani/