Nei giorni scorsi avevo sperato che le forze democratiche uscissero dal loro imbarazzante silenzio, in Italia e nel Parlamento europeo, per chiedere la libertà ai prigionieri politici catalani.
Sulla “Stampa”, leggo l’intervista in carcere a Oriol Junqueras, leader de Esquerra Republicana: quanti politici italiani leggono o hanno letto Gramsci? Certo, Junqueras ha del tempo, visto che è in carcere preventivo dal 2 novembre 2017, ma rimane una scelta di lettura interessante e significativa.
Perché la sinistra europea non appoggia la richiesta di indipendenza della Catalogna? Perché lo stato spagnolo non è repressivo e quindi non c’è giustificazione per la richiesta di indipendenza? Oddio, se guardassimo come si sono comportati il governo di Madrid e il re, ci sarebbe da ridire, ma comunque i catalani e gli scozzesi non chiedono l’autonomia o l’indipendenza per questo motivo.
Perché si rompe l’unità nazionale della Spagna? Perché si indebolisce l’Europa? È esattamente il contrario. Il 3 luglio 2018 a Stoccarda, Baden-Württemberg, Auvergne-Rhône-Alpes, Lombardia e Catalogna hanno celebrato i “30 anni di quattro motori d’Europa – quattro regioni per un’Europa forte”
La Catalogna (come la Scozia) vuole stare nell’Unione europea: un freno allo sviluppo di una vera unità europea, di una vera federazione europea non è l’aspirazione indipendentista catalana, sono gli egoismi nazionali. Il futuro dell’Europa sta nel regionalismo e nelle autonomie locali (anche in forme speciali, come per Amburgo, ma questo potrebbe valere per Venezia, un patrimonio dell’Europa), sta nel superamento dell’ente statale. Gli stati nazionali, usciti dalla seconda guerra mondiale, hanno avuto un ruolo importante per l’avvio del processo europeo, ma oggi sono un freno alla necessità di andare ad una vera unificazione europea sui temi del lavoro, del fisco, delle pensioni, dell’assistenza, del sistema di welfare, della migrazione, ecc. Ed è un controsenso tenere in piedi parvenze di unità nazionali, che nello scenario internazionale contano sempre meno, e comunque, nel prossimo futuro, sono destinate a ridimensionarsi molto più dell’Europa unita.
Le differenze economiche e sociali attraversano tutto il continente; in questi ultimi 65 anni, ci sono regioni (o Stati più piccoli della Catalogna o della Lombardia) che con i contributi europei si sono sollevate da una profonda arretratezza ed altre che non hanno avuto la capacità di utilizzare appieno fondi nazionali ed europei messi a loro disposizione. Spesso sono i gruppi dirigenti politici locali un freno allo sviluppo e al superamento delle diseguaglianze. Troppo spesso si maschera il confronto tra capaci e incapaci di amministrare, dietro la categoria dei “ricchi contro i poveri”:
Nel caso della Catalogna, c’è anche l’aspirazione a fare meglio con un sistema istituzionale repubblicano. Non è un reato, per la sinistra, essere repubblicani e volere togliere di mezzo una monarchia non proprio esemplare. Non si dimentichi che la Catalogna ha difeso fino allo stremo la Repubblica spagnola contro il Franchismo e ne ha pagato le conseguenze per tutto il lungo periodo della feroce dittatura franchista, che – non lo si dimentichi – fino al 1974 ha eseguito condanne a morte con lo strumento terribile della garrota. “Il catalanismo è una aspirazione vecchia di secoli, ma non è solo una questione di identità nazionale, lingua e cultura. C’è l’idea di poter fare le cose meglio, in una repubblica invece che in una monarchia, con un rapporto cittadini-istituzioni più moderno, rispettoso”.
Intervistato dal “Corriere”, anche lui in carcere da 14 mesi, Joaquin Forn sottolinea che i movimenti neofascisti o di estrema destra, razzisti e xenofobi, ultimo in ordine di tempo, Vox in Andalusia, non nascono per colpa dell’“Europa unita”, o dalle questioni territoriali. Trovano spazio e alimento dalla difficoltà dei ceti politici e delle forze economiche dominanti di affrontare, con sagge e giuste misure, la crisi economica e le ingiustizie sociali, la globalizzazione, le migrazioni che continueranno in forma massiccia nei prossimi anni. E una Europa che teme le migrazioni, economiche, disconosce la sua storia e finisce per essere travolta dalla realtà che è più forte di ottuse e stupide ideologie xenofobe, e perperdere qualsiasi ruolo sul piano politico ed economico internazionale.
Luigi Corbani