Non saprei dire diversamente dopo la notizia della morte di Umberto Minopoli. Trovo ingiusta la sua morte e ingiusto un mondo che non ha più la mente acuta, brillante di Umberto.
Quando scompare un amico, un compagno di tante battaglie, non riesco a trovare le parole, mi sembra tutto sbagliato mentre si affollano immagini, vicine e lontane.
Qualche tempo fa era stato a casa mia, e avevamo parlato di politica, la sua grande passione e avevamo progettato di fare un lessico della politica, per recuperare la capacità di fare analisi differenziate, superando la banale e fuorviante definizione di “destra” e di “sinistra”: tra il bianco e il nero ci sono tantissime sfumature di grigio. Quelle che Umberto riusciva e vedere, con grande capacità di analisi e con profondità di pensiero.
Per me, fra le cose del Pci, sbagliate, vi era anche quella di non aver fatto di Minopoli non solo un parlamentare ma un dirigente di primo piano. Aveva pagato per le sue posizioni da riformista, o come ci definivano, da “migliorista”, che combatteva con tenacia e intelligenza, senza opportunismi e compiacenze, contro tante scemenze che hanno costellato la vita politica dagli anni 80 ad oggi. Era uno capace, competente, preparato, arguto, ci mancherà tanto.
Un grande fraterno abbraccio ai suoi carissimi affetti familiari, a Carmela, a Giacomo, a Carlo e ad Angela.
Una intelligenza lucida e mai banale.
Una perdita del pensiero serio che non racconta balle! Addio Umberto!
Un incontro relativamente recente ma intenso, dialettico, empatico e vero. Ciao, Umberto caro.