Il premier Trudeau annuncia che il Canada accoglierà un milione di immigrati entro il 2021. Il Canada ha 37 milioni di abitanti, poco più della metà dell’Italia. Ma apre a un milione di immigrati in due anni. Per compensare, ha detto Trudeau, il calo del tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione.
Il numero dei nati nelle comunità straniere, inoltre, è quattro volte più alto rispetto a quello dei canadesi. Gli immigrati sono i soli, insomma, che fanno figli e garantiscono il futuro di quel paese.
Che differenza con la risposta muscolare e propagandistica, al problema dell’immigrazione, da parte dei nostri quattro pupi che ci governano!
Un problema aggravato dal decreto Salvini.
Non solo non si fanno i rimpatri promessi, ma secondo il rapporto Ispi di questi giorni, questo decreto ha messo in strada 40 mila immigrati, diventati clandestini, per decreto, con la chiusura degli Sprar, i centri comunali, che erano l’unica cosa che funzionava.
Da noi, quella poca intelligenza politica che c’è viene riservata interamente al calcolo della propaganda.
L’intelligenza politica di Trudeau è quella di incrociare virtuosamente, i problemi di una comunità nazionale per farne un’opportunità: immigrazione regolata e gestita civilmente, calo delle nascite, invecchiamento della popolazione, politica della famiglia che, per alcuni, da noi, è rimasta ancora all’antico adagio “moglie e buoi…” .
E ciò in tempi di globalizzazione e meticciato galoppanti, un fenomeno che non fermeranno, certamente, quei “mona” di reazionari del congresso di Verona.
Un leader avveduto, giovane, aperto al futuro e ai cambiamenti del mondo, gestisce le novità, non le maledice usando la forza: il Canada ha regole precise, ma aperte, per l’accoglienza.
Fa ridere, se non fosse tragica la realtà sottostante, vedere il goffo personaggio, che ogni giorno vuole fermare il mondo (“fermate il mondo che dovete scendere tutti”!). Ridicolo se non fosse quel ministro dell’interno, che ogni giorno ci tormenta con le sue smargiassate, abbigliato nei costumi di scena di un teatro ridicolo, appunto.
Sceneggiate che non hanno risparmiato nemmeno il povero Rami, “l’eroe”, ormai, del bus di Crema, insieme ai suoi straordinari compagni. Non se la è sentita però di mettersi contro, fino in fondo, al sentimento diffuso sulla concessione della cittadinanza, per il ruolo eccezionale avuto da questo ragazzo nella vicenda.
Gli faceva velo, al ministro parolaio, l’idea che la sua ottusa ideologia non può e non deve ammettere eccezioni…perchè, chissà mai, non si corra il rischio di scivolare nello jus soli…
E qui vale comunque fare chiarezza, di fronte alla confusione e tanta stucchevole retorica, che ha montato intorno ad una vicenda bella e significativa in sè.
Proprio, sull’onda delle riflessioni intorno ad essa, infatti, si è riproposto il problema del milione di persone che, italiani di lingua, di cultura, di crescita e addirittura spesso di nascita, di stile di vita, devono aspettare venti anni, prima di avere gli stessi diritti di tutti gli altri italiani, di pelle bianca nati in Brianza….
Non basta nemmeno essere nativi…
E invece occorre dire con forza che la soluzione di questo problema ha il carattere della mitezza, e non fa danno a nessuno. Mentre il suo impedimento, invece, ha quello della violenza. Fosse per me, e i miei principi e valori, un bambino che nasce, in qualsiasi luogo, dovrebbe avere la cittadinanza del mondo: è prima di tutto cittadino del mondo. Perdio!
Benito Boschetto