Francesco Starace ha scelto il “Financial Times” per censurare le autorità di governo, europee e italiane, ree di non aver tagliato per tempo le importazioni di gas naturale dalla Russia e, in genere, dai Paesi terzi. Secondo il Duce dell’Enel, all’indipendenza energetica si arriva accelerando ovunque lo sviluppo delle fonti rinnovabili, e questo lo dicono in tanti.
La novità staraciana è l’idea di chiudere i gasdotti internazionali, perché creano dipendenza dal fornitore, chiunque esso sia, e di sostituirli con i rigassificatori del gas naturale liquefatto trasportato dalle navi metaniere che, evidentemente, possono seguire rotte assai meno rigide del percorso dei gasdotti. Come suo solito, poi, Starace vanta la grande consistenza delle fonti rinnovabili del mix produttivo dell’Enel, presentata come la seconda utility del mondo, e riconferma l’impegno ad azzerare la produzione elettrica da fonti fossili entro il 2040.
Che dirne? Il “Financial Times” considera queste interviste un piccolo, perdonabile pedaggio da pagare alla coltivazione delle sue relazioni internazionali. In Italia, si direbbero più semplicemente marchette.
Dimentico della “Lex Column”, usa a far le pulci ai furbacchioni e agli incapaci di alto rango, l’autorevole quotidiano della City non fa nemmeno un cenno ai conti in peggioramento dell’Enel, non si accorge della sua inesistente propensione agli investimenti nelle rinnovabili in Italia, dove si guadagna peraltro molto più che in America Latina, dimentica la storia del rigassificatore Enel di Porto Empedocle, autorizzato da un decennio e mai costruito, e infine non considera quanti rigassificatori ci vorrebbero per sostituire tutti i tubi che alimentano l’Europa, posto che solo in Italia ce ne vorrebbero almeno altri 8-10.
E non parliamo delle tre grandi centrali termoelettriche russe che l’Enel ha acquistato, Putin regnante e che, se fosse stato lungimirante come il suo Duce pretende che siano gli altri, lo stesso Enel avrebbe ben potuto vendere negli anni scorsi, quanto meno a partire dal 2014, l’anno in cui Starace venne nominato e la Crimea venne annessa all’impero del Cremlino.
Se avesse fatto le verifiche del caso, il “Financial Times” si sarebbe chiesto da quale pulpito esternava il suo intervistato. Non le ha fatte. Si è preso Starace a scatola chiusa. Come se fosse un “Corriere della Sera” o una “Repubblica” qualsiasi. Pazienza.
Noi, invece, ci chiediamo perché Starace prenda iniziative di tal genere, che si aggiungono ai meeting con Putin quando già i carri armati russi stavano scaldando i motori per invadere l’Ucraina. Sorprende che, incurante dei suoi risultati ormai mediocri, il Duce dell’Enel si erga a consigliere del Principe per indicare che cosa debbano fare o non fare Eni e Snam nell’approvvigionamento e nel trasporto del gas (quando si parla di importazioni e di infrastrutture si parla di queste aziende e non di altro) e lo fa urbi et orbi proprio quando il Principe sta giocando una partita disperata, avvalendosi del supporto di Eni e Snam, per raccattare gas in giro per il mondo, via nave e via tubo senza fare il di più, allo scopo di evitare l’infarto al sistema industriale italiano, caso mai il gas venisse meno troppo alla svelta.
Devil
(martedì 5 aprile 2022)