Non c’è altra parola per definire le fake news di Greenpeace. Si è agitata con il nostro governo perché protesti con la Francia. Che ha deciso di prolungare l’attività di 32 “vecchi” (sic!) e ” pericolosi” (sic!) reattori nucleari di cui 16 a meno di 200 Km dal nostro confine.
Greenpeace riprende la posizione dell’ex ministro Costa che chiedeva “una consultazione trans frontaliera” con i francesi sul prolungamento di vita delle loro centrali. Dimostrando, Costa e Greenpeace, disonestà’ intellettuale o spaventosa ignoranza (incredibile nel caso di un ministro) dei termini della questione.
Innanzitutto quei reattori non sono “vecchi”. Sono dell’ultima generazione di impianti costruita in Francia negli anni 70. Costoro non sanno che il prolungamento della vita di un impianto nucleare (extension life) è regolato da precisi criteri e procedure, da attentissime verifiche di tutti gli aspetti di funzionamento dei reattori, regolati da standards internazionali e sotto il controllo delle autorità di sicurezza e regolazione nazionali ed internazionali.
Il fatto che, rispetto a tutti gli altri impianti di energia, fossili o rinnovabili, la vita operativa di un impianto nucleare possa essere prolungato di dieci anni oltre i tempi previsti dal progetto iniziale è considerato uno straordinario vantaggio comparativo del nucleare (la vita media di un impianto, del tipo di quelli francesi in questione, può essere di 50 e 60 anni rispetto ai 20/25 degli impianti fossili o rinnovabili). Pensate al vantaggio di costi.
Non solo l’”extension life” di quei 32 impianti francesi è stata minuziosamente verificata ed analizzata, come da regola dell’industria nucleare, ma tutte le centrali europee, comprese dunque quelle al nostro confine, sono state sottoposte, dopo l’incidente di Fukushima, ad una verifica speciale – campagna degli stress test – delle condizioni di funzionamento, dell’efficienza e dello stato di sicurezza degli impianti. L’obiettivo della campagna era la verifica (e l’eventuale rimozione) di ogni rischio, anche minimo, che in una qualunque delle centrali in revisione si producessero, anche solo potenzialmente, i rischi o i problemi tecnici che causarono l’incidente di Fukushima. Gli stress test hanno dimostrato l’assoluta insussistenza di pericoli o criticità delle centrali al nostro confine. Non solo di quelle francesi, ma di quelle svizzere, spagnole, di quella slovena e di altre più distanti. Dunque i 16 impianti nucleari francesi, su cui terrorizza Greenpeace, non sono né vecchi e né pericolosi. Ma efficienti e sicuri.
Il generale Costa, inoltre ignorava (?), come ignora (?) Greenpeace (o meglio disonestamente tace) che gli stress test di tutte le centrali nucleari post-Fukushima furono, per obbligo di legge, condotte alla presenza delle autorità di regolazione, tecniche e sanitarie degli “stati confinanti”. Le nostre autorità, dunque, conoscono nei dettagli lo stato e le condizioni degli impianti al nostro confine, compresi i 16 impianti francesi.
Costa prima e Greenpeace adesso fanno, dunque, agitazione irresponsabile. Mi aspetto che, a differenza del ministro Costa, l’attuale ministro che ha in carico l’energia e l’ambiente e che è persona colta e informata, intimi agli agitatori di Greenpeace di smetterla con le fake news e con le campagne agitatorie basate sulle falsità. Perché sono anche cialtroni? Semplice: tacciono sul fatto che da quelle 16 centrali ai confini, efficienti e sicure che loro vorrebbero chiudere, l’Italia importa il 15 % della energia elettrica che alimenta le nostre case e la nostra vita quotidiana. Se ne ricordino tutti – ministri, politici, amministratori – oltre gli impostori di Greenpeace.
Umberto Minopoli
(20 aprile 2021)