1 Abbiamo numerose fonti e molti dati epidemiologici sull’andamento della pandemia virale. Manca un efficace coordinamento da parte dell’ISS e della Regione Lombardia. La coda della curva epidemica sì è molto allungata e dimostra un sostanziale plateau nelle ultime settimane.
2 Dati grezzi frutto anche di esperienze di altre Regioni come per esempio il Veneto, ci suggeriscono ipotesi non prive di interesse. La Regione Lombardia al 3 giugno 2020, segnalava 16.172 deceduti per covid-19 a cui potrebbero corrispondere circa 300 mila positivi e 1.500.000 soggetti che sono venuti a contatto con il virus pandemico e che hanno gli anticorpi. Si stima di conseguenza che in Lombardia ci siano 8 milioni di persone che non sono venute a contatto con il SARS-COV-2.
3 Le persone decedute in Italia per il virus pandemico al 3 giugno 2020, sono 33.601, di cui oltre 27.000 sopra i 70 anni.
4 All’avvio della Fase 3 della pandemia, appare sempre più evidente che alla crisi igienico sanitaria, si associa una grave crisi socio-economica e produttiva. Le statistiche ci dicono che l’80% delle imprese italiane hanno avuto perdite superiori alla metà del fatturato. Si aggiunga che il 40% delle famiglie faticheranno a pagare l’affitto per i prossimi mesi. Si prevede inoltre la scomparsa di un milione di posti di lavoro, 700 mila nell’ipotesi più favorevole. Molte persone soprattutto anziane non hanno ancora superato la paura del virus.
5 Per un utile confronto con la situazione lombarda è appena il caso di ricordare che la Svezia con 10,5 milioni di abitanti e con un minimo lockdown ha avuto 3.679 morti per covid-19.
6 Venendo agli errori nella gestione della epidemia virale, si potrebbe elencarne parecchi e molto gravi. Il Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del SSN con sede presso la Casa della Cultura di Milano, è stato tra i primi a segnalare le differenze tra le varie Regioni nella gestione dell’epidemia in particolare tra la Regione Lombardia e la Regione del Veneto, soprattutto per quanto risulta l’isolamento domiciliare dei soggetti infetti e per la numerosità dei soggetti ricoverati negli ospedali.
7 Ci sono state e ci sono in Lombardia, carenze nel monitoraggio e nella sorveglianza epidemiologica, specie per quanto riguarda la identificazione dei soggetti venuti a contatto con persone positive al virus sia sintomatiche che paucisintomatiche.
8 Molti in Lombardia si sono infettati con il virus nei Pronto soccorso e in alcune Unità Operative ospedaliere. Drammatiche come è noto, le situazioni verificatesi in numerose RSA. Sono in corso peraltro indagini da parte di magistrati di alcuni Tribunali.
9 La gestione assurda dei tamponi è una concausa efficiente del disastro lombardo. I dati al 2 giugno parlano da soli: su mille abitanti in Lombardia quelli che hanno effettuato il tampone sono 76,15; in Emilia Romagna 74,81; in Veneto 140,70; in Piemonte 74,63; in Italia 65,64.
10 Con la Fase 3 della pandemia si debbono pertanto recuperare i gravi ritardi palesati. Vanno predisposti e approvati dal Consiglio Regionale Piani e Programmi poliennali socio sanitari e Piani per lo sviluppo socio-economico e produttivo. Tenendo conto anche dei previsti finanziamenti della Unione Europea.
11 Si ricomincia finalmente a parlare in sede governativa nazionale dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL. Nulla si dice a tale proposito da parte della Giunta Regionale Lombarda. Va chiarito da subito, quante risorse dei 3,25 miliardi assegnati alla sanità, andranno alla Lombardia e quanti quest’ultima ne assegnerà per il potenziamento della prevenzione e della sanità pubblica.
12 E’ pure noto che in Lombardia nel 2015, i Dipartimenti deputati alla prevenzione collettiva e alla sanità pubblica, sono stati ridotti dalla Giunta Regionale presieduta da Roberto Maroni, da 15 a 8, così come sono stati ridotti pesantemente i Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione (PMIP) da 15 a 3 Laboratori per la prevenzione (Varese, Milano e Brescia). Anche questi sono piuttosto inconsistenti. Il personale impegnato nella prevenzione e nella sanità pubblica in Lombardia è stato assurdamente dimezzato negli ultimi 15-20 anni: da 5000 a 2500.
13 Sempre con la Legge Regionale sanitaria n. 23 del 2015, si è istituito un “mostro” istituzionale e organizzativo come per esempio la ATS Città Metropolitana milanese, peraltro dotata di un solo Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria che comprende anche la Provincia di Lodi per un totale di 3,5 milioni di persone.
14 Penso a questo punto che si debbano fare proposte concrete al Consiglio Regionale Lombardo come per esempio la soppressione delle 8 Agenzie per la Tutela della Salute (ATS) e il trasferimento delle loro funzioni e dei loro compiti alle 26 Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST). Vanno dunque unificate le funzioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, nonché si deve attuare un’effettiva integrazione socio sanitaria coinvolgendo gli Enti Locali specie i comuni. Analogo potenziamento e riordino va fatto per l’Assistenza sanitaria primaria soprattutto per la Medicina Generale. Va contemporaneamente ammodernata e normalizzata la rete degli ospedali, sconvolta dall’evento pandemico. Questo riordino è fondamentale anche per tenere sotto controllo la pandemia virale per il futuro che non sembra affatto tranquillo.
15 Il riordino istituzionale e organizzativo complessivo e a regime va anticipato da apposite delibere del Consiglio Regionale con linee di indirizzo generale e strategico per la programmazione socio-sanitaria, per il prossimo Piano Regionale Prevenzione (PRP) per gli anni 2020-2024 e per l’aggiornamento del Piano Regionale Pandemico rimasto irresponsabilmente nei cassetti della Giunta Regionale per 10 anni.
16 I modelli validi e sperimentati da molti anni in alcune realtà regionali da parte di gruppi di Medici di Medicina Generale in particolare a Milano, vanno resi obbligatori tempestivamente a cura e a spese della Regione, sia in relazione alla pandemia virale che per la prevenzione e l’assistenza sanitaria delle patologie di maggior rilevanza sociale come per esempio le malattie cardio vascolari, i tumori e la lotta contro la cronicità.
17 Va riordinata con urgenza e competenza la rete dei Laboratori di batteriologia e di virologia, pubblici e privati, imponendo anche un severo controllo di qualità interno ed esterno.
18 Finalmente si deve predisporre un Piano poliennale tra la Regione Lombardia, le Università lombarde e i Centri di ricerca scientifica per la formazione degli operatori del Servizio Sanitario Regionale (SSR). Vanno deliberati nel più breve tempo possibile, congrui finanziamenti per l’aggiornamento continuo e per la ricerca scientifica, specie per quella applicata agli obiettivi della programmazione sanitaria e socio sanitaria regionale.
19 Vanno resi disponibili in relazione al Piano regionale pandemico aggiornato, un numero adeguato di posti letto per malattie infettive, per malattie polmonari. Vanno raddoppiati i posti letto tecnici nei reparti di Medicina intensiva e di Anestesia e rianimazione. Vanno inoltre adeguate le disponibilità di attrezzature rianimatorie. Servono inoltre quantità congrue di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Si deve ovviamente disporre anche di numerose dosi di farmaci utili nel trattamento di soggetti colpiti dal virus covid-19 e di molte sacche di plasma donate da soggetti guariti dal virus pandemico e da convalescenti. Le sacche di plasma si possono congelare fino a 36 mesi. Si spera ovviamente che si possa infine disporre in tempo utile di un vaccino efficace e sicuro contro il virus SARS-COV-2.
20 Per dare finalmente sicurezza alle persone e poter tornare ad una vita normale, serve cambiare radicalmente politica per la sicurezza sociale, utilizzare le competenze non solo degli amici di chi governa la Regione ma soprattutto disporre dei migliori professionisti, specialmente se esperti nelle urgenze e nelle emergenze sanitarie anche ai fini della Protezione civile.
21 È pure indispensabile migliorare radicalmente l’informazione, la comunicazione e l’educazione sanitaria e civile sia per la popolazione in generale che nelle scuole. Serve finalmente di poter disporre di un Bollettino epidemiologico della Regione, pubblicato settimanalmente e diretto da un Comitato di redazione tecnico-scientifico, composto da persone qualificate, autorevoli ed indipendenti.
Vittorio Carreri.
(giovedì 11 giugno 2020)
Ottima sintesi condivisibile da esperti di sanità pubblica
Grande Vittorio, sempre precise e puntuali le tue analisi proposte sulla sanità.
Grazie Fabio. Il lavoro da fare è molto rilevante, specie in Lombardia.
Mettere a frutto l’esperienza fatta in prima linea e basata su scienza è un dono che non possiamo continuare a sprecare se vogliamo dare sostegno e fiducia nel futuro alle nuove generazioni. Giovanni Puglisi