Nei giorni scorsi cercavo notizie sulle votazioni in Portogallo, in Kosovo, in Tunisia: ho trovato pochi articoli. Ma cosa volete che importi agli italiani – pensano i media – di quanto succede ai nostri confini. Non vale neanche la pena che il governo solleciti l’Europa ad intervenire sull’aggressione della Turchia ai Curdi e alla Siria: poi ci lamenteremo dei tanti profughi che arriveranno.
Intanto però leggo una notizia su Repubblica. “Cancellati d’ufficio tutti i debiti per il bollo auto non pagato dal 2000 al 2010 e fino a un importo massimo di 1.000 euro”. E allora mi chiedo cosa sono e ricorro alla Treccani, che mi offre varie definizioni: propendo per grullo, e mi impegno a dimenticare di pagare bollo e multe per il futuro, così mi metto in pari. A Milano nel 2018 su 3.526.986 multe, ne sono state pagate 716.154: dunque, solo una multa su cinque viene pagata.
Ma essendo grullo, sono andato a pagare la Tari dal tabaccaio, che mi avverte che, se pago in contanti, non ho nessun aggravio, altrimenti, se pago con la carta di credito, ho un costo aggiuntivo di 9 euro. La stessa cosa mi capita per pagare l’abbonamento dei trasporti pubblici: in contanti è meglio. Mah? Mi dico, forse ho capito male, non vogliono incentivare l’uso delle carte, ma il contante.
Torno a casa e mi capita in mano uno studio europeo che certifica che in Italia ci sono 33 miliardi di Iva non versata, cioè evasa, e che l’evasione fiscale per ogni abitante è calcolata nella cifra di 3.147 euro. Siccome ho pagato le imposte fino all’ultimo centesimo, penso quindi che ci sia un altro italiano che non ha pagato 6.294 euro di imposte. E penso che, se io pago in ritardo o se sbaglio, l’Agenzia delle Entrate mi manda lettere e mi mette sanzioni, interessi di mora, ecc. ecc. e mi chiedo a quanti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, l’Agenzia dice qualcosa.
In Italia nel 2017 eravamo 60,5 milioni di abitanti e 19,3 milioni, ovvero il 32% degli italiani non ha presentato dichiarazione dei redditi. Ma quelli che non versano neanche un centesimo sono 29,8 milioni, ovvero il 49,29% della popolazione. Come se tutti gli italiani tra i 30 e i 64 anni fossero esenti dalle imposte, oppure, se preferite tutti quelli appena nati fino a quelli di 45 anni.
C’è da preoccuparsi per questa moltitudine di indigenti: io pensavo che fossero gli anziani i più in difficoltà, ma gli adulti da 67 a oltre 100 anni sono solo 12,2 milioni e buona parte di loro presenta dichiarazioni. Mi sta bene la solidarietà verso i poveri, e mi sta bene di far parte di quelli che pagano quasi 56 miliardi per la sanità di quei trenta milioni di italiani “incapienti”: la spesa sanitaria nazionale costa 1.878,16 euro a persona.
Benissimo, ma la cosa che non mi sta bene è che cerchino di far pagare ai contribuenti dei ticket sanitari più alti in proporzione del reddito. Per la carità, misura in sé giusta, in astratto, ma, in concreto, poiché ci sono una montagna di mancate dichiarazioni dei redditi e di dichiarazioni non veritiere, alla fine si vessano i soliti ovvero una minoranza: poiché i contribuenti onesti sono meno della metà della popolazione italiana.
Ora si può accettare tutto, ma risparmiateci i politici che proclamano ”basta tasse”: o fanno i furbi o non si sono accorti che metà degli italiani si sono portati avanti, li hanno già presi in parola. C’è anche chi ha proposto il Mezzogiorno come area “No Tax”: sarei anche favorevole solo per il fatto che hanno coniato dei termini di grande fantasia (“l’abusivismo e l’evasione di necessità”) che hanno unificato l’Italia, da Sud a Nord.
La vera novità sarebbe quella di dire che tutti devono pagare le tasse e basta con i furbi. Avete visto voi una campagna giornalistica e mediatica, professori e opinionisti, sostenere, con continuità e con forza, misure adeguate a combattere un sistema marcio, in cui il nero è diffuso in modo così ampio da far paura? Chi non ha avuto la fatica domanda “con o senza fattura”, scagli la prima pietra, o, per meglio dire, la scagli chi ha chiesto fattura con l’Iva (che non può scaricare). E questi sa già che, se chiede la fattura, l’idraulico la prossima volta non verrà. Ma facciamo finta di niente e non consentiamo una politica fiscale che attraverso il “contrasto di interessi”, faccia emergere evasione ed elusione di chi fornisce la prestazione, favorendo e consentendo a chi compra la prestazione di dedurre costi ed iva.
E siccome non bisogna farsi mancare niente, ricevo una mail dalla compagnia telefonica la quale formula proposte invereconde, pur di non restituire il maltolto. Sì, perchè “unilateralmente” le compagnie telefoniche hanno deciso che il mese è di 28 giorni, e lucrato sugli utenti.
Adesso le società, invece di restituire i soldi in automatico (come giustamente indicato dalla Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), vorrebbero che siano gli utenti a chiederlo e intanto invocano il rispetto delle norme civilistiche: siamo alla furberia ridicola e maldestra. Il dramma del Paese non sta nei furbi, ma negli onesti che non li combattono e nei fessi che vogliono imitarli.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(mercoledì 9 ottobre 2019)
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