Ho aspettato e ne parlo adesso poiché ho visto pochissime reazioni di fronte al karaoke del Senato. Ho provato un senso di vergogna, di mortificazione, di fronte al discredito delle istituzioni, all’insulto verso la storia del Paese.
A me è sembrata la trasformazione di una data importante in uno sputtanamento delle istituzioni, tutto diventa festival di Sanremo. E capisco che Meloni e La Russa vogliono così, ma qualcuno potrebbe chiedere un maggior senso delle istituzioni e un rispetto della storia di questo paese? E capisco anche che molti dei componenti dell’attuale Senato della Repubblica non sanno nulla, della storia del Paese e delle istituzioni repubblicane, nate dalla Resistenza. Capisco che la teoria è quella di scordarsi il passato in nome della “riconciliazione”. Oggi si fa il karaoke al Senato per la coesione e l’unità nazionale?
Perché non si poteva fare una seduta solenne del Senato? Per non mettere in difficoltà La Russa, presentatore del karaoke in Senato? La seduta non si è svolta con la solennità che meritava, per togliere d’imbarazzo molti esponenti di Fratelli d’Italia, in primis La Russa? Perché ovviamente La Russa (non uno storico) avrebbe dovuto dire che in quella legislatura non potevano partecipare i fascisti e i capi del disciolto partito fascista. La Finocchiaro ha ricordato alcune leggi approvate nella prima legislatura ma non ha ricordato che in quella legislatura venne approvata la “legge Scelba” (legge 20 giugno 1952, n. 645) contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione” sul reato di ricostituzione del partito fascista.
Nessuno dei giornali ha ricordato le parole di Stefano Folli e di Giuseppe Parlato che hanno ricordato l’importanza di quella seduta del primo Senato della Repubblica. Ripeto e ne ho la certezza che molti dei Senatori in carica, ovviamente, non sanno nulla della storia d’Italia e del Parlamento italiano, nato dalla Costituzione, realizzata dai partiti antifascisti del Comitato di Liberazione nazionale e della Resistenza.
La prima seduta del Senato del 8 maggio 1948 – oltre agli eletti nelle elezioni del 18 aprile 1948 – era composta per la III norma delle disposizioni finali e transitorie della Costituzione da senatori di diritto:
35 parlamentari dichiarati decaduti dalla Camera dei deputati dal fascismo il 9 novembre 1926; erano coloro che avevano denunciato Mussolini come mandante dell’assassinio di Matteotti: Roberto Bencivenga, Salvatore Aldisio, Alessandro Bocconi, Giambattista Bosco Lucarelli, Giovanni Braschi, Giuseppe Canepa, Poalo Cappa, Luigi Carbonari, Mario Cingolani, Giovanni Conti, Giovanni Cosattini, Cipriano Facchinetti, Luciano Fantoni, Giuseppe Fusco, Ruggiero Grieco, Stefano Jacini, Arturo Labriola, Emidio Lopardi, Emilio Lussu, Cino Macrelli, Fabrizio Maffi, Pietro Mancini, Pietro Mastino, Nino Mazzoni, Umberto Merlin, Giuseppe Micheli, Enrico Molè, Riccardo Momigliano, Tito Oro Nobili, Giovanni Persico, Antonio Priolo, Giuseppe Romita, Domenico Tripepi, Umberto Tupini, Giovanni Uberti;
32 persone che hanno scontato più di 5 anni di reclusione in seguito a condanna del tribunale speciale fascista per la difesa dello Stato: Luigi Allegato, Vittorio Bardini, Adele Bei, Aladino Bibolotti, Renato Bitossi, Ilio Bosi, Arturo Colombi, Edoardo D’Onofrio, Giovanni Farina, Armando Fedeli, Umberto Fiore, Vittorio Flecchia, Vittorio Ghidetti, Michele Giua, Francesco Leone, Girolamo Li Causi, Enrico Minio, Guido Molinelli Rodolfo Morandi, Vincenzo Moscatelli, Eugenio Musolino, Celeste Negarville, Giacomo Pellegrini, Sandro Pertini, Riccardo Ravagnan, Giuseppe Rossi, Giovanni Roveda, Mauro Scoccimarro, Pietro Secchia, Emilio Sereni, Velio Spano, Umberto Terracini;
5 ex Presidenti del Consiglio dei Ministri, del Senato o della Camera: Ivanoe Bonomi, Enrico De Nicola, Francesco Saverio Nitti, Vittorio Emanuele Orlando, Ferruccio Parri;
12 Componenti della Consulta Nazionale e del disciolto Senato: Mario Abbiate, Alessandro Casati, Alberto Bergamini, Iginio Coffari, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Alfredo Frassati, Federico Ricci, Nino Ronco, Carlo Sforza, Pietro Tommasi della Torretta, Adolfo Zerboglio;
24 membri dell’Assemblea Costituente e deputati delle legislature precedenti lo scioglimento del Parlamento del 9 novembre 1926: Tullio Benedetti, Leopoldo Baracco, Giovanni Bertini, Giovanni Battista Bertone, Teodoro Bubbio, Francesco Buffoni, Giuseppe Buonocore, Emilio Canevari, Ludovico D’Aragona, Eduardo Di Giovanni, Giuseppe Filippini, Luigi Gasparotto, Gabriele Luigi Montemartini, Giovanni Pallastrelli, Giuseppe Paratore, Giuseppe Piemonte, Giovanni Porzio, Vito Reale, Alfredo Rubilli, Meuccio Ruini, Tommaso Tonello, Alessandro Turco, Dante Veroni, Francesco Zanardi.
Invece del karaoke, i senatori avrebbero dovuto ricordare coloro che non poterono essere parte di quella prima seduta del Senato: Giacomo Matteotti, i fratelli Rosselli, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Bruno Buozzi e tanti altri antifascisti, che morirono per mano dei fascisti e dei nazisti.
Ed è veramente triste che non ci sia stato alcun senatore a commentare – come indecoroso e indegno del Parlamento e delle istituzioni – questa esibizione canora da Festival di Sanremo, con la seconda carica dello Stato a fare il presentatore del karaoke.
Una vergogna che si accompagna alla infima qualità dei mezzi di “informazione” (termine eccessivo per giornali e tv di questo Paese) che non hanno fatto neanche la fatica di ricordare quella seduta del Senato e la sua composizione. Il “Corriere” è riuscito a dedicare cinque pagine alla incoronazione del re del Regno Unito, seguito a ruota da Repubblica con tre pagine. Non parliamo delle televisioni e della stesso servizio pubblico: la Rai ha persino una testa chiamata “Rai Parlamento”
Quante pagine e quante ore radiofoniche o televisive dedicate alla nostra storia, alle figure di quel 8 maggio 1948?
Ma del resto, lo ripeto, per quasi tutti i senatori, la storia dell’Italia e del Parlamento sono nozioni (molto scarse) della scuola. Per questo anche, molti provano, non solo i neofascisti, un certo fastidio a ricordare la storia dell’Italia e delle sue istituzioni Repubblicane. La polemica politica non si fa usando la storia di 80 o 100 anni fa, ci dicono, ma la storia deve essere ricordata a chi per ragioni politiche, presenti e passate, vuole nascondere le atrocità commesse contro tutti i democratici, contro gli ebrei, e contro il Paese. Il giorno in cui sentiremo Meloni e La Russa ricordare che il discorso di Mussolini dopo l’assassinio di Matteotti è stato il discorso di un criminale, si compirà la loro riconciliazione con la Repubblica e la Costituzione. Fino ad allora è bene avere quel senso di allerta che la difesa della democrazia richiede, sempre.
Dobbiamo sempre combattere contro ingiustizia, paura e ignoranza, ci insegna Don Chisciotte.
Ma francamente viene una rabbia a vedere come sono offese e violentate le istituzioni e la Costituzione, nate appena 75 anni fa, per opera di molti giovani antifascisti che si sono sacrificati per la nostra libertà.
E lo dico, a promemoria, per il futuro, se volete fare musica in Senato, eseguite “il Canto sospeso” di Luigi Nono, sui testi delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza Europea”(Einaudi editore).
Un Paese che non sa conservare la sua memoria storica e che accetta che le istituzioni si trasformino in un palcoscenico da canzonetta è un Paese destinato a tempi grami.
Ah, dimenticavo che calcio e Sanremo sono fondamentali per la coesione nazionale e l’unità nazionale.
Fuori dalla stazione di Pavia, sul muro, una persona giustamente ha scritto:
“Piangi, che ben hai donde, Italia mia” Leopardi 1818.
Luigi Corbani
(lunedì 15 maggio 2023)
Grazie per questo scritto che rimette nella sede appropriata una solenne ricorrenza .
Vergognoso e triste per le nostre istituzioni nate dalla, resistenza e dopo tutte le lotte fatte in questi anni!!
Grazie sempre, grazie per l’intelligenza politica, la cultura è la memoria della nostra storia. Commovente e terribilmente vera la realtà descritta sulla nostra vomitevole “classe” politica composta da lobbisti ignoranti, massoni e fascisti. Grazie Luigi Corbani la tua voce è importante per ricordarci da dove veniamo.
Questa assurda idea di “riconciliazione” senza ravvedimento e riflessione è purtroppo condivisa dal sindaco di Milano Sala, che ha partecipato alla commemorazione di Enrico Pedenovi e Sergio Ramelli, due fascisti. Il sindaco eletto dalla sinistra.