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Un Paese perduto

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“Non preoccupatevi troppo per il domani: ci pensa lui, il domani, a portare altre pene. Per ogni giorno basta la sua pena.” Credo che reciti così il Vangelo secondo Matteo, che in sostanza è un invito a vivere intensamente la propria giornata. E a me andrebbe bene così, se non ci fossero coloro che pensano a rovinarmi il mio domani e che ogni giorno studiano qualcosa per complicarci la vita. Compreso il fatto che certe cose sono possono essere anche pensate (al peggio non c’è mai limite), ma poi vengono dette e proposte senza alcuna remora.

Da alcuni anni a questa parte, l’Inps è una fonte di idee malsane, che vengono anche propalate: la minaccia di un trattamento sanitario obbligatorio non li ferma. Così dopo che ogni anno da trent’anni a questa parte si discute delle pensioni, come fonte di tutti i guai dell’Italia, siamo passati dal sistema retributivo a quello contributivo, e adesso al sistema “definitivo”, quello “mortuario”: se non ti togli di mezzo presto, ti taglio la pensione. Sì, perché  qualche mente malata ha avanzato la teoria di dare meno pensione a chi vive di più, o in base al lavoro svolto e al luogo di lavoro.  E se uno cambia più lavori e luoghi di lavoro come la mettiamo? E se cambia regione? Non basta che devo vivere fino a 120 anni perché l’Inps mi restituisca quello che ho versato nel corso della mia vita lavorativa.  Adesso si vorrebbe un sistema in cui  o muoio prima o mi tagliano la pensione!

Prima si muore  e meglio è per i conti dell’Inps. Per dirla con il Belli: “Ne pô ppenzà de ppiú sto Inps,*/ pôzzi avé bbene li mortacci sui/e quella santa freggna de su’ madre?»

Se poi penso che molti anziani finiscono nelle case di riposo, che spesso sono il parcheggio prima della morte e dove durante la pandemia si è verificata una strage,  mi viene da pensare che per alcuni dell’Inps  il Covid  sia stato molto benevolo. Cosa volete che siano per i conti dell’Inps appena 191.469 decessi dall’inizio della pandemia ?

Ma forse dietro a queste uscite demenziali, si nasconde un altro obiettivo: demolire la previdenza pubblica e invocare la previdenza e le assicurazioni private. Questo è il messaggio forse che si vuol fare arrivare ai giovani: “per voi giovani non c’è futuro nella previdenza pubblica, perché i pensionati vivono troppo a lungo e si mangiano tutte le risorse, per voi c’è solo la previdenza privata, fatevi le assicurazioni”

Del resto, si sta smantellando progressivamente la sanità pubblica, a favore di una sanità privata, in realtà tutta “convenzionata” che fino adesso guadagnava  per i finanziamenti pubblici. Ma spingendo continuamente il cittadino (specie l’anziano) a pagare di tasca sua, visite  ed esami specialistici, è ovvio che si apre la strada alle assicurazioni private per  sostituire la fiscalità generale che paga le prestazioni del servizio pubblico.

D’altronde, se il medico di base mi ordina una visita specialistica e il Servizio sanitario nazionale mi dice che l’agenda fino alla fine del 2024 è occupata e che non c’è ancora l’agenda 2025, sono disposto a svenarmi pur di fare una visita che potrebbe essere decisiva per la mia vita.  Nello stesso centro “convenzionato”  se pago direttamente, cioè se divento un solvente, ottengo la visita quasi subito.   In alcune strutture sanitarie “convenzionate” hanno inventato anche il “solventino”:  paghi 50-70 auro in più del ticket ed hai la visita subito o quasi.

Avanti dunque verso la previdenza e la sanità privata:  viva le assicurazioni.

È questo un Paese in cui,  ogni due per tre,  si modifica la legge fondamentale, la Costituzione,  aggiungendo  altri capitoli, oggi il valore dello sport: bello, sacrosanto peccato che poi non la  si applica.  Un esempio: l’articolo 47 della Costituzione (in vigore dal 1 gennaio 1948 ) dice che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.

Ora, tanti pensionati in Italia accreditano la pensione su conti correnti bancari, pagando 180-200 euro all’anno a banche che fanno utili miliardari. Poi invece di obbligare le banche a  remunerare i correntisti, il governo scopre il marxismo:  gli extra profitti  da tassare. Quelli del governo Draghi  sulle aziende energetiche hanno prodotto 2,7 miliardi sui 10 previsti, e pagati principalmente dall’Eni, che peraltro versa buona parte degli utili allo Stato italiano

Se le banche restituissero ai correntisti un interesse del 1,5%, ovvero il  40% del tasso europeo (le banche percepiscono il 3,75% di interesse sui loro depositi alla Banca Centrale Europea) – come ha osservato Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità Antitrust,  sul Sole 24 ore dell’8 settembre 2023 – metterebbero in circolazione 15 miliardi e lo stato ne incasserebbe 4, più della tassazione sugli extra profitti .

Ma in Italia la serietà lascia il passo alla furberia e all’inganno, la politica viene sostituita dalla propaganda e dal marketing elettorale.

E in unPaese che è sempre in campagna elettorale, anche se mancano mesi e anni alle varie competizioni, vince sempre la demagogia e l’ipocrisia.

Piangi, che ne hai ben donde, Italia mia.

Il Biondo

(venerdì 22 settembre 2023)

P.S. *Nelle versione originale di Giuseppe Gioachino Belli  era “sto Santopadre”

1 thought on “Un Paese perduto”

  1. Silvana ha detto:
    Settembre 22, 2023 alle 2:17 pm

    Non ci sono commenti…solo lacrime.

    Rispondi

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