Io non ci volevo credere finché non ho visto la bozza del Ministro Speranza: “gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 500 spettatori per spettacoli all’aperto e di 100 spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala”.
Come si fa a scrivere, sia pure in bozza, una cosa del genere? Ma a chi viene in mente una cosa simile? Fa caldo a Roma?
E come si fa a mettere sullo stesso piano uno spazio all’aperto per 100.000 persone con uno spazio per 1.000 persone? Tutte con 500 presenze al massimo? Solo sui Navigli, molte sere, ci sono ben più di 500 persone: e chi le controlla e chi mette un limite di presenza e lo fa rispettare ? No, si finisce, con queste norme, solo per punire la musica dal vivo all’aperto.
Il limite, poi, di 100 persone al chiuso , ma anche quello precedente di 200 presenze, è privo di senso: significa far chiudere i teatri, le sale da concerto e i cinema, creare la disoccupazione di artisti indipendenti e tecnici, distruggere il settore dello spettacolo e della creatività artistica.
Ma significa anche agire in modo sconsiderato e senza una logica. Tutti siamo per fare sacrifici per combattere il virus, ma di fronte a tutto il resto (compreso bar, mezzi pubblici, movide varie) se ci sono dei luoghi controllati e controllabili sono i teatri, le sale da concerto, i cinema e gli spettacoli all’aperto. Tutti luoghi nei quali le quantità di ingresso sono controllate rigidamente e gli spettatori vengono controllati nominativamente all’ingresso.
Stiamo poi parlando di sale per cinema teatro e concerti , in cui non ci si muove e in cui non si parla: il silenzio degli spettatori è d’obbligo.
Quindi queste sale sono più sicure di tutto il resto. Del resto come documenta l’Agis, “Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre, si registra un solo caso di contagio da Covid 19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle ASL territoriali. Una percentuale, questa, pari allo zero e assolutamente irrilevante, che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri.”
Fra l’altro, dove sono contingentati i posti: nei bar della movida, sui mezzi pubblici, in metropolitana ? E chi controlla? No, e lo ripeto, gli unici posti controllati e controllabili, anche con responsabilità precise, sono quelli dello spettacolo , all’aperto e al chiuso, così che musica, teatro, opera e cinema sono ancor più penalizzati di tutti gli altri settori.
Mi auguro che al governo capiscano come sia necessario togliere questi limiti ridicoli, e invece introdurre una percentuale di occupazione sui posti disponibili. Che senso ha avere una sala da mille posti e far entrare 100 o 200 persone? O avere un palazzetto dello sport da cinquemila persone e far entrare duecento persone? Si introduca, al chiuso e all’aperto, una percentuale sulla base della capienza certificata dalle commissioni di vigilanza, per esempio il 50%.
Certo, anche con la metà dei posti, è dura comunque, ma sempre meglio di queste quantità assurde per questo tipo di sale.
Ora, spero tanto che anche il Sindaco di Milano, abbandonando per un momento il dubbio amletico se ricandidarsi o no, sostenga la protesta di coloro che ieri hanno riempito Piazza Duomo, con un effetto “epico”, per scongiurare la morte di un settore vitale per Milano.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte e buona fortuna”
Luigi Corbani
(domenica 11 ottobre 2020)