Non è buonismo, è chiarezza e verità.Chi mi conosce sa quanto io pensi che il populismo grillo-casaleggista sia la peggiore iattura capitata all’Italia dopo il ventennio berlusconiano (del quale peraltro è – a mio parere – erede diretto). Sa in quale misura io giudichi i suoi esponenti, con rarissime eccezioni, campioni di una feccia umana indecente. Sa quanto io ritenga i loro metodi infami, para-criminali, oggettivamente eversivi e con finalità di natura terroristica. Sa fino a che punto io sia convinto che si tratti dell’avversario politico principale, e di quello più pericoloso per la democrazia italiana, e non solo. Sa quale sia la distanza enorme che mi separa da quel modo di impostare la lotta politica, basata su manipolazione, disinformazione, calunnia, menzogna, combinate a faciloneria, incompetenza, ignoranza, negazione della scienza, della cultura, dello studio.
Nonostante ciò, credo che questa “lettera aperta” inviata da Luigi Di Maio al “Foglio” (https://www.ilfoglio.it/politica/2021/05/28/news/di-maio-al-foglio-mai-piu-gogna-chiedo-scusa–2453145/ ) non debba essere sottovalutata, né sbrigativamente archiviata come facile, svelto e furbesco espediente per lavarsi l’anima.
Sì, certo, si potrà argomentare sul facile e ipocrita opportunismo di chi scrive, per tentare di rimanere comunque a galla nella fase dello spappolamento del populismo grillista; si potrà obiettare sulla sproporzione fra i danni che quell’agire politico ha prodotto, danni costati un alto prezzo per la democrazia, e il “valore” di questa “lettera aperta”; si potrà fortemente dubitare della sincerità del “pentimento”; si potrà ritenere che il peloso ritardo con cui questo “pentimento” arriva non potrà mai cancellare le sofferenze causate. Certo.
Ma in politica i fatti sono fatti, e questa “lettera aperta” è comunque un fatto politicamente importante.
Che ciò non sia accaduto per altri “casi” eclatanti (Bibbiano, Consip/Scafarto, Paita, Penati, Guidi, Errani, Marino, Lupi, Bassolino, e via elencando), tutti utilizzati strumentalmente come cannoni mediatico-politici, non significa che non si debba accogliere ora con positivo interesse l’ammissione di colpa, e le scuse, a proposito del “caso” che ha visto nel mirino l’ex-sindaco di Lodi.
E siccome in politica occorre essere laici fino in fondo, credo che questa “lettera aperta”, forse anche un capello al di là delle intenzioni di chi l’ha scritta, debba essere accolta. Che essa meriti la decisione di “andare a vedere” il gioco. E che essa possa forse essere usata come un primo mattone utile per la possibile costruzione di quello che vorrei definire, fuori di retorica, un “processo di riconciliazione democratica”.
Pur nella consapevolezza della profonda diversità delle due situazioni storico-politiche, ricordo che Nelson Mandela, fra i suoi primissimi atti da Presidente del Sud Africa, volle il “Promotion of National Unity and Reconciliation Act”, che ebbe come strumento operativo-esecutivo una sorta di commissione parlamentare che fu chiamata “Truth and Reconciliation Commission” (1995).
Analogamente a quanto accaduto in Sud Africa, dove la democrazia aveva subito una mutilazione, il grave “vulnus” dell’ “apartheid”, in Italia la democrazia ha subito per anni un altro tipo di “vulnus”, non meno grave: quello della manipolazione mediatica delle coscienze e della vita democratica, della disinformazione, dell’inquinamento della comunicazione, alimentati dal populismo demagogico, da pezzi della magistratura assetati di potere e visibilità, dalla complicità di editori e giornalisti, e a loro volta carburanti per l’odio, la violenza, l’intolleranza, la prevaricazione, il giustizialismo.
Ecco, se è legittimo formulare un auspicio, mi piacerebbe che, per impulso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, e forse grazie anche allo spunto dato da questa “lettera aperta” di Luigi Di Maio, fra i suoi prossimi atti il Parlamento e le forze politiche che lo compongono trovassero l’energìa, il coraggio politico e l’onestà intellettuale di istituire una sorta di “Commissione per la Verità e la Riconciliazione” (traduzione letterale dell’omologo mandeliano), che interpelli nel suo lavoro anche il Consiglio Superiore della Magistratura e gli organi di rappresentanza dell’editoria e del giornalismo, nonché dell’universo editoriale (sì, editoriale, perché di questo si tratta…) delle reti sociali.
Dopodiché nessuna autodafè, nessuna crocifissione, nessun “colpevole” messo in apposite gabbie appese negli svincoli autostradali ed esposte agli sputi e agli insulti (copyright Casaleggio padre).
Infatti non si tratta di agire con “cattivismo”, ma nemmeno sulla spinta di un supposto buonismo.
Bensì con spirito teso solo a chiarezza e verità.
Fantapolitica…?
Valerio Tura
(domenica 30 maggio 2021)