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Olimpiadi: l’unica cosa pronta è lo stadio Meazza in San Siro

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Ci sono state assegnate le Olimpiadi invernali 2026 quasi tre anni fa, il 24 giugno 2019: festa grande, tutti felici, è una grande opportunità, ecc. Ma come era facilmente prevedibile, oggi siamo in ritardo con le opere, sia gli impianti sportivi che le infrastrutture. A Milano sono indietro il PalaSharp e il PalaItalia, l’unica cosa pronta è lo stadio Giuseppe Meazza  (per la cerimonia inaugurale del 6 febbraio 2026) che gli speculatori vogliono demolire per farne  uno nuovo,  distante dalle case di lusso che si apprestano a costruire vicino al Meazza, nell’area dell’ex ippodromo del trotto.

A Milano, il Comitato per le Olimpiadi si è insediato nel grattacielo dell’Allianz (gratis?) a CityLife: ad oggi sul sito, non c’è il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale, l’organigramma, gli stipendi, i bilanci, tutto quello che dovrebbe essere “una amministrazione trasparente”. Ne avevo parlato in un articolo del Migliorista (https://www.ilmigliorista.eu/milano/la-trasparenza-e-ad-libitum/) anche a proposito della società, ovviamente con sede a Roma, costituita il 22 novembre 2021, la Simico spa, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 S.p.A. , per superare tutte le normative e le procedure e recuperare i ritardi nelle esecuzioni delle opere infrastrutturali.  Un po’ come è avvenuto per l’Expo 2015.

Il nostro è davvero un Paese fantastico, in cui le deroghe alle norme e alle procedure  diventano prassi usuale per le grandi opere, in cui ballano miliardi di euro. Così i Sindaci sono costretti a seguire norme, procedure e codici d’appalto da impazzire, ma poi arrivano le grandi opere e i commissari,  et voilà.

È difficile pensare che sia solo a causa della inefficienza (che certo c’è):  quando la procedura dei commissariamenti per opere di miliardi di euro si ripete, viene il sospetto che sia un metodo che poi  i Ministri  ci spiegano che è necessario per non fare una figura di palta.

“Per tentare di accelerare l’iter e la realizzazione, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono stati individuati otto interventi per i quali, data la particolare difficoltà esecutiva e la complessità delle procedure tecnico-amministrative, è stato nominato Commissario straordinario Luigi Valerio Sant’Andrea, attuale amministratore delegato della società “Infrastrutture Milano-Cortina 2026 SpA”. Scrive Sara Monaci sul “Sole 24 ore” del 24 febbraio 2022. «È necessario assicurare la realizzazione delle opere nei tempi previsti e per questo occorre accelerare – dichiara il ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini – La nomina del Commissario straordinario e le procedure veloci di cui potrà avvalersi consentiranno di realizzare gli interventi nei tempi necessari per mettere a disposizione degli atleti e del pubblico infrastrutture adeguate ad una manifestazione sportiva globale come le Olimpiadi invernali, che sarà ospitata dal nostro Paese in uno scenario paesaggistico tra i più belli e suggestivi del mondo».

“Le infrastrutture individuate sono otto:

SS 36 messa in sicurezza tratta Giussano Civate;

SS 36 Completamento percorso ciclabile Abbadia Lariana;Tangenziale Sud di Sondrio;

SS 42 del Tonale e della Mendola nei comuni di Trescore Balneario ed Entratico; Lotto 1 Comune di Trescore Balneario e Lotto 2 Comune di Entratico;

SS 639 Variante di Vercurago;

SS 51 Variante di Cortina;

SS 51 Variante Longarone;

interventi di soppressione passaggi a livello su SS 38 linea Milano-Lecco-Sondrio- Tirano.

Riepilogando, per la Lombardia e il Veneto, in vista dei Giochi invernali, c’è un elenco di 16 opere tra necessarie e essenziali (a cui si aggiungono 6 opere connesse di difficile realizzazione, che potrebbero essere avviate negli anni a seguire, inserite nel dossier per completare l’elenco dei desiderata per ogni territorio). Le opere più complicate da realizzare in tempo sono quelle venete, la variante di Cortina, del valore stimato di 202 milioni (di cui 67 assegnati), e quella del Longarone, del valore stimato di 270 milioni (di cui 261 assegnati).”

Le opere dunque sono di vario tipo: necessarie, essenziali e a venire, perché di difficile realizzazione. E non vi sembra un Paese fantastico? E mi chiedo ma non era possibile prevedere, studiare ed avviare delle opere che contribuissero al futuro, proteggendo l’ambiente? A proposito di lotta all’inquinamento, noi (per le Olimpiadi)  facciamo strade, non ferrovie.

E mi chiedo se non era possibile pensare a collegare con la ferrovia Tirano e Bormio, dove ci saranno le gare di sci alpinismo ?  La distanza stradale tra Tirano e Bormio (1225 m.s.l.m.) è 41 km., in costante salita per un dislivello di 773 m.

Lo dico anche perché una delle cose in assoluto più belle da fare è quella di prendere il treno rosso delle Ferrovie Retiche da Tirano a St. Moritz:  61 km  mozzafiato e si sale dai 429 metri di altezza di Tirano fino all’Ospizio Bernina (2.253 m.) per scendere poi ai 1.775 metri di Sankt Moritz. Una pendenza del settanta per mille superata con 13 tunnel e gallerie, 52 ponti, con un viadotto spettacolare a spirale di 360 gradi a Brusio.

Si consideri anche che l’opera era progettata “fin dall’inizio come ferrovia elettrica. La concessione ferroviaria del 1899 comprendeva anche una concessione per lo sfruttamento idroelettrico delle acque della Valposchiavo. Quest’ultima fu rilevata dalle Forze Motrici Brusio (oggi Repower), nate nel 1904. Le FMB erano tenute a fornire a prezzo di costo la quantità di energia elettrica necessaria all’esercizio di una ferrovia. La disponibilità di energia fu un fattore decisivo per la realizzazione della Ferrovia del Bernina.” – come scrive il sito della tv svizzera italiana .

“Nel 1899, un ufficio di ingegneria zurighese, riprendendo il suggerimento dell’ex-ministro dei trasporti elvetico Numa Droz, ottenne la concessione per una tramvia elettrica lungo la strada del Bernina. I lavori iniziarono nel luglio del 1906. Quattro anni dopo, nel 1910, il primo treno proveniente da St. Moritz giunse nella stazione di Tirano. Negli anni successivi furono costruite numerose opere di protezione contro le valanghe e la caduta di massi. Complessivamente, la costruzione della Ferrovia del Bernina costò circa 17 milioni di franchi.” Il che se non sbaglio vuol dire circa 160 milioni di euro di oggi.

“In quel periodo lungo la linea del Bernina lavoravano oltre 2000 operai. La maggior parte di loro proveniva dal Nord Italia, in particolare dalle province di Sondrio, Bergamo, Brescia e Verona.”

Dunque in quell’epoca senza computer e senza le tecnologie e i macchinari di oggi, in sette anni progettarono e cercarono i fondi privati per farla e poi in quattro anni  costruirono una ferrovia che è un bene dell’umanità.

Noi, oggi nel 2022, dopo tre anni dalla assegnazione delle Olimpiadi siamo in ritardo a costruire delle banali strade. È un bel vanto, non c’è che dire per un Paese fantastico, che va a cercare il gas in Angola, quando ce l’ha nell’Adriatico.

Yanez

(domenica 3 aprile 2022)

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