Sembra un secolo fa, eppure era ieri
Confesso che desta molta impressione la giravolta dei quotidiani e dei talk show che sono passati dalla “crisi incomprensibile, non opportuna in epoca di pandemia” al panegirico, alla esaltazione encomiastica del Governo Draghi, come la miglior soluzione di governo dal 1946 ad oggi. Per dirla con Dante, Draghi, novella Beatrice, li ha “imparadisati”: li ha sollevati a guardare finalmente le cose importanti.
Mi fa piacere ovviamente questo “voltagabbanismo”, ma c’è da disperare sulla qualità, l’obiettività e il rigore professionale dell’informazione. Naturalmente, nessuno fa autocritica per aver descritto Renzi, come il guastafeste, l’irresponsabile a caccia di poltrone per sé e per i suoi compagni di “partito”.
Oggi, bisognerebbe prendere atto che senza l’iniziativa di Renzi, saremmo ancora al governo Conte, alla ricerca dei Ciampolillo, della Mariarosaria Rossi “badante” di Berlusconi, della Polverini, del senatore Luigi Vitali (da Francavilla Fontana, Brindisi), che, dopo un’ora di colloquio a Palazzo Chigi, alla sera era con Conte e l’indomani mattina, dopo una telefonata di Silvio Berlusconi, era tornato a Forza Italia. Sembra un secolo fa, ma di fatto era ieri l’altro, quando il PD “prestava” una senatrice per fare il gruppo dei “responsabili”, dei “costruttori”.
Nuovi equilibri
Oggettivamente, va dato atto a Renzi, di aver mandato a casa un governo ormai incartato, incerto, confuso, affetto dalla malattia del rinvio di ogni decisione, preda della confusione, e di soluzioni pasticciate e dell’ultimo momento sulla tragica vicenda della pandemia. Ma non solo, l’iniziativa di Renzi ha sbaragliato strategie, politiche ed equilibri che sembravano consolidati. Con l’incarico a Draghi, ultima chance prima della catastrofe politica, economica, sociale e culturale del Paese, il centro destra si è diviso e ciò è un bene per il Paese, per avere uno scenario politico più europeo e più aperto e non condizionato né imposto da sistemi elettorali, che schiacciano la rappresentanza in un letto di Procuste.
È interesse della politica e del Paese, avere una destra articolata tra componenti reazionarie, conservatrici, moderate, tra forze sovraniste nazionalistiche e forze europeiste, moderate o anche critiche, tra espressioni delle forze produttive del Nord, rappresentanze di ceti burocratici e professionali del sud, ed elementi di plebeismo condito da un certo statalismo.
Ci risiamo: maggioritario perchè?
Trovo francamente fuori luogo e politicamente sbagliate, nei tempi, e (a mio parere) nella sostanza, le proposte di leggi elettorali (maggioritarie, a doppio turno, ecc) che vengono avanzate in questo momento. Proprio quando la destra viene disarticolata, bisognerebbe insistere nella sua scomposizione, nella creazione di una distinzione netta delle posizioni politiche; invece, si rischia di promuovere il ricompattamento, la ricomposizione del centro destra con la solita visione per cui i processi politici vengono dopo le leggi elettorali. Anzi, dal 1994 le leggi elettorali sono considerate lo strumento per fare politica e da trent’anni vengono calibrate sulla possibilità di battere l’avversario politico.
Non c’è stabilità con nessun sistema elettorale, se non c’è una stabilità politica. Non c’è legge elettorale che possa sostituire la politica. E basta con questa idea, che il sistema elettorale proporzionale determinava un Paese instabile. Un Paese con le pezze al culo – nei ceti popolari nel dopoguerra si mangiava un uovo in tre, come a casa mia – è diventato fra i primi dieci Paesi del mondo per reddito procapite e per prodotto interno lordo, oltre che per una qualità della vita ineguagliato nel resto del mondo: oggi il problema sono le palestre chiuse!
Il Paese è stato stabilissimo ed ha avuto la più forte espansione dal dopoguerra al 1992, pari solo a quella della Germania e del Giappone, i tre Paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale. La stabilità di governo non è sinonimo di stabilità politica e – se si vuole essere onesti e prendere atto dei processi politici, più forti delle cinque (cinque!) leggi elettorali in meno di trent’anni – il sistema elettorale maggioritario nella esperienza di questi anni non ha prodotto neanche stabilità di governo (7 mesi in più della media dei governi della “prima repubblica”) e tanto meno stabilità politica e azione coerente di governo. La “vocazione maggioritaria” non si ha con le leggi elettorali, ma con la egemonia, politica e culturale, che si esprime nella capacità di comporre e mediare interessi ed esigenze diverse in un quadro di obiettivi e di risultati per l’insieme del Paese.
L’esperienza non insegna nulla ?
Ripeto che in 48 anni della “prima repubblica (dal 14 luglio 1946) abbiamo avuto 45 governi con una media di 13 mesi di durata; in 27 anni (dall’11 maggio 1994) abbiamo avuto 16 governi con una media di 20 mesi: Draghi è il diciassettesimo governo della “seconda repubblica”.
Dal 1994 il Paese ha una situazione di stagnazione, quando non di regressione, e nel contempo di aumento vertiginoso del debito pubblico (ben prima della pandemia). La pandemia ha aggravato una situazione già grave, e di cui sembra non si preoccupi nessuno: tanto arrivano i soldi dell’Europa.
Da Paese promotore e protagonista dell’unione europea siamo diventati il Paese più assistito dall’Europa: e gli “europeisti da bancomat” (europeisti perchè la UE ci dà i soldi) dovrebbero aver ben presente che senza l’Europa, l’Italia sarebbe sepolta nella melma prodotta dai governi di questi trent’anni (di destra e di sinistra).
Considero dunque un errore politico la discussione su sistemi elettorali che rimettano insieme, in modo organico, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Assemblee elettive fotocopia degli esecutivi?
È dal 1987 che sostengo la necessità di avere una Camera sola, con 400 deputati, con poteri e funzioni legislative divise tra Regioni e Parlamento europeo. Sistemi elettorali che schiacciano la rappresentanza politica sulla maggioranza di governo portano solo a poteri monocratici, in cui poi le assemblee elettive non contano più nulla. Basta vedere i Comuni dove il Sindaco è il monarca assoluto o le Regioni dove il Presidente, anche se è un disastro alla prova dei fatti, (Lombardia docet) è inamovibile.
E dal 1994 i governi hanno abusato, con i decreti legge e con i voti di fiducia, riducendo il Parlamento a puro organo di ratifica delle decisioni dell’esecutivo. A mio parere, per il futuro, bisogna guardare a un sistema proporzionale (con la riduzione dei parlamentari, collegi con 20 deputati da eleggere hanno già un quorum “naturale” al 5%) e non ha senso unificare elettorato attivo e passivo della Camera e del Senato (togliendo a quest’ultimo la rappresentanza regionale) e facendo diventare il nostro un sistema bicamerale “perfettissimo”.
In verità, a mio parere, il grande atto di coraggio sarebbe quello della elezione diretta del Presidente della Commissione europea (o del governo europeo) con la piena potestà legislativa del Parlamento europeo.
“ La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “ Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 23 febbraio 2021)