La desolante immagine del Senato dove il presunto premier parla senza la presenza delle 5S e della Lega è significativa del punto a cui è arrivato il disprezzo delle istituzioni: è vero che si parlava di “pettegolezzi”, a detta della brillante Presidente del Senato, ma così in basso non si era arrivati in 72 anni di storia parlamentare. Pare che, dopo questa vergognoso insulto alle istituzioni, il PD finalmente presenti la mozione di sfiducia nei confronti di Salvini. Doveva farlo prima, ma è bene che lo faccia adesso, dopo quell’indecente spettacolo, per mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità.
Ora che Salvini (il bauscia bugiardo) e Di Maio (lo zero assoluto) preferiscano i twitter, le tv e le radio alle aule parlamentari è risaputo ed è segno del decadimento politico-istituzionale a cui ci stanno portando i gialloneri con la complicità dei Presidenti della Camera e del Senato. E d’altronde se Conte accetta che il suo Ministro dica che “le parole di Conte mi interessano meno di zero” significa che la dignità personale e del suo ruolo costituzionale ( art. 95) non è importante per loro.
Il PD dovrebbe essere scatenato contro questo stato di cose, invece, mi spiace dirlo, appare sempre più in stato confusionale, preda di personalismi, di piccoli calcoli personali, di manovre combinate da altri, a cui si aggiungono gli egotismi smisurati di Renzi e Calenda.
Prima che sui giornali, sarebbe bene che certe posizioni fossero espresse negli organi dirigenti del partito. Ma il partito ormai è un autobus che si prende quando si vuole e si scende alla fermata che si vuole. A mio parere, le posizioni che dicono “mai con questo, mai con quello” sono un esempio di nullità politica totale e di un interesse puramente partitocratico. Perché se la convinzione è che il governo giallo nero stia portando il Paese al disastro – sotto l’aspetto economico, sociale, dei conti pubblici, dello stato di diritto, della democrazia e delle libertà democratiche, isolato sul piano europeo e inaffidabile sul piano internazionale perché succube di volta in volta, di Trump, di Putin, di Xi Jinping – bisogna essere pronti a fare l’accordo anche con il diavolo per salvare l’Italia. E siccome sono convinto che pagheremo a caro prezzo, quest’anno di follie politiche e istituzionali, di ininterrotte campagne elettorali, di disinformazione della opinione pubblica (il dovere della corretta informazione, ovvero della informazione sui dati veri della realtà, è un diritto democratico e un caposaldo delle libertà democratiche: il servizio “pubblico” della Rai è uno scandalo quotidiano!), non bisogna porre limiti alla possibilità di intese con altre forze politiche, anche lontane dalle posizioni di una sinistra moderna, riformista e liberale. Trovo altresì sbagliate le posizioni per cui si può andare d’accordo con le 5S, perché sono “affini” alla sinistra: non sono affatto affini. C’è un abisso che separa una forza politica riformista e liberale dalle 5S: la concezione della democrazia, del ruolo dei partiti, dello Stato, e dello stato di diritto. Non sono cose da poco, a mio parere. Certo per un PD giustizialista possono andare bene le 5S manettare: per un democratico e un liberale non può continuare una prassi politica e istituzionale, demagogica, falsamente moralistica, ipocritamente pura, ambiguamente rigorosa, subdolamente ingenua, che fa dell’antipolitica e della criminalizzazione degli avversari un dogma da esibire nelle piazze. sui social e sui media. Non può essere tollerato un atteggiamento e un modus operandi che impedisce un confronto serio leale tra posizioni culturali e ideali diverse, ma ancorato su dati di fatto comuni e condivisi: ricordatevi il “questo lo dice lei” a Padoan sullo spread.
Da riformista non trovo alcuna affinità con chi vuole chiudere l’Ilva, non vuole fare la Tav o altre opere importanti per il Paese, con chi non ha nessuna idea dello sviluppo economico, del progresso civile e culturale, e che riduce le questioni sociali a una pratica assistenziale, dannosa non tanto e solo per i conti pubblici, ma funesta per la dignità della persona e degli stessi ceti sociali meno abbienti. La povertà non è stata abolita dal reddito di cittadinanza: e sarebbe cosa buona e giusta se dopo mesi di fantasiose narrazioni su provvedimenti in itinere, oggi la stampa “libera” informasse su quello che avviene nella realtà con il tanto sbandierato provvedimento, insieme al suo ozioso compagno di sciagura, quota 100.
Né vale il ragionamento che bisogna andare d’accordo con le 5S perché hanno preso voti dal “nostro popolo”. Già parlare del “popolo di sinistra” è un’aberrazione politica, culturale e ideale, ma poi non vedere che nel Nord una buona parte dell’elettorato popolare, delle periferie e della provincia, ha votato Lega significa non avere riflettuto sulle batoste elettorali dal 2014 in poi.
Il dire “mai” con questo o con quello può essere un fatto episodico, per suscitare gelosia o maggiore desiderio di alleanza. Come tra due possibili fidanzati ai primi appuntamenti. Pensare di fare una politica sul “mai”, mentre il Paese va a rotoli, mi sembra solo una bambinesca ripicca: se non avete voluto il PD, peggio per voi.
La verità, a mio parere, è che la questione centrale non è dividersi sul sì o no alle 5S, che sono la stampella della Lega.
La questione su cui riflettere è come e con quali forze arginare la destra reazionaria, sciovinista e xenofoba, che le 5S non hanno saputo o voluto contrastare, e spesso hanno anche sostenuto.
“”La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(giovedì 25 luglio 2019)
Tutto corretto , ma volendo finalmente liberarsi di questa caterva di scellerati (omaggio a Guicciardini:ma non sono gli stessi scellerati)quali possono essere gli alleati del PD ?
È proprio questo il tema dei prossimi articoli, partendo anche
dal sistema elettorale adottato nel 2018. Ci sono alcune cose che vengono bruciate dalla memoria collettiva, ma i cui effetti si fanno sentire ancora oggi.