Ieri il “Corriere della Sera” ha pubblicato uno scritto inedito di Emanuele Macaluso “ Per una sinistra più presente nella società “e in questo scritto che condivido, trovo delle frasi che sembrano scritte per il dibattito di questi giorni in Parlamento:
“Ritengo che un partito della sinistra debba stare sempre attento ai processi che investono la società. In questi anni, la società ha subito dei processi che la sinistra non ha colto; è una critica che faccio da ben prima che arrivasse Renzi.
Se smonti la tua presenza nella società e non allacci più rapporti con il territorio, allora la tua presenza al governo assume un altro aspetto. L’adesione che raccolgono Salvini e i Cinque Stelle, anche nel Mezzogiorno, è dovuta all’abbassamento della cultura politica di massa. Non essendoci più stata una sinistra diffusa tra i lavoratori, nella scuola, nella società, è evidente che non si riesce a contrastare quell’adesione. Facendo quasi una battuta, ho detto che la cultura che aveva un contadino siciliano, un bracciante pugliese o emiliano era molto più alta di quella di molti politici che girano oggi. Quest’abbassamento culturale ha portato alla situazione attuale.
Sono consapevole che la sinistra è in difficoltà, che ci sono problemi di dimensione mondiale, basti pensare all’America, al Regno Unito, ai Paesi del nostro continente. Mi inquieta il fatto che ci sia un distacco della sinistra dagli interessi immediati e reali del popolo, motivo per cui viene vissuta quasi come un vecchio club. Non mi preoccupa esageratamente il calo dei voti di alcuni partiti socialisti, perché ho un’altra visione. I verdi, che hanno una cultura ambientalista, si dovranno misurare sul terreno delle riforme sociali e sull’emigrazione. Se elaboreranno una politica in questo senso, allora trovo pure in loro il carattere che ritengo debba avere la sinistra. Penso che la sinistra, quella riformista, debba avere la capacità di vedere la dimensione sociale. E poi, se si chiamano verdi, socialdemocratici, Partito laburista o Partito socialista, non è decisivo.”
Pensando dunque “all’abbassamento della cultura politica di massa” e “ la cultura che aveva un contadino siciliano, un bracciante pugliese o emiliano era molto più alta di quella di molti politici che girano oggi”, mi è venuto in mente il bell’intervento di Teresa Bellanova, bracciante e sindacalista, con la terza media: un intervento argomentato, preciso, diretto, ricco di contenuti, uno dei pochi interventi politici della giornata, che nasceva da una cosa che non avevano gli altri suoi colleghi senatori: la passione politica, la politica come servizio, come impegno per gli altri. Teresa Bellanova disse una volta: «Ho fatto la bracciante. Ho lavorato per una vita accanto ai lavoratori più umili battendomi per i diritti delle persone. Da Di Maio non me la faccio attaccare l’etichetta “gente da salotto”. Provasse lui a dimostrare competenza invece di offendere. Per una volta provasse a lavorare».
E poi ho letto l’articolo “Il sangue del lombrico” di Mattia Feltri sulla Stampa nella sua rubrica “Il buongiorno” che ha colto alcune perle del dibattito in Senato, che anch’io ho seguito con sempre più crescente scoramento.
“Dal dibattito di ieri al Senato per la fiducia a Conte, riporto per voi dai miei appunti:
- domanda che è rimasta in sospesa;
- sulla caduta e la messa a terra degli atleti e dei cittadini che nutro qualche timore;
- in virtù della pandemia;
- accompagnare il piano con un provvedimento normativo contenente percorsi procedurali;
- Dante, ottocento anni fa;
- ogni pagina che voltate è sempre più torbida;
- non possiamo fingere di ignorare che il mondo ha assunto una nuova polarizzazione;
- aventi diritti al voto;
- vi prometto che imparerò a comprendere la sintassi e l’arte di questa politica contemporanea, se questa è, almeno per comprenderla, non per emularla;
- lavoratrici donne;
- il cavallo di Troia di questo atteggiamento sono stati strumenti a tutti visibili;
- ma alura, alura, vogliamo dare una linea a questo paese o siamo al mercato;
- mi riferisco ai playmobil che erano degli omini di plastica;
- mi appare urgente offrire e contribuire a perseguire, per quanto di ragione, uno strumento che possa dispiegare appieno anche la sua capacità di favorire la rappresentanza democratica di tutte le differenze che sono sul campo;
- furore di sciabole;
- visto che qualcuno ha osato alzare questo polverone letale con la frase di una fiaba;
- ma, allora, tenetevi le ghiande e lasciateci le ali;
- ragionamenti più alti possibili;
- e parte un nuovo giro di giostra, entrando nelle ali di un gabbiano, nelle gambe di un grillo, nel sangue di un lombrico, negli artigli di un leone, la vita, la vita;
- ma così il Paese non ci capisce, gli italiani non ci capiscono…
E su quest’ultima coraggiosa affermazione, dal Parlamento è tutto.”
Cielle
(giovedì 21 gennaio 2021)